Crea "buco" da 20 milioni a Messina. Viene riassunto a Catania


Catania, 3 ottobre 2011 – Il “trucco” è stato semplice quanto geniale: dimettersi prima della revoca dell'incarico, rendendo aggirando così la norma che vieta di ricoprire altri ruoli nella pubblica amministrazione per almeno due anni. È stato così che Salvatore Giuffrida da direttore dell'Azienda sanitaria provinciale di Messina si è ritrovato a ricoprire il ruolo di direttore sanitario all'ospedale “Cannizzaro” di Catania. In mezzo un buco di oltre 20 milioni di euro.

«La sanità oggi funziona meglio, ma se qualche manager non pareggia i conti sarà sanzionato come previsto dalla legge». Rispondeva così, a fine agosto, il governatore della Regione Sicilia Raffaele Lombardo a chi gli chiedeva quale sarebbe stata la fine dei quattro dirigenti delle Aziende sanitarie provinciali che non erano riusciti a mantenersi al di sotto del tetto massimo per la spesa sanitaria regionale, e che aveva in Salvatore Giuffrida (nella foto) – allora direttore della azienda sanitaria messinese – il primo dei “licenziabili”, con uno sforamento di ben 18 milioni oltre il tetto stabilito. Seguivano Giuseppe Calaciura (direttore dell'azienda sanitaria catanese, con 16 milioni di debito, derivanti per lo più da un decreto ingiuntivo del Comune), Savatore Oliveri (direttore dell'azienda sanitaria agrigentina, con uno sforamento di 4 milioni) e Franco Maniscalco (azienda sanitaria di Siracusa) che però è stato “assolto” e, dunque, è rimasto al suo posto.

Per evitare il licenziamento – e la conseguente interdizione per due anni dalla pubblica amministrazione – Giuffrida (in quota Udc) ha pensato bene di dimettersi dall'incarico. In questo modo è stato possibile nominarlo direttore sanitario del “Canizzaro” di Catania. Doveva “sparire” dai ruoli della pubblica amministrazione, ma l'unica cosa che è sparita davvero è quel debito di più di 20 milioni (26 per la precisione, considerando anche i 18 di “sforamento”).

«Il direttore generale del Cannizzaro, Francesco Poli, dice che lo ha fatto perché Giuffrida è bravo» - dice Renato Costa, segretario regionale della Cgil medici, intervistato da LiveSicilia.it - «Il problema è che se un manager ha una valutazione negativa per fare il direttore generale, è incomprensibile come possa fare bene il direttore sanitario: le due funzioni non sono scollegate, il direttore generale è anche responsabile della parte sanitaria, che non viene completamente delegata. Quando c'è stato un problema sanitario all'ospedale Civico di Palermo, l'assessore Russo chiese la rimozione del direttore generale. Allora, delle due l'una: o è stato sbagliato chiedere la rimozione di Giuffrida come direttore generale, oppure è stato sbagliato nominarlo direttore sanitario».
«Si ripete sempre, quasi fosse un mantra, che il problema della sanità siciliana è il risparmio» - continua Costa - «un economicismo esasperato, con tagli e ticket che servono a riparare buchi di bilancio e determinano una vistosa diminuzione dei servizi di assistenza». Politica dei tagli che, ad esempio, ha portato allo “scandalo degli antitumorali” della clinica Latteri di Palermo. Ma questa è, in parte, un'altra storia...