L'eredità dei missili di Comiso? L'ecoMUOStro

foto: italianimbecilli.blogspot.com
Niscemi (Caltanissetta), 31 maggio 2012 - Trent'anni fa, mentre Stati Uniti ed Unione Sovietica si contendevano il mondo diviso del Muro di Berlino, l'Europa conobbe un terzo “giocatore”, che per un decennio si oppose alla politica del riarmo sovietico-statunitensi sotto la bandiera del “Senza missili dall'Atlantico agli Urali” e che vide, per l'Italia, il momento più importante durante la pacifica battaglia contro i missili della base americana di Comiso. Quel movimento vedeva tra i propri leader Pio La Torre e Pippo Fava. Proprio quest'ultimo, all'epoca, titolò un proprio articolo «ti lascio in eredità i missili di Comiso». «Discutiamone per un istante poiché si tratta della nostra vita e soprattutto di quella dei nostri figli», scriveva il giornalista, che verrà poi ucciso dalla mafia l'anno dopo, «La guerra nucleare è come un assassinio mafioso: non si dichiara, ma si esegue, cioè si scatena senza preavviso e nel momento più imprevedibile». Oggi, forse, lo titolerebbe in un altro modo: «ti lascio in eredità l'ecoMUOStro di Niscemi».

Si chiama Muos, acronimo di Mobile User Objective System, è una stazione di telecomunicazioni satellitari formata da tre antenne di 18,4 metri di diametro (due funzionanti perennemente ed una di riserva, stando ai dati forniti dalle autorità militari) e due torri radio alte 149 metri che la Marina militare degli Stati Uniti ha intenzione di terminare entro il 2015, con una colata di cemento prevista in 2059 metri quadri[1]. Luogo scelto per il posizionamento la riserva naturale “Sughereta” di Niscemi, Caltanissetta, Sicilia sud-orientale, dove è giù presente – in contrada Ulmo – una base americana. O sarebbe meglio dire “Portaerei Sicilia sud-orientale”[2][3]. Il suo scopo è, anche, quello di decuplicare la trasmissione delle informazioni. «Significa che basta anche una tempesta solare, che ha degli effetti enormi sulle telecomunicazioni» - diceva Antonio Mazzeo nel suo intervento nell'ambito del convegno nazionale Scuola e Ambiente tenutosi al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Niscemi - «arrivano dei byte errati ad un computer, vengono letti in modo errato e possiamo scatenare una guerra nucleare».
Come trent'anni fa, con i 112 missili Cruise a testata nucleare e la creazione della base militare di Comiso, nel ragusano, segnale eloquente ed inquietante che la guerra globale stava – e sta – spostandosi nel mare nostro.

Il luogo prescelto, dicevamo, è la riserva naturale di Niscemi, che fa parte della rete di Natura 2000 come sito di interesse comunitario ed inserita nel maggio 2008 nel Piano territoriale paesaggistico approvato dalla Provincia, che la definiva sotto «livello di tutela 3»
limitando la possibilità di intervenire solo per la «rinaturalizzazione» e la «sostituzione delle specie vegetali alloctone con specie autoctone […] in un'ottica integrata di consolidamento delle funzioni ecologiche e protettive»[4].
L'esatto opposto di quello che è stato fatto l'1 giugno 2011, quando l'Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia autorizza l'avvio dei lavori, in barba a quanto deciso solo tre anni prima.

