Le lacrime istituzionali dimenticano gli operai

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Termini Imerese (Palermo), 12 maggio 2012 – Cinque mesi. Da tanto stanno lottando gli operai di Termini Imerese per capire quale futuro li attende dopo l'ormai sicura fine del decennale rapporto con la Fiat.
Un futuro che, dicono, sarà targato Dr Motors, «un'azienda in crisi (con circa trenta milioni di debiti, ndr), che non paga i suoi dipendenti, che non costruisce macchine ma le importa già assemblate dalla Cina, che ha un rapporto con i sindacati a dir poco conflittuale», come scrivevano pochi giorni fa Emiliano Morrone ed Andrea Succi su Infiltrato.it[1]. Nonostante queste poche righe basterebbero per mandare a monte qualunque trattativa tra chi di economia ha inteso quanto meno le basi minime, il governo di quei tecnici che assomigliano sempre più ai politici (tanto da aver ripreso quella vecchia abitudine bipartisan del dare la colpa di tutto al governo che c'era prima[2]) considera l'azienda l'unico interlocutore credibile.
Gli effetti di quella “credibilità”, naturalmente, non la pagheranno tecnici e politici ma gli operai, che per questo hanno deciso di fare da soli, occupando nei giorni scorsi la sede dell'Agenzia delle Entrate e, per qualche ora, la sede della Serit (la versione siciliana di Equitalia). «Il governo nazionale pretende il pagamento delle tasse ed il rispetto delle leggi, ma non mantiene gli impegni presi con i 2.200 lavoratori: ha stralciato le tutele per i 640 esodati, a cui era stato garantito l'accompagnamento pensionistico pre-riforma, e sta mostrando tutta la sua inadeguatezza come garante di un piano di reindustrializzazione che non parte e potrebbe non partire mai. La politica è sparita, forse interessano più le elezioni che il destino di duemila persone», dice Roberto Mastrosimone, leader della Fiom di Palermo.
Per loro era scesa in campo direttamente la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, che aveva garantito agli operai due anni di cassa integrazione straordinaria per cessazione attività e altri tre o quattro di mobilità, fino al compimento dei 65 anni di età. Insomma, un vero e proprio accompagnamento alla pensione. Poi è arrivata l'approvazione della nuova riforma delle pensioni a bloccare tutto.

Non si è ancora capito quale modello economico i tecnici abbiano utilizzato per definire accettabile la situazione in cui un operaio, che magari si è spaccato la schiena in un lavoro usurante in questi anni, possa riuscire a barcamenarsi tra fare la spesa, pagare bollette in aumento (con salari per i quali diventa una benedizione la non erosione del valore reale) in un arco di tempo di quattro o cinque anni in cui questi non avrà entrate.
Tre le ipotesi logiche: o si vuole aumentare le statistiche alla voce “suicidi per lavoro” - con le prime “Marce della Dignità”[3], sul modello delle Madres de Plaza de Mayo argentine[4] - o si vuole finanziare il lavoro nero (favorendo così le mafie, naturalmente) oppure questi tanto decantati tecnici non sono poi molto più esperti della nostra navigata classe partitica.

Intanto altre donne hanno deciso di rompere il silenzio. Sono mogli, madri o figlie degli operai con il futuro cassintegrato e degli esodati di Termini Imerese, che si sono rivolte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – che forse potrebbe destinare qualche lacrima e qualche idea per migliorare la situazione anche ai troppi operai, braccianti agricoli e imprenditori che si tolgono la vita perché non in grado di sopportare la doppia tenaglia Equitalia-Stato e non solo alle vittime del terrorismo di quarant'anni fa – affinché la più alta carica dello Stato intervenga immediatamente per salvare i 2.200 posti di lavoro e far rispettare gli accordi. La stessa richiesta, con poche varianti, è stata rivolta anche al Papa e a Renato Schifani, presidente del Senato della Repubblica e figlio di queste terre.

«Questa realtà la stiamo vivendo con rabbia e delusione» - scrivono nella lettera inviata a Napolitano - «Rabbia perché ci siamo sentite prese in giro dalle istituzioni e delusi perché abbiamo creduto in quelle stesse istituzioni che il primo dicembre 2011 hanno firmato l'accordo di programma, col nostro ministro dello Sviluppo economico a fare da garante. Eravamo tranquille perché il nostro governo era lì a tutelare i nostri diritti, il diritto al lavoro e alla dignità della persona». «Signor presidente, noi confidiamo in lei perché lei è il nostro presidente e da padre di famiglia saprà prendersi cura dei suoi figli. Ance noi, che siamo del Sud, siamo figli suoi e crediamo in un'Italia unita da Nord a Sud, un'Italia senza distinzioni: tutti hanno diritto ad avere una dignità e la dignità è avere un lavoro».

Non è mancato, naturalmente, l'attacco alla grande stampa, accusata di preferire le beghe di una partitocrazia sempre più distante dal Paese reale ma che non disdegna mai un'inquadratura dal lato giusto.
Ma non è solo la grande stampa, in questi anni, a non aver risposto all'appello.

Secondo uno studio della Cgil, sono più di duemila le persone – dati calcolati per difetto - che potrebbero ritrovarsi senza stipendio né pensione per cinque o sei anni, in attesa di maturare i requisiti per la pensione. Tra questi, particolare è la situazione dei 640 operai di Termini Imerese. «Non sono esodati, perché non sono stati licenziati entro il 31 dicembre 2011, ma non rientrano tra chi sarà reintegrato, perché il piano di Di Risio (titolare della Dr Motors, ndr) prevede l'assunzione di 1.310 persone su 2.200», dice Mastrosimone.

E mentre i tecnici si trasformano in politici e una certa parte della sinistra politica – quella che una volta trovavi davanti i cancelli delle fabbriche a lottare insieme agli operai - plaude alla vittoria di Hollande in Francia credendo evidentemente di aver avuto un ruolo nella vicenda, Gaetano Trovato Salinaro, 47 anni, sposato e padre di due figli di 9 e 4 anni, si è suicidato nel garage della sua villetta a Troina, nell'ennese, perché con la riduzione dell'orario di lavoro al centro di assistenza per disabili mentali “Oasi di Troina” non sarebbe più riuscito a pagare le tasse. Stessa decisione presa da Giovanni Vancheri, idraulico di 54 anni di San Cataldo (Caltanissetta) che non riusciva più a trovare lavoro, se non saltuario, per problemi di salute mentre bollette e cartelle esattoriali aumentavano. Lascia una moglie e una figlia.

Note
[1] Dr Motor/ Diventa un caso nazionale l’azienda molisana che non paga i dipendenti ma vuole Termini. Operai Fiat infuriati di Emiliano Morrone e Andrea Succi, infiltrato.it, 10 maggio 2012;
[2] "I suicidi? Colpa di chi c'era prima". Poi Mario Monti si corregge, ilmanifesto.it, 8 maggio 2012;
[3]
Imprenditori suicidi, la marcia delle vedove bianche a Bologna
, video.ilsole24ore.it;
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Madri_di_Plaza_de_Mayo;