Campagna "FrontExit": se l'Europa combatte un nemico inventato

The Enemy from Frontexit on Vimeo.

Lampedusa (Agrigento) – L'Europa è in guerra, contro un nemico immaginario”. A dirlo sono organizzazioni internazionali impegnate nella difesa dei diritti umani come Migreurop, che un mese fa, con questo slogan, hanno lanciato la campagna FrontExit  ( Qui il testo dell'appello, in inglese.) per denunciare l'opaco operato di Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne dell'Unione nata nel 2004 con sede a Varsavia. Uno dei perni principali su cui si basa la politica della Fortezza Europa, fatta di Centri di Identificazione ed Espulsione ed accordi bilaterali sulla esternalizzazione delle frontiere.

Rifugiati, richiedenti asilo, rifugiati. Sono questi i “nemici immaginari” - o inventati, secondo una certa politica – contro cui l'Europa ha scatenato il suo esercito, come si vede nel video di lancio della campagna, la quale presentata anche al recente Social Forum di Tunisi, dove è stato chiesto all'agenzia, agli Stati membri ed ai Paesi terzi partner e co-firmatari di accordi bilaterali di assumersi la responsabilità delle loro azioni – rappresenta il primo passo per la creazione di un movimento internazionale volto a migliorare la trasparenza, il rispetto dei diritti umani ed a mettere fine al sistema di impunità che tutela l'agenzia.

42.000 chilometri di costa, 9.000 di frontiere terrestri e 300 aeroporti internazionali. È questo ciò di cui si occupa Frontex, una istituzione «quasi militare, coinvolta nell'intercettazione dei migranti alle frontiere e nel loro rimpatrio forzato» e – come evidenziano le organizzazioni che hanno firmato la campagna – dalla libertà di manovra «sproporzionata, poco chiara e pericolosa» negli anni è infatti diventata un'agenzia indipendente dagli altri attori dell'area, forte dei milioni investiti dall'Unione Europea e della possibilità di stringere accordi con terzi, scavalcando così governi nazionali ed istituzioni europee predisposte.

Dai 19 miliardi di euro per il 2006, si è passati ai 118 del 2011, quando il Parlamento Europeo – che annualmente ne approva il budget – è stato costretto a rivedere in parte il mandato dell'agenzia, il cui approccio ai diritti umani rimane però «largamente criticabile e limitato» secondo Migreurop. Denaro che, naturalmente, viene utilizzato anche all'interno del sempre più ampio indotto delle industrie che sviluppano gli equipaggiamenti, tra i quali anche radar e droni.

Oltre alla questione umanitaria e quella economica, le organizzazioni che ruotano intorno alla campagna sollevano anche una questione legale: chi è responsabile dei diritti violati dei migranti? Per dirla meglio: quali nomi dare ai i genitori dei tanti migranti respinti nelle carceri o nei centri di detenzione temporanea libici o morti durante la traversata in mare? Chi denunciare per la violazione del diritto universale alla migrazione – e dei diritti a questo connessi, come il diritto d'asilo o ad un trattamento dignitoso - che è invece una libera circolazione del ricco verso il povero (e la chiamano “esportazione di democrazia”) ma non del povero verso il ricco, che diventa “emergenza immigrazione”?

Action de lancement Frontexit from Frontexit on Vimeo.

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