9 giugno 2012: la Fiom apre gli stati generali della (nuova) Sinistra?

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Qualcuno, nei giorni scorsi, ha detto che questo incontro ha rappresentato la nascita del "partito Fiom". Non so se sia così. Se lo fosse, comunque, sarebbe sicuramente un partito migliore di quell'altro partito che sembra stia nascendo intorno al quotidiano Repubblica.
Quello che però sembra incontrovertibile è che la Fiom, oggi, si sta ponendo come soggetto politico (cosa ben diversa dall'essere un soggetto partitico) di un certo tipo di sinistra, come ha in qualche modo ricordato Maurizio Landini nelle conclusioni, sottolineando come nei 110 anni di formazione, il sindacato non si sia solo battuto per i diritti dei lavoratori ma anche per un certo tipo di idea di società, convocando quello che a me sembra essere il primo passo degli stati generali della e per la Sinistra (la maiuscola non è un refuso).

È un inizio, intorno ad un programma - quello presentato nel primo intervento del segretario generale del sindacato - che dovrà essere naturalmente integrato da tutte quelle istanze che oggi possono essere ricondotte ad un'idea sociale "di Sinistra" (e di cui accennavo anch'io nei giorni scorsi).
È anche - o almeno potrebbe essere - anche una fine, parafrasando Tiziano Terzani. La fine di quell'errore di valutazione che ha visto nel Partito Democratico sotto la gestione Bersani un movimento di Sinistra (rimango sempre convinto che, forse, con Ignazio Marino la cosa sarebbe stata ben diversa...) e che spero porti presto ad una vera e propria scissione tra le forze sinceramente di sinistra e i democratici, ormai dichiaratamente forza di centro (e che non possono dirsi forza "pro-lavoratori" e poi appoggiare il governo Monti).
Non è stata, purtroppo, la fine di una certa sinistra. Quella della "coesione a domeniche alterne". Quella, per intenderci, che da vent'anni o forse più teorizza la necessità di un grande partito di sinistra e che poi, quando passa ai fatti, torna a scindersi nel giro di qualche settimana. Risolvere questo punto potrebbe essere il secondo passo (o il primo passo e mezzo) di questi nuovi stati generali. Non basta, infatti, ricominciare ad usare i termini "compagne e compagni" per poter parlare di una sinistra unita.

Nei prossimi mesi capiremo se gli errori di questi ultimi vent'anni sono stati superati o se anche il tentativo della Fiom dovrà essere derubricato all'ormai classico "belle parole, ma pochi fatti".