L'operazione "Coffee Break" blocca le forniture mafiose di caffè nei locali siciliani

foto: palermotoday.it
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Palermo, 27 maggio 2012 – Non potendo prendersi direttamente un “Café” - idea già venuta in mente alla 'ndrangheta calabrese con il famoso Café de Paris di Roma, sequestrato ai calabresi nel 2009 ed entrato poi a far parte del circuito di Libera[1] - Cosa Nostra ha pensato di buttarsi sul caffè. Quello con due effe.

Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, infatti, ha portato a termine un'indagine – denominata “Coffee Break” - nella quale è stata portata alla luce una fornitura mafiosa di caffè nei locali siciliani attraverso la società Caffè Floriò sas di Zaccheroni Maria e c.“ che per questo è stata sequestrata dal giudice per le indagini preliminari Riccardo Ricciardi su richiesta del procuratore aggiunto della Procura di Palermo Antonio Ingroia e del sostituto Dario Scaletta.
Secondo gli inquirenti, infatti, dietro la società ci sarebbe Francesco Paolo Maniscalco, 49 anni, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa e ritenuto molto vicino a Totò “u curtu” Riina. Al boss vengono contestati i reati di trasferimento fraudolento di valori ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Attraverso dei prestanome, sarebbero stati nelle disponibilità del boss – che li amministrava direttamente – anche i bar “Trilly” di via Cusmano, l'”Intralot” di via Pisacane e la palestra “Body Club” di via Dante ed ora affidati ad amministrazione giudiziaria.
Posta sotto sequestro anche la società “Cieffe Group srl”, che avrebbe dovuto sostituire la “Caffè Floriò” ma che risultava avere la stessa sede sociale. Un modo classico per continuare lo stesso business criminale ripulendo semplicemente la “facciata esterna”.
Società, il cui valore complessivo è stato stimato in circa quattro milioni di euro, finite tutte sotto sequestro con l'operazione di ieri.

Dodici le persone finite nel registro degli indagati, tutte afferibili alle società sequestrate in qualità di soci o amministratori: Daniela Bronzetti (moglie di Maniscalco), Maria Donis Zaccheroni, Antonino Prester, Francesco Paolo Davì, Giovanna Citarella, Paola Carbone, Antonella Cirino, Giuseppe La Mattina, Teresa Maria Di Noto, Salvatore Dolcemascolo, Laura Seminara e Giuseppe Calvaruso, tutti accusato di concorso in trasferimento fraudolento di valori.
Secondo quanto ricostruito attraverso l'uso di intercettazioni, accertamenti patrimonali e dichiarazioni del 46enne Marco Coga, arrestato nel 2009 quando era considerato elemento di spicco della famiglia mafiosa di Porta Nuova, ai titolari dei locali veniva imposto il cambio di fornitura con metodi alquanto sbrigativi.
Nonostante l'ampiezza di tale fenomeno – anche temporalmente – nessuno ha mai sporto denuncia.

Note
[1] Café de Paris, nuova vita anti-mafia nello storico bar i prodotti di Libera, Repubblica, 19 dicembre 2011