Le legislazioni passano, i Governi-aguzzini restano…

Centro di Identificazione ed Espulsione di Corso Brunelleschi (Torino) – Habib (Sabri, secondo i registri del Centro) da lunedì è salito sul tetto, ed è ancora lì, nel pieno della sua lotta. Se riesce a resistere fino a venerdì sarà un uomo libero, perché venerdì 23 è la data di scadenza dei 6 mesi massimi di reclusione nei C.I.E. È anche per questo che la sua storia deve circolare il più possibile, perché vincere questa battaglia per Habib significa riguadagnare la libertà, per le altre e gli altri reclus* significa un piccolo passo in più verso la distruzione totale di questi lager che le menti “democratiche e civili” hanno ideato per mantenere ordine e disciplina.
L’immagine che vedete qui di fianco è la scansione della data di scadenza del farmaco somministrato ad Habib per curargli l’asma. Una svista? Se credessi ancora in Babbo Natale, nella Befana o nella Democrazia degli Stati nazionali potrei rispondere di sì, ma la realtà è ben diversa. Perché la Croce Rossa Italiana è qualcosa di ben diverso da quello che la televisione vuole farci credere. Nei C.I.E. la Croce Rossa cura qualunque cosa con aspirine, tranquillanti e psicofarmaci (spesso usati come “ingrediente nascosto” nei cibi); porta i manganelli alle forze del (dis)ordine quando queste devono ricordare ai ed alle recluse chi è che comanda; si gira dall’altra parte quando uno di quelli che nell’immaginario collettivo sono chiamati “poliziotti” – Vittorio Addesso – tenta di stuprare una reclusa (Joy, finalmente libera da qualche settimana). Ma di tutto questo, potete starne certi, non ne verrete mai a conoscenza. Perché tutto quello che gira intorno ai Centri di Identificazione ed Espulsione non è materia di competenza dei pennivendoli italiani, e per trovarne notizie bisogna cercare nei circuiti alternativi (Radio OndaRossa con il programma “Silenzio Assordante” del venerdì alle 17, Radio BlackOut, Macerie e IndyMedia su tutti…), quelli cioè che fanno informazione.
Caro Habib,
siamo tutti con te e facciamo tutto il possibile da Gradisca. Stiamo lottando per combattere questa legge che non deve esistere, e facciamo il possibile. Molti di noi siamo in sciopero della fame, non vogliamo avere niente a che fare col direttore e le guardie, noi non vogliamo niente da loro.
In tanti ci tagliamo ogni giorno come forma di protesta perché i Cie devono essere rasi al suolo. Sappiamo che sei li da più di trenta ore; non ti preoccupare, tieni duro perché siamo molto vicino a te e sappiamo che la tua lotta è anche la nostra lotta.

Sappiamo che il Cie di Brunelleschi è un Cie che fa schifo. Il tuo gesto è molto coraggioso, tieni duro, stiamo tutti lottando e pregando per te, speriamo che non ti succeda niente, non sei da solo. Vogliamo anche ringraziare tutti quelli che da fuori ci stanno sostenendo per distruggere questi campi di concentramento.
È molto importante sentirvi vicini. Ci aiutiamo a vicenda dando una mano a questo ragazzo.

I reclusi di Gradisca - Sezione rossa
Ti auguriamo di resistere
Libertà per tutti e siamo tutti con te Habib e contiamo su di te. Grazie mille per questo tuo gesto ti auguriamo al più presto la libertà, a te e a tutti noi.

