The Brussels Business. Un'occasione (persa?) per conoscere l'Europa dei gruppi di pressione

Bruxelles (Belgio) - «La gente non capisce cosa l'Unione Europea è, non capisce come è governata, non conosce le persone che la mandano avanti». A dirlo è Keith Richardson, segretario generale dell'European Round Table of Industrialists tra il 1988 ed il 1998 durante le prime fasi di The Brussels Business, docu-thriller - per usare la definizione degli stessi autori - di Friederich Moser e Matthieu Lietaert del 2012.

È definito come il primo documentario che parla esplicitamente di lobby, di istituzioni europee e del potere delle prime sulle seconde. Un'idea importante - alla luce del fatto che tra il 75% e l'80% delle legislazioni nazionali viene deciso all'interno delle istituzioni europee - ma non così shockante come da più parti è stato definito. Perché per quanto l'idea sia meritevole (la corruzione esiste anche tra le istituzioni europee, come il caso Dalligate insegna) il documentario ha un peccato originale, dichiarato esplicitamente all'inizio, che poggia sulla necessità di dover tenere per 85 minuti buoni lo spettatore attento su una tematica che, per la "lentezza" della sua rappresentazione - di fatto, una riunione di persone in giacca e cravatta di per sé statica e dunque lenta per i tempi del video - sarebbe stata noiosa. Da qui il "peccato originale": aver deciso di narrare il tutto attraverso la chiave del legal-thriller - evidente in alcune scene simil-cospirative - che potrebbero far piacere a John Grisham ma che poco aiutano a fare chiarezza. Anzi, l'idea che se ne ha alla fine è quella populistico-modaiola che ha portato il 25% dei voti dell'elettorato italiano al Movimento5Stelle. Un'idea tanto dilagante quanto frutto di una scarsa conoscenza delle dinamiche di gestione di queste istituzioni e del modo in cui si muovono i gruppi di pressione, come è stato su queste pagine ampiamente spiegato dalla dottoressa Maria Cristina Antonucci (link a fondo pagina) ricercatrice in Scienze sociali presso il CNR.

A ben guardare, però, The Brussels Business diventa più un atto d'accusa verso media e cittadini, i primi spesso incapaci di raccontare l'Europa delle istituzioni senza "tirarla per la giacchetta" di questo o quell'interesse nazionale; i secondi ancora trincerati dietro alla scarsa conoscenza delle dinamiche che portano - tornando a quanto detto prima - la maggior parte delle nostre politiche nazionali e forse dimentichi che, con una cittadinanza transeuropea meglio informata e più partecipativa, anche questo "Impero delle lobby" avrebbe un po' meno potere. Ma questa è un'altra storia..

Approfondimenti
Democrazia, partiti e utilità del lobbismo. Intervista a Maria Cristina Antonucci (1/4) 
Lobby, Europa e società civile organizzata. Intervista a Maria Cristina Antonucci (2/4)
Lobbisti, faccendieri e stereotipi. Intervista a Maria Cristina Antonucci (3/4)
Lobby, Regione, dibattito. Intervista a Maria Cristina Antonucci (4/4)  

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