Il Titano e la piccola Piovra/2. Titano con vista Roma

San Marino - Continua il nostro viaggio nell'"operazione Criminal Minds". Nella prima parte, pubblicata ieri[1] ci siamo soffermati su quella che abbiamo chiamato "l'estorsione all'estortore" e della faida tra il gruppo di Claudio Vitalucci e Marco Bianchini, quest'ultimo il fulcro principale di tutta l'operazione. Ricominciamo proprio da qui, dall'interno della Karnak e dai rapporti che questa ha avuto, nel corso del tempo, con una serie di personaggi in alcuni casi arrivati anche sulle prime pagine dei quotidiani nazionali italiani.

Abbiamo arrestato uno dei nostri. Per assicurarsi la posizione dominante sul mercato – resa possibile, anche, dalla “esterovestizione” della Karnak (cioè la fittizia localizzazione all'estero della residenza fiscale della società) – Marco Bianchini si avvale anche della collaborazione di un'agenzia investigativa, la sammarinese Cio spa del sassarese Salvatore Vargiu, il cui compito era sostanzialmente quello di “dossierare” i concorrenti italiani dell'azienda. Dopo un primo momento di collaborazione – così come avvenuto con Vitalucci – anche i rapporti Bianchini-Vargiu si incrinano, e quest'ultimo (arrestato per corruzione) racconta agli inquirenti di essere stato vittima di ingiuria, violenza privata e minaccia da parte di alcuni dirigenti Karnak (tra i quali Ricciardi) depositando presso la Guardia di Finanza ben quattro rapporti confidenziali preparati su incarico dell'azienda, contenenti l'intera attività investigativa che proprio la Guardia di Finanza aveva svolto sulla ditta nel 2006. Ma come ha fatto Vargiu a venire a conoscenza di un'informazione che – in teoria – sarebbe riservata?

«Abbiamo arrestato uno dei nostri», è stato il commento dei finanzieri che hanno condotto la conferenza stampa sull'operazione. Uno degli uomini che collaboravano con la Cio, infatti, sarebbe secondo l'accusa Enrico Nanna, maresciallo aiutante della Guardia di Finanza, utilizzato – previo pagamento – per spulciare le banche dati tributarie e quelle del Ministero dell'Interno.
Secondo quanto attualmente stabilito dagli inquirenti, Nanna avrebbe ricevuto un bonifico bancario (c/c 10/5516454) di 2mila euro in data 8 gennaio 2009, nonché altre somme ancora da accertare. Previo accordo con Bianchini e Giovanni Pierani – direttore commerciale della Karnak, posto ai domiciliari – l'ufficiale avrebbe rivelato a Vargiu il contenuto di una serie di note che sarebbero dovute essere conosciute esclusivamente dai reparti della finanza coinvolti negli accertamenti fiscali, dato anche che tali elementi non sarebbero stati utilizzati né nel procedimento penale né in quello tributario a carico della società.
Il “rapporto di lavoro” intercorso tra i due è peraltro facilmente evidenziabile – dando anche il senso del metodo in cui i due operavano – da un fatto occorso al marito di una ex cliente dell'agencia Cio, in causa per l'affidamento del figlio minorenne. Vargiu e Nanna, allora, fecero in modo che l'uomo risultasse avere un'immagine negativa, così da perdere la causa. Come fanno? Durante una perquisizione effettuata da Nanna ed altri tre uomini della Guardia di Finanza, furono rinvenuti nel paraurti posteriore dell'autovettura[2] 2,4 chilogrammi di eroina divisa in dieci dosi. Come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, «Benché l'allocazione dello stupefacente fosse in una zona assai difficile da vedere e non subito percepibile, il rinvenimento dello stupefacente avveniva, pressoché immediatamente e con estrema facilità da parte del Nanna, senza ausilio di unità cinofila».

Vargiu, comunque, avrebbe raccontato anche un'altra storia. A livello internazionale molto più interessante di questa. Secondo la sua ricostruzione, infatti, alla Fingestus sarebbero depositati anche 150 milioni riferibili ad un imprenditore siriano segnalato come finanziatore del terrorismo islamico[3].

