Processo Rostagno, in aula le incertezze di Marino Mannoia e Di Carlo

foto: salvatoreloleggio.blogspot.com

Trapani, 15 marzo 2012 – Le porte dell'Aula Falcone del Tribunale trapanese si sono aperte, ieri, per la venticinquesima udienza del processo per l'omicidio di Mauro Rostagno, ucciso a Valderice il 26 settembre 1988.
Prima di addentrarci nella cronaca di quanto avvenuto, è bene sottolineare un aspetto “a margine”. Per la prima volta, infatti – come segnalato anche nel gruppo facebook che tiene aggiornati gli interessati sul processo – ad assistere al dibattimento c'era, accompagnato dai docenti, anche un gruppo di studenti dell'istituto “Biagio D'Amico” di Trapani, a riprova che non servono grandi prove di coraggio o “eroi” per tenere viva la memoria e la cultura antimafia.

Venendo alla cronaca dell'udienza, il primo a salire sul banco dei testimoni dalla Corte d'Assise di Trapani – seppur in maniera indiretta, essendo collegato in videoconferenza da una località segreta – è stato Francesco Marino Mannoia, detto “Mozzarella” o “'U dutturi” essendo, all'epoca della sua militanza nella famiglia di Santa Maria di Gesù (facente riferimento al “Principe di Villagrazia” Stefano Bontade) uno dei pochi a saper raffinare l'eroina e pentitosi – a seguito dello sterminio parte della sua famiglia, come avvenuto per Tommaso Buscetta - nel 1989, dal febbraio 2010 per la giustizia italiana è un uomo libero.
La sua audizione è andata a rilento in quanto, a seguito dell'ampio lasso di tempo trascorso tra questa testimonianza e lo svolgimento dei fatti, il teste non è riuscito a ricordare con certezza vari fatti di cui aveva parlato in precedenza. In merito alla vicenda, pur nell'incertezza, Mannoia ha raccontato che il lavoro giornalistico di Rostagno veniva spesso commentato all'interno di Cosa Nostra, dove forte era interesse di Mariano Agate, boss di Mazara del Vallo, nel volerne mettere a tacere le denunce. «Non posso dire che Mariano Agate è coinvolto nell'omicidio, sebbene all'interno dell'organizzazione il semplice manifestare un malumore stava a significare che quella persona andava eliminata», ha concluso il collaboratore di giustizia.

È stata poi la volta di Francesco Di Carlo, entrato nei primi anni settanta nella famiglia di Altofonte, appartenente al mandamento di San Giuseppe Jato e dunque in quegli anni “giurisdizione” corleonese attraverso Bernardo Brusca, capomandamento e padre del più noto Giovanni detto “lo scannacristiani”. È proprio il sangue versato dal gruppo dei viddani – l'anno è il 1982 – che fa “dimettere” Di Carlo dal suo ruolo di capofamiglia all'interno di Cosa Nostra per trasferirsi a Londra per volere di Totò “u curtu” Riina, in una sorta di vero e proprio esilio. A Trapani, negli anni Settanta, al vertice della famiglia c'era Salvatore Minore, a cui successe proprio quel Vincenzo Virga oggi seduto sul banco degli imputati come mandante dell'omicidio.
Nella capitale inglese Di Carlo ci rimane fino al 1996, passando la maggior parte del suo soggiorno in carcere, a seguito di una condanna a venticinque anni per traffico internazionale di stupefacenti. Con il ritorno in Italia arriva anche la decisione di collaborare con la giustizia.

Durante il soggiorno londinese, comunque, oltre ai familiari Di Carlo è in contatto anche con Benedetto Capizzi e Giovanni Caffri – ucciso nel 1996 e cognato di Andrea Di Carlo, fratello del collaboratore – ai quali avrebbe chiesto informazioni sull'omicidio di Mauro Rostagno, avendo così la conferma che l'idea si sviluppò all'interno di Cosa Nostra e non, come dicevano i giornali, in altri ambienti (come quel filone che voleva l'omicidio maturato all'interno di Lotta Continua a seguito dell'omicidio Calabresi[1]). «Mauro Rostagno» - ha detto Di Carlo - «dava fastidio a Mariano Agate per le sue continue denunce in televisione. Lo stesso Agate ebbe a lamentarsi dei continui attacchi di Rostagno[2]. «Con questo» - ha concluso - «non voglio dire che Mariano Agate è coinvolto nel delitto»

Prima di concludere l'udienza è stata sciolta la riserva sulle dichiarazioni rese da Rosario Spatola. Prossima udienza prevista tra due settimane, 28 marzo, quando saranno ascoltati il maresciallo dei carabinieri Beniamino Cannas e Carla Rostagno, sorella di Mauro.

Note
[1] Mauro Rostagno e l’onore di Lotta continua. Alcune paginette ingiallite riemerse in aula a Trapani di Paolo Brogi, brogi.info, 18 febbraio 2011
[2] http://www.infooggi.it/articolo/omicidio-rostagno-sbagliata-la-pista-trapanese/21285/;