L'antico feudo Ulmo di Niscemi – dove verranno installate le antenne – ospita già dal 1991 la “Naval Radio Transmitter Facility N8”, già così una delle più grandi stazioni di telecomunicazione della Marina degli Stati Uniti nel Mediterraneo utilizzata per le trasmissioni ad alta e bassa frequenza (rispettivamente HF ed LF) dei comandi americani e delle forze militari a stelle e strisce operanti nel quadrante geo-militare compreso tra il Mar Mediterraneo, l'Asia sud-occidentale, l'Oceano Indiano e l'Atlantico che già vede il funzionamento a pieno regime di 41 antenne per le comunicazioni in alta e bassa frequenza (di cui in funzione 27 secondo quanto dicono gli americani), diverse però da quelle previste dal progetto Muos. La base di Niscemi - 144 ettari di riserva quotidianamente attraversata da auto, camion pesanti, ruspe e betoniere - essendo l'unica nel bacino mediterraneo a rispondere a determinate caratteristiche, viene utilizzata dal 2006, dopo la chiusura della base di Keflavic (Islanda) per le comunicazioni con i sottomarini nucleari statunitensi, le comunicazioni tra i diversi centri di supporto tattico e le operazioni aeroterrestri della base navale di Sigonella.
«Stiamo realizzando il Muos» - afferma l'ammiraglio Victor See Jr., responsabile del settore ricerca, sviluppo ed acquisizione spaziale della marina americana[5] - «a partire dalle infrastrutture terrestri associate per poi connetterlo ai terminal e ai siti periferici JTRS (Joint Tactical Radio System) del servizio Uhf (Ultra High Frequency, ndr). Le comunicazioni ad altissima frequenza sono uno dei principali obiettivi di interconnessione con gli utenti mobili – esercito, marina ed aeronautica militare – nei teatri periferici di guerra». «Quando il sistema sarà pienamente operativo» – continua l'ammiraglio in un articolo di Antonio Mazzeo (professore di scuola media, giornalista “obiettore” e peace researcher dal cui preziosissimo lavoro di inchiesta traggo la maggior parte delle informazioni presenti in questo articolo) - «ci sarà una coppia di sistemi satellitari che garantiranno il trasferimento di informazioni dalle unità di guerra operanti a terra o in mare verso lo spazio e da lì ai terminali terrestri. Il sistema Muos utilizzerà anche tecnologia di tipo commerciale».

Il progetto prevede la creazione di un sistema integrato, il Muos Ground System, con il posizionamento di antenne anche a Norfolk (Virginia) a Wahiawa nelle Hawaii e Geraldton in Australia.
In pratica a Niscemi si sta costruendo una serie di “mega-antennoni” per la telefonia mobile delle forze militari statunitensi mediante l'uso dei satelliti.

Il progetto italiano del Muos nasce nel 2001, quando l'allora governo Berlusconi firma un trattato bilaterale con gli Stati Uniti poi ratificato ufficialmente nel 2006, sotto il secondo mandato di Romano Prodi a Palazzo Chigi. Unica condizione posta dagli italiani, la nostra partecipazione al business americano attraverso il gruppo Finmeccanica.
Fino a quella data, la base prescelta per l'installazione delle antenne era quella di Sigonella.

La firma sull'opera, già costata oltre sei miliardi di dollari ed in ritardo di almeno tre anni (cosa di cui, per una volta, non bisogna lamentarsi), verrà messa dalla Lockheed Martin, colosso dell'ingegneria aerospaziale con sede nel Maryland e principale contractor statunitense in campo militare a cui è stata affidata la vendita dei caccia bombardieri d'attacco Joint Strike Fighter F-35, programma costatoci già circa tre miliardi di euro su un totale di dieci o quindici, a seconda del conteggio su novanta o 131 velivoli da acquistare[6].
La progettazione e la realizzazione di quasi tutti i componenti sono affidate alla californiana Lockheed Martin Space System mentre l'installazione ed il collegamento tra le quattro parti è affidata alla General Dynamics C4 System di Scottsdale, Arizona. La Boeing Defence Space and Security si occuperò invece di mettere in funzione il sistema e di controllarne la compatibilità. La rete dei riflettori sarà invece fornita dalla Harris Corporation, con sede a Melbourne, Florida.