Titano con vista Roma. Cosa si nasconde, realmente, dietro la Karnak e la Fingestus? Marco Bianchini – che comunque nega ogni addebito – è personaggio particolare e, come abbiamo visto, dalle amicizie particolari. Ed altolocate. Sarebbe stato lui, infatti, a suggerire i nomi per la dirigenza della Banca Centrale di San Marino (la versione sammarinese della Banca d'Italia[4]). Interessante la posizione di Sergio Gemma, commissario della Banca commerciale sammarinese che, precedentemente, era stato tra i liquidatori della stessa Fingestus (anno 2009) nonché consulente proprio della famiglia Bianchini nel periodo in cui si voleva trasformare la finanziaria in una banca vera e propria. Gemma, da commissario della Bcs, autorizza un bonifico a favore della Finanziaria Infrastrutture SA – notoriamente legata ad un ex ministro del governo italiano (Giancarlo Galan, attraverso Claudia Minutillo, sua ex segretaria[5]) – nonostante il blocco dei pagamenti. Pagamento avvenuto a seguito di una «disfunzione interna», come lo stesso Gemma evidenzia in una nota inviata a San Marino Rtv[6]. Sergio Gemma sarebbe la stessa persona di cui parlano – intercettati – Riccardo Ricciardi e Achille Zechini, capo della Gendarmeria (la versione sammarinese della Guardia di Finanza) non indagato ma che Ricciardi chiama per parlare della generale situazione della Repubblica del Titano. «Se non si risolve tutto vado a Roma, prendo Gemma e lo porto su», dice Ricciardi a Zechini.

I rapporti tra Bianchini e Roma sono, naturalmente, molteplici. Non solo perché, attraverso la Karnak, Bianchini è stato per anni il rifornitore ufficiale di articoli da ufficio per i ministeri – almeno fino a quando un provvedimento della direzione generale del ministero dell'Economia l'ha esclusa dalla lista fornitori per aver reso dati falsi in merito alla trasparenza per poter operare nel nostro paese - ma anche per Vincenzo Tavano, ex Tenente colonnello dell'Esercito italiano e molto vicino agli alti vertici della Guardia di Finanza che faceva il consulente per la Karnak dopo un passaggio nelle patrie galere, nel 2005-2006, per essere stato l'informatore - insieme all'imprenditore edile Tommaso di Lernia – degli sviluppi dell'indagine che la Guardia di Finanza stava conducendo sul finanziere Stefano Ricucci, a cui Tavano sarebbe stato in quel periodo molto legato.
Tommaso Di Lernia è poi lo stesso imprenditore il cui nome ricorre frequentemente nel filone sammarinese degli scandali Enav e Selex-Finmeccanica di qualche mese fa, indicato più volte come uno dei principali utilizzatori della Repubblica del Titano come cassaforte della corruzione politica del Belpaese.

Nel 2010 inoltre, come riportava Paolo Mondiani su Corriere.it del 20 gennaio scorso[7], la Banca Centrale di San Marino aveva tentato di svolgere controlli sulla Fingestus, bloccati però direttamente dal governo sammarinese.

È dunque lecito chiedersi – lo fanno anche gli inquirenti, d'altronde – cosa si nasconda dentro i conti cifrati della finanziaria, in particolare alla luce del fatto che intorno a Bianchini ruota un po' di tutto, dalla criminalità organizzata alla politica – ed i poteri – di Roma passando attraverso la Guardia di Finanza ed il governo della “cassaforte” sammarinese.

(2 - Fine)


Note
[1] http://senorbabylon.blogspot.com/2012/01/il-titano-e-la-piccola-piovra1.html;
[2] CRIMINAL MINDS. ORDINANZA 4^ PARTE. Vargiù, Nanna, l’arresto di Manco Catello e la droga nascosta, Giornale.sm, 22 gennaio 2012;
[3] San Marino: camorra e terrorismo islamico di Paolo Mondani, Corriere.it, 20 gennaio 2012;
[4] Lo zampino di Bianchini dietro i nuovi vertici di Bcsm, Libertas.sm;
[5] Gli affari delle grandi opere tra Galan e Zaia, di Carlo Costantini, Carta-EstNord, 8 febbraio 2011;
[6] San Marino, Bcs. Bonifico 'sospetto' autorizzato prima del 24 novembre, ma..., Libertas.sm, 24 dicembre 2011;
[7] San Marino: camorra e terrorismo islamico, di Paolo Mondani, Corriere.it, 20 gennaio 2012;