Il boss La Causa racconta la mafia catanese: da Nitto all'"incontinente"

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Catania, 19 maggio 2012 – Ne avevamo parlato nei giorni scorsi[1]: Santo La Causa, tra i più importanti esponenti della famiglia mafiosa catanese dei Santapaola, ha deciso di collaborare con la giustizia, ed il terremoto che era stato annunciato, nonostante le conferme delle sue parole debbano ancora arrivare, sembra essere iniziato.

«A Catania il capo dell'organizzazione Cosa Nostra è Vincenzo Santapaola», ha raccontato nei verbali posti al centro della seconda udienza del processo ordinario nato da uno dei filoni dell'inchiesta Iblis, il più importante processo attualmente in corso sulle presunte collusioni tra mafia, imprenditoria e politica cominciato ieri davanti al Tribunale di Catania e che vede interessati ventitré dei cinquantatré imputati iniziali. I verbali – risalenti alle prime dichiarazioni dell'ex boss, rilasciate il 5 ed il 15 maggio – saranno resi al più presto disponibili, stando a quanto assicurato dal procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro.

È stata Agata Santonocito, sostituto procuratore, ad aprire alle prime indiscrezioni. «Esistono due livelli» - ha spiegato il magistrato - «Uno basato sul controllo del territorio e la forza bruta e un altro che punta alle infiltrazioni nella politica e nell'imprenditoria».
Secondo l'accusa, ai vertici della famiglia ci sarebbero Vincenzo Santapaola – figlio di “Nitto” e non presente nella prima udienza dell'altro giorno perché colpito da dolori e incontinenza dopo una caduta in cella - e Giuseppe Ercolano. I due sarebbero stati coadiuvati da Natale Fillocamo, Rosario Di Dio e Pasquale Oliva - questi ultimi due referenti delle diramazioni provinciali della famiglia – insieme a Vincenzo Aiello, rappresentante provinciale di una famiglia il cui potere si estende, lungo la fascia jonica, fino a Siracusa e Ragusa e fino a Caltagirone ed Enna.

Fotovoltaico, parco tematico di Regalbuto, grande distribuzione – in particolare il parco commerciale Tenutella, oggi Centro Sicilia e la Safab[2], «su cui si sono concentrati gli interessi di diverse famiglie mafiose siciliane e che dimostra l'influenza sovraprovinciale di Cosa Nostra etnea» – ed edilizia pubblica i principali filoni d'affare seguiti dal clan.
Proprio sulla Tenutella La Causa ha tirato in ballo Nino Strano, ex assessore al Turismo regionale del Popolo della Libertà oggi transitato nel gruppo Futuro e Libertà, il quale «si adoperò per sbloccare le autorizzazioni necessarie». Affermazioni definite calunniose dal senatore.

Importanti inoltre gli interessi della famiglia mafiosa nella politica la quale, come evidenziato dall'accusa, non avrebbe visto grande resistenza, come nel caso dell'ex sindaco di Palagonia e deputato regionale dei Popolari di Italia Domani Fausto Fagone, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e concussione.

Oltre a questo, La Causa ha parlato anche dei rapporti tra la famiglia catanese e la massoneria, come riporta il sito delle Iene Siciliane[3], parlando poi del fatto che le famiglie palermitane non avrebbero mai gradito il “basso profilo” di Enzo Santapaola, definito un “fantasma” dai Lo Piccolo.

Il processo, cominciato a gennaio in Corte d'Assise, era stato trasferito per competenza al Tribunale di Catania. Non è detto, però, che il procedimento non ritorni indietro, in quanto secondo il Tribunale di Catania sarebbe proprio la prima a mantenere la competenza. Sarà ora la corte di Cassazione a decidere. Se ciò avvenisse il processo dovrebbe ripartire da capo, per l'ennesima volta.

Note
[1] http://senorbabylon.blogspot.it/2012/05/santo-la-causa-collabora-con-la.html;
[2] http://senorbabylon.blogspot.it/2012/03/processo-iblis-imputazione-coatta-per.html;
[3] Catania, Santo La Causa parla dei rapporti tra mafia e massoneria e indica in Vincenzo Santapaola il capo di cosa nostra etnea di Marco Benanti, ienesiciliane.it, 17 maggio 2012;