Inchiesta "Grandi Eventi", ecco come si assegnavano gli appalti per le manifestazioni sportive in Sicilia

foto: livesicilia.it
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Palermo – A parlarne per primo già qualche mese fa era stato, dal mensile “S”, Antonio Condorelli (“Macché partecipare, l'importante è spendere” il titolo dell'articolo).
«La Regione Sicilia ha messo in bilancio 34 milioni in tre anni per le manifestazioni sportive» - scriveva nell'articolo Condorelli - «Ma dei rendiconti non c'è traccia. La Regione non sa quanto si sia speso realmente e quale sia stata la ricaduta turistica».
Tra il 2010 ed il 2011 i fondi destinati alle manifestazioni sportive avevano registrato una vera e propria impennata, passando dagli 8 milioni del 2010 ai 23.324.259 del 2011. Circa il 300% in più. Tra gli 8 milioni del 2010 ed i circa 23 del 2011, però, manca un aspetto fondamentale: i documenti necessari a giustificare le spese ed a rendere visibile il modo in cui i fondi sono stati utilizzati.

È proprio all'interno di questa impennata che gli uomini della Guardia di Finanza hanno ritenuto necessario indagare, essendo difficilmente spiegabili – date grandezza degli eventi e riscontri turistici – molte delle cifre ufficiali, come i 2,2 milioni spesi per i 75 atleti senior del Sicilian open golf.
Dodici eventi in tutto, dalla visita del Papa a Palermo ai mondiali di scherma a Catania, realizzati tra il 2010 ed il 2011 e per i quali la Regione ha sborsato un sacco di denaro pubblico. Nel mirino degli inquirenti, oltre alla visita papale, sono finiste anche il Festino di Santa Rosalia del 2011; i XV Giochi delle Isole (23-29 maggio 2011); il Palermo fashion night tenutosi al Deposito delle locomotive a dicembre; la rassegna Inycon di Menfi e la Cous cous fest di San Vito Lo Capo del 2011. E poi la settimana tricolore di ciclismo tenutasi a giugno tra Messina, Catania e Siracusa; il Sicily modern penthatlon di ottobre (Messina e Catania); il Sicilian ladies open di golf tenutosi a Castiglione di Sicilia; i campionati mondiali di scherma di Catania e il Taormina Fashion Award. Gli uomini della Finanza stanno inoltre indagando sulla gestione dell'area ristoro del teatro di Verdura.

Le indagini dei pubblici ministeri Maurizio Agnello e Gaetano Paci, coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, ruotano intorno alla figura del project manager Fausto Giacchetto che – stando a quanto emerso – sarebbe assurto al ruolo di intermediario tra la Regione e gli imprenditori che si aggiudicavano le gare d'appalto da questa aperte. Secondo l'accusa Giacchetto si sarebbe mosso in maniera illecita, tanto che vengono mosse contro di lui le accuse di corruzione e turbativa d'asta.
Attualmente gli indagati sono otto – tra cui anche familiari di Giacchetto – e gli uomini del Nucleo speciale Spesa pubblica della Guardia di Finanza stanno in questi giorni vivisezionando i conti del Servizio turistico regionale 20 dell'assessorato al Turismo, sport e spettacolo. Nato a Canicattì, nell'agrigentino, e con una laurea in Economia in tasca, Giacchetto è stato il riferimento locale della Parmalat e tra gli uomini di punta nella progettazione e gestione di grandi eventi prima di diventare il massimo esperto in gestione dei fondi pubblici regionali ed europei.

Tutto nasce dall'appalto per la fornitura di servizi durante la visita di Benedetto XVI a Palermo. A vincere era stata la General Service s.r.l. di Luciano Muratore, 42 anni, anch'egli finito nel registro degli indagati. Da qui era partito l'esposto di un altro imprenditore, Gioacchino Pasca, titolare della Artek che si era invece visto escluso dalla gara. Intervistato da LiveSicilia.it, quest'ultimo ha raccontato di come sarebbe bastato guardare i verbali pubblicati sul sito della Protezione civile regionale «per scoprire che i costi sarebbero stati “gonfiati” anche del 300 per cento». Grazie al suo esposto del 2010, gli inquirenti hanno posto l'attenzione su tutto il resto, in particolare una vasta quantità di documenti – già sequestrati – dai quali si spera di poter ricostruire tutto il sistema di imprese collegate all'imprenditore che gli hanno permesso di dettare, letteralmente, le regole del gioco.
Il modus operandi di Giacchetto, riferente di un vero e proprio cartello di imprese che puntualmente vincevano le gare e i politici era un vero e proprio classico nelle gare d'appalto truccate: la gara su misura.

