Caso Attilio Manca, la Procura chiude le indagini senza dare risposte convincenti

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Viterbo, 10 giugno 2012 – «Attilio Manca è stato ucciso da un'overdose di eroina mista a tranquillanti. Nessun indizio, per quanto labile, suffraga l'ipotesi dell'omicidio di mafia ipotizzata dai familiari». A dirlo sono, in conferenza stampa, il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti ed il pubblico ministero Renzo Petroselli al quale è stata affidata l'inchiesta sulla morte – avvenuta l'11 novembre del 2004 – dell'urologo siciliano che curò l'allora capo di cosa nostra Bernardo Provenzano a Marsiglia, essendo uno dei pochi urologi in grado di fare un intervento alla prostata con l'innovativa tecnica della laparoscopia. Proprio per questo incontro, si è sempre detto, Manca fu ucciso dalla mafia.

La magistratura, però, lapensa diversamente. «Non abbiamo mai scritto o detto che il dottor Manca si sia suicidato», hanno detto i due magistrati durante la conferenza stampa. «Sulla base dei riscontri» - dicono - «abbiamo sostenuto che è deceduto per un'overdose di eroina e farmaci. Non è vero che non abbiamo fatto rilevare le impronte digitali sulle due siringhe trovate nella sua abitazione. Le impronte digitali ci sono, ma su una superficie troppo limitata per risalire a chi le abbia lasciate. Dall'autopsia non è risultato che avesse il setto nasale rotto né sul cadavere sono stati trovati segni di violenza».
La tesi dei due magistrati, però, non hanno trovato spiegato come sia possibile che una persona mancina abbia potuto iniettarsi l'eroina proprio nel braccio sinistro, anche alla luce del fatto – come hanno da sempre raccontato i familiari – che con la mano destra il dottor Manca non ci faceva niente. Enigma che viene avvalorato anche dal non poter definire con certezza a chi appartengano le impronte digitali trovate sulle siringhe.

Questa decisione, comunque, potrebbe portare all'archiviazione – questa è, infatti, la richiesta della procura – per Angelo Porcino, Ugo Manca (cugino dell'urologo), Salvatore Fugazzotto, Andrea Pirri e Lorenzo Mondello. Rimane indagata invece Monica Mileti, alla quale vengono contestati i reati di cessione di droga e morte a seguito di cessione di droga.

L'ipotesi che l'urologo fosse un consumatore abituale – come trapelerebbe da un esame tricologico fatto fare dalla procura – viene esclusa dai suoi stessi colleghi.

«Siamo semplicemente indignati dalle pubbliche menzogne dette stamattina» - ha commentato Gianluca Manca, fratello dell'urologo. Troppi ancora i dubbi sul caso, troppe le coincidenze per poter pensare che la vicenda possa chiudersi in questo modo, con una verità che non convince nessuno, neanche se stessa.