Uranio impoverito: nuova sentenza conferma il nesso con la "sindrome dei Balcani"

Roma – Due condanne in dieci giorni. No, nessun nuovo caso di cronaca nera che tanto piacciono ad un certo tipo di informazione, anche se sempre di “nera” si tratta, anche quando ad essere condannato è il Ministero della Difesa.

Nei giorni scorsi, infatti, il Tribunale di Roma ha stabilito - con sentenza definitiva – in un milione di euro il risarcimento per i genitori di Andrea Antonaci, sergente maggiore di Martano (Lecce) morto di linfoma non Hodgkin il 12 dicembre 2000 dopo aver fatto parte del contingente Nato in Bosnia nel 1999. La più nota delle missioni in cui si usava l'uranio impoverito, che di Antonaci – come degli oltre 200 militari morti fino ad oggi – è stato l'omicida. L'ultima vittima, a settembre, l'ex marò catanese Salvo Cannizzo[1]. Oltre 2.000 gli ammalati, tra cui anche il militare 36enne di Corropoli (Teramo) appartenente al diciottesimo Bersaglieri Cosenza sul cui caso si è espressa in questi giorni la Corte dei Conti de L'Aquila. Con queste due ultime condanne sale a dodici il numero di cause giunte a sentenza in primo grado, per un risarcimento che supera i 16 milioni di euro. Il dato, ormai, sembra essere acquisito: i militari vittime della cosiddetta “Sindrome dei Balcani” muoiono di uranio impoverito, in aggiunta alla scarsa protezione con cui i nostri militari maneggiavano quel materiale, utilizzato in ambito bellico – in violazione di circa una decina di convenzioni internazionali, stando ad un rapporto Onu del 2002 – fin dalla Guerra del Golfo del 1991, con forti sospetti sull'intervento statunitense a Panama del dicembre 1989[2]. La “sentenza-Antonaci” - basata sugli studi sulle nanoparticelle della dottoressa Antonietta Gatti[3] - è destinata a fare scuola, tanto che avvocati belgi, inglesi e francesi ne hanno acquisito copia per studiarla.

Nonostante una serie di condanne che va sempre più aumentando, la politica è ancora sorda. All'epoca della morte di Antonaci l'allora ministro della Difesa Sergio Mattarella (governo D'Alema II, dicembre 1999-aprile 2000) sostenne che l'uranio non c'entrava – non essendo pericoloso - e che, comunque, non eravamo stati informati sul fatto che il contingente di cui facevamo parte utilizzasse uranio impoverito, nonostante la documentazione inviata dalla Nato affermasse l'esatto opposto. La colpa, è ancora la tesi portata avanti dalla classe politica, è da ricondursi ai vaccini fatti a distanza ravvicinata ai nostri militari che avrebbe potuto indebolire il sistema immunitario.

Vaccinazioni che, però, non furono fatte né alle popolazioni civili delle zone bombardate – come gli abitanti di Peja – Peć, nel Kosovo occidentale[4] - né nei pressi del Poligono di Quirra[5], dove si muore per le stesse cause. Ma questa è un'altra storia.

qui "L'Italia chiamò", di Leonardo Brogioni, Matteo Scanni, Angelo Miotto

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Note
[1] Uranio impoverito, morto l’ex marò Cannizzo. Aveva denunciato l’indifferenza dello Stato di Leandro Perrotta, CtZen.it, 18 settembre 2012;
[2] La storia dell'uranio impoverito, PeaceLink.it;
[3] "L'Italia chiamò" Intervento di Antonietta Gatti, Arcoiris.tv, 2 ottobre 2008;
[4] Elenco dei siti bombardati con uranio impoverito dalla Nato di Francesco Iannuzzelli, PeaceLink.it, 6 gennaio 2001;
[5] Quirra, c'è uranio impoverito di Riccardo Bocca, L'Espresso, 20 aprile 2011