Catania, La Causa racconta il sistema-Zuccaro

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Catania, 3 giugno 2012 – Non si ferma Santo La Causa, l'ex boss della famiglia mafiosa catanese dei Santapaola che ha deciso di collaborare con la giustizia agli inizi del mese scorso[1]. All'epoca si parlò di un vero e proprio “terremoto” - parola pesante da usare in queste ultime settimane in Italia - e le aspettative sembrano non essere state disattese.

Il fulcro di queste nuove dichiarazioni ruotano intorno alla figura di Maurizio Zuccaro, imprenditore a cui si riconducono alcune cooperative sociali che operano nei più importanti ospedali catanesi, «componente della famiglia anagrafica che ha sempre fatto parte dell'organizzazione, così come suo padre, pur avendo preferito sempre giovarsi, per evitare di esporsi, dell'attività dei reggenti che si sono susseguiti». L'”organizzazione” di cui parla La Causa è, naturalmente, quella mafiosa dei Santapaola dei quali proprio l'imprenditore è ritenuto da tempo uno degli elementi di spicco. essendo peraltro cognato di Vincenzo Santapaola.
Secondo quanto racconta il collaboratore di giustizia – dichiarazioni, queste ultime, caratterizzate da verbali pieni di “omissis” - la rete di fiducia con cui l'imprenditore agiva all'interno della famiglia, dedita ad usura ed estorsioni, era basata su Benedetto Cociman, Maurizio Signorino, Angelo Testa, Maurizio Galletta, il convivente di una nipote che Zuccaro «utilizzava per la raccolta degli stipendi» e tal Piero detto “'u Pisciaru”. Del gruppo facevano parte anche altre persone, tra le quali il convivente di un'altra nipote dell'imprenditore - tale “Saitta”, «il cui padre è privo di naso» - e la nonna di questo “Saitta”, alla quale era affidato il compito di acquistare la merce rubata dai tir.
«Nel 1996», racconta La Causa, il gruppo «sicuramente aveva curato la messa a posto di un imprenditore edile che si era aggiudicato l'appalto pubblico di una scuola di Nesima; altro imprenditore sottoposto ad estorsione è tale Saro, zio acquisito di Ammuttapotte, che ha costruito degli edifici nei pressi di Nicolosi, peraltro in società con lo stesso Zuccaro». È proprio grazie al sistema di estorsione e controllo che l'imprenditore avrebbe negli anni incrementato il numero delle aziende a sua disposizione.
Tra gli imprenditori taglieggiati anche Arena, operante nel mercato del materiale edile al quale, stando al racconto del collaboratore, il pizzo sarebbe stato “congelato” durante il suo fidanzamento con la figlia di Nuccio Cannizzaro. «Non appena i due si lasciarono, riprese il pagamento dell'estorsione».

La Procura di Catania ha invece deciso di rendere indisponibili alla conoscenza pubblica – in quanto infarcite di omissis – sia le dichiarazioni dell'ex boss in merito all'uccisione del boss Angelo Santapaola, dopo la quale «Maurizio Zuccaro era convinto che tutti i suoi problemi fossero risolti», sia quelle relative al centro commerciale “La Tenutella”, in special modo quelli riferibili a Vincenzo Aiello, reggente dell'ala economica della famiglia mafiosa.

Note
[1] http://senorbabylon.blogspot.it/2012/05/santo-la-causa-collabora-con-la.html