Brasile, una telenovela contro la tratta

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Rio de Janeiro (Brasile) - Può una telenovela arrivare là dove sembra non riuscire completamente la legge internazionale? Può una storia di finzione come lo sono le soap opera essere utilizzata per educare la popolazione, alfabetizzandola – per dirla con Paulo Freire – ad un problema, quello del traffico di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale, tanto globale quanto complesso? A guardare quanto avviene in Brasile o Argentina la risposta è sì.

2,5 i milioni di vittime della tratta secondo l'UNODC – l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine – sono vittime del traffico di esseri umani per sfruttamento sessuale. Un crimine che in Brasile, secondo i dati forniti dalla Segreteria per le politiche per le donne (Secretaría de la Política para las Mujeres, SPM) della Presidenza, dal 2005 al 2011 ha visto 337 casi noti.

Donne tra i 18 ed i 30 anni, con redditi bassi o inesistenti, bassa scolarità e difficoltà nel trovare lavoro l'identikit della vittima-tipo brasiliana, identica in questo alle altre vittime provenienti dall'America Latina, dall'Africa – con Benin City, in Nigeria, a costituire uno dei principali punti di partenza – dell'Asia o dell'Europa dell'Est. «Per questo accettano quelle che, a prima vista, sono eccellenti opportunità di lavoro all'estero o in un'altra zona del Brasile, credendo così di migliorare la propria vita e quella delle loro famiglie», ha raccontato all'agenzia Inter Press Service (IPS, qui un approfondimento) Eleonora Menicucci, ministra per le politiche femminili e titolare dell'SPM.

Oltre alle cause economiche – povertà, disoccupazione, mancanza di opportunità socioeconomiche – e alla violenza di genere, cause generali della tratta, per quanto riguarda le vittime brasiliane ci sarebbe, come ha raccontato Eloisa de Susa Arruda, ministra della Giustizia e della Difesa della cittadinanza dello Stato di San Paulo, anche il “feticcio” della donna brasiliana, la cui immagine «di donna sensuale viene venduta anche all'estero».

Sul fronte giudiziario - dove il Brasile collabora ad una rete di contrasto internazionale con l'aiuto dell'UNODC – gli sforzi sembrano non riuscire concretamente a debellare quello che è il secondo business mondiale, forte da qualche tempo è il lavoro che si sta facendo sul piano culturale, anche grazie ad una delle maggiori telenovelas, “Salve Jorge” trasmessa da Rede Globo, che attraverso la storia di Morena, 18enne brasiliana venduta per 3.000 dollari in Turchia, dove viene costretta a prostituirsi in un night club, è riuscita ad aumentare la consapevolezza del reato e la denuncia su casi specifici.
Inoltre, proprio grazie alla telenovela, è stato possibile ritrovare una ragazza originaria dello Stato di Bahia sparita e ritrovata in Spagna, una delle principali destinazioni per le vittime brasiliane. «Una soap con un'audience così grande, trasmessa in prima serata e all'estero» - ha detto Arruda - «è importante per orientare su un tema come questo», anche attraverso la riproposizione di casi o dettagli della vita reale delle vittime, come la paura di denunciare i propri trafficanti dovuta alla situazione di irregolarità migratoria – ed i Centri di Identificazione ed Espulsione europei potrebbero raccontare molte storie in tal senso, basti considerare che nel centro romano di Ponte Galeria quattro donne su cinque sono state vittime di tratta – o le difficoltà linguistiche, un'altra delle principali barriere incontrate dalle donne trafficate.

L'”uso sociale” delle telenovelas è ormai una consuetudine in America Latina, con l'Argentina ad aver aperto la strada. Prima con Montecristo, una telenovela che ha affrontato per la prima volta le conseguenze della dittatura argentina ed il fenomeno dei desaparecidos argentini, aiutando anche in questo caso al ritrovamento di una delle bambine date in adozione illegale dal regime di Videla (per un approfondimento su tali vicende si legga Victoria Donda Perez) e dove un'intera soap – Vidas robadas – è stata incentrata sulla storia, vera, di María de los Angeles Verón, sequestrata a 23 anni a Tucumán, Argentina settentrionale mentre si recava in ospedale per un'ecografia il 3 aprile 2002, venduta per 2.500 pesos dai suoi trafficanti e costretta a prostituirsi in un bordello. Una delle 400 persone scomparse durante la democrazia, che ha sostituito il traffico di bambini della dittatura al traffico di esseri umani delle mafie transnazionali.

«La cosa più importante» - secondo Arnaldo Jordy, presidente della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul traffico di persone - «è dire alla società che questi crimini sono molto più vicini di quanto si immagina, che non sono questioni da telenovela».


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