Dal lato italiano, il piano per il Muos a Niscemi arriva nel 2007 sul tavolo dell'assessore regionale per il territorio e l'ambiente, che all'epoca era la niscemese Rossana Interlandi del Movimento per le Autonomie, ex consigliere di amministrazione dell'Università di Catania nota anche per la lunga militanza nell'associazione siciliana del WWF.
A dispetto del curriculum e del fortissimo impatto ambientale dell'opera, si ritenne che non fosse necessario apporre il veto alla realizzazione del Muos in una riserva naturale. Dall'ufficio dell'assessorato il documento arriva al Comune solo nel 2008, dopo essere rimasto inspiegabilmente secretato in quegli uffici per un anno e quattro mesi (il comando dell'Aeronautica militare italiana stanziato a Sigonella infatti invia il documento all'assessore alla fine di gennaio 2007, al Comune quel documento – insieme a quello che prevedeva il piano anti-erosione ed antincendio nell'area prescelta – ci arriva solo nell'aprile 2008). Già qui ci sarebbero gli estremi per chiedere come mai un documento così importante dati gli alti costi economici, ambientali e sociali – non per forza in questo ordine – rimanga chiuso in un cassetto per oltre un anno.
Il 9 settembre, comunque, l'assessorato convoca la riunione della Conferenza di Servizi, che dava l'ok all'unanimità per l'inizio dei lavori, in realtà già iniziati dagli americani ancor prima che la decisione fosse presa.

A svolgere i lavori è il Consorzio Team Muos Niscemi, con sede nel vicentino, che vede come capofila la Gemmo S.p.A., operante nell'installazione elettronica e nella costruzione di impianti civili e militari (aeroporti, porti, strade, etc...) che, con il consorzio Team Bos Sigonella - dove opera in partnership con l'americana Del-Jen Inc. e la La.Ra. srl Catania - opera nelle basi americane di Sigonella, Agusta, Niscemi e Pachino per «l'esecuzione, la supervisione, il trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature, la gestione dei servizi ambientali e il controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti»[7]. A realizzare gli scavi al di fuori del perimetro militare e la conseguente installazione di tre monotubi da 50 millimetri in una fossa di dimensioni 10x30x35 centimetri è stata un'altra delle aziende di fiducia del Dipartimento della Difesa americano per la gestione di servizi all'interno delle basi americane italiane: la Telecom S.p.A., che vede tra i suoi amministratori l'ingegnere Elio Catania, che tra le altre cose è anche vicepresidente del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti (CRISU), di cui presidente attualmente è Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat. Co-presidente onorario, come è possibile leggere sul sito dell'organizzazione[8], Marco Tronchetti Provera, Presidente ed amministratore delegato della Pirelli.

Nel consorzio che si occuperà dei lavori del Muos c'è anche la Lavori Generali Costruzioni (La.Ge.Co.) di Catania, società che lavora principalmente proprio per il Dipartimento della Difesa americana, dal quale tra il 200 ed il 2007 ha ricevuto commesse per oltre 6 milioni di dollari.
La Gemmo S.p.A., inoltre, nel 2008 finanzia il Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo con 15.000 euro[9]. Lo stesso Lombardo, che all'epoca era anche tesoriere del partito, passò da una posizione fortemente contraria all'installazione al suo contrario, diventando uno dei promoter principali del Muos. Il presidente della Regione si sarà basato anche sullo studio da lui commissionato al Dipartimento di ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni dell'Università di Palermo, che avrebbe accertato come il Muos non sia nocivo per la salute dell'uomo.
C'è, però, un piccolo quanto fondamentale dettaglio: la facoltà di ingegneria dell'Ateneo palermitano è infatti destinataria da almeno quattro anni di due contratti da 70.000 euro in tutto per la “produzione elettro-chimica di materiali nanostrutturati per applicazioni di conversione energetica” firmati insieme al Laboratorio di Ricerca dell'Us Army-Dipartimento della Difesa e, come se non bastasse, la professoressa Patrizia Livreri – uno dei due ingegneri “indipendenti” a cui sono stati affidati gli studi – oltre ad essersi candidata con l'Unione di Centro alle elezioni regionali del 2008[10] «ha svolto attività di ricerca per conto di aziende del gruppo Finmeccanica operanti nel settore della difesa e della produzione di apparati di contromisura elettronica», come evidenzia Massimo Coraddu, consulente esterno del dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino che, insieme a Massimo Zucchetti (professore ordinario di Impianti Nucleari al Politecnico e research affiliate del Massachusetts Institute of Technology) si è occupato dei “contro-studi” sul Muos ed ex ricercatore dell'Istituto nazionale di fisica nucleare. Stesso discorso vale, peraltro, anche per il Dipartimento di ingegneria elettrica, elettronica e dei sistemi dell'Università di Catania, che nel 2001, nel 2002 e nel 2005 ha sottoscritto tre contratti per non meglio specificati “progetti di ricerca” con il Pentagono per 118.750 dollari[11].