Sotto inchiesta anche Antonino Belcuore, responsabile del “Servizio 20-Servizio turistico di Taormina” dell'assessorato regionale al Turismo, dai cui uffici sono passati molti dei grandi eventi finiti oggi nelle indagini delle Fiamme Gialle

Viaggi, alberghi a cinque stelle ma soprattutto soldi ed escort (russe, per lo più) con prestazioni già pagate. Sono questi i benefit che – stando alle decine di intercettazioni a disposizione degli inquirenti – Giacchetto avrebbe utilizzato per tenere in piedi il suo sistema. Durante le perquisizioni, nell'abitazione dell'imprenditore è stato trovato anche un hard disk nascosto nel cesto della biancheria sporca. Data la sistemazione, è lecito ipotizzare che il vero materiale scottante si trovi proprio lì. Quanto scottante saranno ora i magistrati della Procura di Palermo, che hanno già affidato ad un perito il compito di decrittare il disco, a doverlo stabilire.
Il sistema utilizzato da Giacchetto vedeva anche l'uso di due appartamenti – uno in via Sammartino, l'altro in via Principe di Belmonte – che il project manager avrebbe messo a disposizione dei suoi amici (assessori, parlamentari regionali e nazionali, dirigenti di partito) “chiavi in mano”, al quale va aggiunta l'ormai consolidata pratica dell'uso di escort. Nessuno dei politici - quattro del Popolo della Libertà, tre di Futuro e Libertà, due del Movimento per le Autonomie ed uno dell'Unione di Centro - risulta indagato.

Secondo quanto attualmente emerso, anche grazie al racconto di un dipendente di Giacchetto che ha confermato il giro di denaro, l'imprenditore agrigentino si sarebbe prodigato nella pratica del “fifty-fifty” verso due funzionari su una mazzetta di 100 mila euro divisa in parti uguali. Le mazzette arrivavano anche a 100-200 mila euro.

Uno dei tanti episodi emersi in queste ore porta alla villa di proprietà di Giacchetto in località Casteldaccia, perquisita dai finanzieri, nelle cui vicinanze qualche mese fa è stato fermato un ispettore della Forestale con addosso una busta contenente 4.000 euro in contanti. «Me li hanno dati per chiudere un occhio sulle irregolarità della piscina», si è giustificato. Alle autorità inquirenti capire se la busta faceva parte di consuetudinarie “regalie” o se appartenevano ad una forma di “pizzo”. Quello che è certo è che Giacchetto, di quel denaro, non ne ha mai fatto parola con le autorità.
Ancora aperte, inoltre, le indagini contabili volte a definire la provenienza di seicentomila euro in contanti rinvenuti in una cassetta di sicurezza.

«Apprendiamo con imbarazzo dai giornali il contenuto di atti processuali allo stato secretati e ovviamente a noi ignoti e non comprendiamo le ragioni del sequestro» - scrivono in una nota i legali di Giacchetto - «restiamo in attesa di apprendere le motivazioni e l'oggetto specifico delle contestazioni mosse al nostro assistito per attivare all'interno del procedimento le iniziative del caso».
Nei giorni scorsi giudice per le indagini preliminari, Giuliano Castiglia, ha deciso di non procedere con il sequestro preventivo delle tre cassette di sicurezza – intestate alla figlia ed alla cognata dell'imprenditore – della filiale di Bagheria di un istituto di credito nelle quali gli uomini della Guardia di Finanza, oltre al denaro, hanno rinvenuto orologi d'oro, gioielli, pietre preziose, titoli di credito ed assicurativi.

Intanto l'assessore all'Economia Gaetano Armao ha istituito una commissione d'inchiesta. Ne fanno parte il ragioniere generale Biagio Bossone, il capo di gabinetto vicario dell'assessore Antonino Brunetto ed i dirigenti del dipartimento Bilancio e Tesoro Maurizio Pirillo, Rossana Signorino e Gabriele Morreale. «La regione non poteva attendere», ha detto l'assessore. Nel frattempo la Regione – tramite l'assessorato al Turismo – ha deciso di sospendere i contratti di fornitura di beni e servizi con le società finite nell'inchiesta. «Una decisione presa a scopo cautelativo», spiega l'assessore Tranchida
Nell'attesa che la commissione possa iniziare il suo operato, iniziano a venire fuori i testimoni. Sarebbero già due, stando a quanto scriveva Riccardo Lo Verso nei giorni scorsi[1], le persone disposte a raccontare quello che sanno. I nomi, naturalmente, sono top-secret. Si sa che il primo è un funzionario dell'assessorato regionale al Turismo – di fatto la scena del crimine“ dato che era proprio dagli uffici di via Notarbartolo che le gare venivano truccate – e un pubblicitario palermitano molto noto in città.

Tra i politici finiti nelle intercettazioni Giovanni Pistorio, del Movimento per le Autonomie, preannuncia querele, mentre il presidente dell'Assemblea regionale, Francesco Cascio (Popolo delle Libertà) si «riserva di valutare le azioni giudiziarie più opportune per tutelare la propria dignità personale e professionale». Gli altri politici intercettati sarebbero il deputato regionale Francesco Scoma, il senatore Enzo Galioto ed i deputati regionali Luigi Gentile e Giuseppe Scalia. Nessuno di loro è al momento indagato, in quanto – stanti le indagini – nessun fatto penalmente rilevante è emerso nei loro confronti. Gli inquirenti, comunque, vogliono approfondire maggiormente i rapporti tra questi e Giacchetto.


Note
[1] Il fronte si allarga. In due pronti a parlare di Riccardo Lo Verso, livesicilia.it, 10 luglio 2012