E poi c'è lei, l'immancabile. La prima azienda dello Stato italiano: Mafia S.p.A. «Abbiamo subito in passato attentati incendiari ad autovetture, escavatori e betoniere. Mio padre, addirittura, si è rifiutato di pagare un pizzo di 170 mila euro ed ha denunciato cinque estortori di un clan malavitoso catanese che sono stati arrestati. E ciò nonostante, siamo abbandonati da tutte le associazioni di categoria locali, provinciali e regionali. Abbiamo così deciso di uscire allo scoperto proprio perché non abbiamo nulla da temere e di dire basta alle accuse diffamanti. Abbiamo sporto cinque querele verso coloro che ci hanno diffamato e senza mai che questi abbiano indicato circostanze specifiche di una presunta nostra vicinanza ad ambienti mafiosi». A parlare così, sulle pagine del quotidiano La Sicilia, è Francesco Piazza, figlio di Vincenzo che è il titolare della “Piazza Calcestruzzi s.r.l.”, ditta che si è occupata – in subappalto dalla La.Ge.Co. ed in aggiramento dei protocolli istituzionali in tema di legalità e opere pubbliche - degli sbancamenti e delle piattaforme di cemento armato su cui poggiare le basi delle mega-antenne del Muos.
Le operazioni antimafia Atlantide-Mercurio del gennaio 2009 volta a definire gli interessi della famiglia mafiosa dei Madonia tra Gela e Niscemi e Triskelion del febbraio 2010 hanno però evidenziato i rapporti di Piazza con alcuni esponenti di cosa nostra (con la minuscola, come invitava a scrivere pochi giorni fa Alessandro Amato su dipalermo.it[12]), in particolare Antonino Tramontana e Giancarlo Giugno, appartenenti ambedue alla famiglia mafiosa ennese di Pietraperzia, clan con ramificazioni in Lombardia e Belgio. Tali rapporti sono stati evidenziati peraltro da una interrogazione parlamentare del senatore del Partito Democratico Giuseppe Lumia[13] fatta lo scorso febbraio ai ministri della Difesa e dell'Interno e che seguiva di pochi mesi la sospensione della “Piazza Calcestruzzi” dall'Albo delle imprese di fiducia del Comune niscemese a seguito di verifiche fatte dalla Prefettura di Caltanissetta.
Né gli alti vertici militari americani né quelli italiani – Dipartimento della Difesa americano ed ambasciata americana a Roma – hanno però tenuto conto di questa “chiacchierata” frequentazione. Il comune di Niscemi, è bene ricordarlo, è stato sciolto per mafia il 18 luglio 1992 – ventiquattro ore prima della strage di via D'Amelio – ed il 27 aprile 2004.

Al di là dell'ingerenza mafiosa, di per sé criminale a prescindere dal Muos, bisogna però sottolineare come la chiamata in correità debba essere allargata anche a singoli individui, gruppi ed istituzioni che con cosa nostra non hanno molto a che fare. Perché quello che si sta perpetrando in Sicilia – così come in altre parti del territorio italiano, come la Val di Susa, Vicenza o Quirra – è un atto criminale. Anzi, una lunga serie di atti criminali.

Il progetto iniziale prevedeva che le antenne fossero posizionate all'interno della base di Sigonella. Gli studi commissionati dai vertici americani statunitensi, infatti, hanno evidenziato un problema tecnico non di poco conto: le micro-onde generate dalle antenne riescono ad interferire con la strumentazione di bordo degli aerei militari e civili, come avvenuto ad esempio il 29 luglio 1967 sulla portaerei US Forrestal di stanza nel Golfo del Tonchino, quando l'esplosione di un missile di un caccia F-14 portò alla morte di 134 militari. Bisogna inoltre sottolineare, rimanendo nell'ambito dei problemi che il Muos genererà al traffico aereo, la presenza di ben tre aeroporti nel raggio di 70 chilometri, cioè quello civile di Comiso, quello di Sigonella e quello di Catania Fontanarossa. Questi ultimi due vengono già utilizzati per gli aerei senza pilota UAV “Global Hawk”, “Predator” e “Reaper” utilizzati dagli Stati Uniti e dalle forze della Nato.
Gli effetti del Muos, poi, sarebbero assorbiti anche da apparecchi come pacemaker, defibrillatori e apparecchi acustici, causando potenzialmente seri danni alla salute della cittadinanza che, stando ancora a quanto rilevato dagli studiosi del Politecnico di Torino, non sono i più importanti.

Oltre all'evidente danno ambientale che la struttura nel suo insieme comporta ed al noto ed altissimo livello di inquinamento generato dalla già esistente base di Niscemi, il movimento NoMuos ha evidenziato come le piattaforme su cui saranno montate le antenne siano state progettate su una direttrice nord-sud e costruite invece lungo la direttrice est-ovest. Ciò comporta non solo un maggior volume di terra movimentato, con terrazzamenti (in zona sismica, peraltro) che cedono quando la pioggia si fa più consistente o danni alla fauna ma anche la scomparsa di parte della macchia mediterranea, come comproverebbero le foto satellitari in possesso del Movimento scattate all'inizio dei lavori. Tale situazione ha costretto il Ministero dell'ambiente e la tutela del territorio a schierarsi parzialmente contro il Muos, esprimendo dubbi sulla sua installazione e chiedendo all'Arpa – l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente – di svolgere le rilevazioni sulle emissioni delle 41 antenne già esistenti, considerando anche che a pochi chilometri dalla base c'è il centro abitato, già fortemente colpito dalle emissioni della stazione Naval Radio Transmitter Facility il cui livello, è stato rilevato dagli studiosi del Politecnico, ha già superato i limiti di sicurezza previsti dalla legge. Zucchetti e Coraddu hanno denunciato come le misurazioni dell'agenzia regionale siano state fatte in maniera non conforme alla procedura prevista dalla legge, la quale prevede che le rilevazioni vengano fatte con il sistema accesso alla massima potenza mentre l'Arpa – la cui strumentazione non rileva gli effetti dell'antenna in banda LF - ha lavorato, come ammesso anche dalle autorità militari americane, con quasi la metà delle antenne spente.
Come mezzo secolo fa, inoltre, sta tornando quella forma di emigrazione interna che porta i giovani del Sud Italia ad emigrare in un ormai fantomatico Nord “più ricco”, situazione che in Sicilia viene aggravata dalla sempre maggiore militarizzazione che non riguarda solo il territorio – anche attraverso l'extraterritorialità dell'area, di proprietà degli Stati Uniti - ma anche la mente delle persone, come prevede il piano del Public Affaire Office del Consolato generale degli Stati Uniti di Napoli, che ha invitato l'Associazione americana degli insegnanti di italiano – istituto fondato in Canada nel 1924 per promuovere lo studio della cultura e della letteratura italiana nei college e nelle università nordamericane[14] - a creare un Sister School Program a Niscemi, dove è stato scelto il liceo linguistico Leonardo Da Vinci. Istituto che, guarda caso, ha dato istruzione a molti dei giovani militanti che oggi compongono il movimento NoMuos.

Per quanto riguarda poi gli effetti che il Muos avrà sulla salute, come accertato da numerosi studi epidemiologici fatti in questi mesi, aumenterà il rischio di contrarre malattie come tumori del sistema emolinfatico o l'ipertermia, con necrosi dei tessuti e cataratte indotte dall'esposizione alle radiofrequenze ed alle micro-onde prodotte dalle antenne.

«L'intero territorio dell'Isola» - spiega Alfonso Di Stefano della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella[15] - «ha già pagato altissimi costi sociali ed economici per le dissennate scelte di riarmo e militarizzazione. Il recente conflitto in Libia ha consacrato il ruolo della Sicilia come grande portaerei per le operazioni di attacco Usa, Nato ed extra-Nato in Africa e Medio Oriente. Dallo scalo “civile” di Trapani Birgi sono stati scatenati buona parte dei bombardamenti contro l'esercito e la popolazione civile libica. Sigonella è stata trasformata in capitale mondiale dei famigerati global hawk mentre prolifera ovunque l'installazione di radar per l'intercettazione delle imbarcazioni dei migranti. Tutto ciò per perpetuare il modello di rapina delle risorse energetiche e arricchire i signori del complesso industriale-militare statunitense».

«E mentre tutta questa cosa terribile accade, la nostra massima reazione è stata una lamentosa protesta all'assemblea regionale, i politici siciliani si sono intabarrati nel loro impaurito silenzio, i sindacati nazionali disposti a battersi soltanto per le “una tantum”, sono rimasti in stato di ebetitudine, migliaia di buoni ragusani hanno espresso soprattutto la loro preoccupazione sull'equo prezzo degli espropri per gli impianti militari, altri stanno febbrilmente organizzando qualche buona iniziativa commerciale, alberghi, villaggi turistici, balere, ristoranti tipici (da quelle parti si fa la migliore salsiccia del mondo) per la popolazione dei militari che presiederanno la base. Inutile indignarsi se da cento anni lo Stato italiano ci tratta da colonia. Per incapacità politica, per strafottenza popolare, troppo spesso meritiamo di esserlo. E invece sarebbe tempo che imparassimo ad essere finalmente padroni del nostro destino storico, specie quando coincide con una grande causa civile ed umana».
[Ti lascio in eredità i missili di Comiso – Pippo Fava, “I Siciliani”, gennaio 1983]

video 1) Antonio Mazzeo, intervento Convegno Nazionale Scuola e ambiente, 28 Aprile 2012 all'I.I.S. Liceo Scientifico "Leonardo Da Vinci" - Niscemi (Caltanissetta)
video 2) dottor Massimo Coraddu, intervento Convegno Nazionale Scuola e ambiente, 28 Aprile 2012 all'I.I.S. Liceo Scientifico "Leonardo Da Vinci" - Niscemi (Caltanissetta)


Note
[1] Movimento NoMuos - FAQ;
[2] Quella portaerei, di nome Sicilia di Antonio Mazzeo, 31 marzo 2011;
[3] Sicilia armata. L'isola non lo sa ma è in guerra di Antonio Mazzeo, 22 marzo 2011;
[4] I lavori del MUOS un crimine contro l’ambiente di Antonio Mazzeo, 23 marzo 2012;
[5] Sorgerà a Niscemi la stazione terrestre USA del piano di riarmo spaziale MUOS di Antonio Mazzeo, Rete Nazionale Disarmiamoli, 10 settembre 2008;
[6] Perchè bisogna dire NO al cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter, Campagna NO-F35;
[7] La lobby italiana del MUOStro USA di Niscemi di Antonio Mazzeo, 6 ottobre 2010;
[8] http://www.consiusa.org/it/introduction/;
[9] Lombardo, il Muos...e l'azienda costruttrice di Dario De Luca, SudPress, 22 marzo 2012;
[10] La Livreri candidata UDC, Forum Associazione Studentesca Ingegneria Elettronica Palermo, 22 marzo 2008;
[11] Il Da Vinci gemellato al MUOStro di Niscemi di Antonio Mazzeo, 7 marzo 2012;
[12] Trovate la differenza tra Cosa nostra e cosa nostra di Alessandro Amato, dipalermo.it, 27 maggio 2012;
[13] Interrogazione parlamentare del senatore Giuseppe Lumia (Partito Democratico) Senato della Repubblica, Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06861, 14 febbraio 2012;
[14] vedi nota [11]
[15] Muos di Niscemi: verso la guerra globale permanente di Antonio Mazzeo, cadoinpiedi.it, 7 maggio 2012