I reclusi di Gradisca - Sezione blu
Caro fratello tunisino,
ti chiediamo di resistere e non mollare finché ottieni la libertà. Quello che stai facendo tu lo stai facendo anche per tutti noi extracomunitari, sopratutto x gli algerini e i tunisini che stanno subendo questo nuovo decreto per facilitare le deportazione. Siamo sicuri che puoi resistere ancora, solo così potrai ottenere la libertà. Siamo tutti con te nel bene e nel male. Anche noi abbiamo lottato e stiamo lottando per te e per tutti noi. Sabato abbiamo fatto la protesta e tre di noi sono già in libertà. Noi non ci fermeremo qua finché non otterremo i nostri diritti di esseri umani e finché non distruggeremo questi lager. Ringraziamo tutti i solidali che li sotto stanno lottando per lui e per tutti noi. Libertà per tutti.
I reclusi di via Corelli - sezione C maschile e settore femminile
Queste sono tre lettere di solidarietà arrivate ad Habib da altr* donne e uomini la cui vita è legata ad un foglio di carta (anzi, per essere precisi a due: quello dov’è scritta l’inumana legislazione xenofoba volgarmente chiamata “Pacchetto Sicurezza” degna solo della criminalità di un Governo e quello chiamato “foglio di via” che il più delle volte colpisce onesti immigrati – o persone che “delinquono” per un sistema che li marginalizza in quanto “non conformi”- la cui unica colpa è quella di non essere di pura razza italiana).
Nei Centri di Identificazione ed Espulsione succede di tutto: spesso vengono incendiati i materassi, le recluse ed i reclusi si auto-infliggono tagli sul corpo come forma di protesta, alcun* tentano di uccidersi e qualche volta ci riescono, ogni tentativo di rivolta (o richiesta di umanità che dir si voglia) termina con manganelli, calci, pugni e celle di reclusione isolata per i facinorosi. Oppure, se rompi troppo, capita anche che ti rilascino. Con una gamba spezzata ed un foglio di via con scritto sopra “by Croce Rossa”, naturalmente. Come è successo ad un recluso di Via Corelli (il C.I.E. di Milano) che, dopo un tentativo di fuga costatogli la frattura della caviglia ed il successivo re-incarceramento, è stato messo alla porta – letteralmente – con il foglio di via ed una gamba ingessata (senza stampelle…) perché come spesso succede la Croce Rossa non è disposta a spendere soldi in cure che vadano oltre aspirine e tranquillanti per quelli e quelle che, evidentemente, in puro stile nazi-fascista considera razza “inferiore”.
Nel frattempo, mentre Habib è sul tetto a protestare, Maher, l’altro recluso del C.I.E. di Corso Brunelleschi che aveva invano tentato la fuga nei giorni scorsi si trova in isolamento. Alcuni giorni fa si è tagliato su tutto il corpo e – naturalmente – la Croce Rossa non l’ha curato, anche se le sue condizioni non destano preoccupazioni.
È per far conoscere tutte queste cose (e le altre che da solo non riesco a seguire) che sabato sera, in una delle strade più “capitalisticamente” attraenti di Roma, un gruppo di solidali ha calato uno striscione su cui sopra si poteva leggere: «DALLA PARTE DI CHI SI RIBELLA, CHIUDERE IL C.I.E.-LAGER DI PONTE GALERIA» e contemporaneamente lanciato sui passanti questo volantino:
DALLA PARTE DI CHI SI RIBELLA,
PER CHIUDERE IL C.I.E.-LAGER DI PONTE GALERIA...
...E PER NON CHIUDERE GLI OCCHI DINANZI AL RAZZISMO CHE DILAGA
  
Passeggi, durante questa sera di estate inoltrata. Se ti guardi intorno è per dare un'occhiata alle bancarelle e alle attrazioni che questo posto ti riserva. All'improvviso la tua attenzione viene distolta da uno striscione illuminato da alcune torce e poco dopo ti ritrovi questo volantino tra le mani.
Ti starai chiedendo, forse, cosa si intende per "lager di Ponte Galeria" e perché, nel 2010, quella parola, lager, che ritenevi accantonata tra gli orrori della storia, riemerga nuovamente fuori: le atrocità commesse all'interno dei campi di concentramento sono infatti note a tutti e appaiono solo un triste ricordo del passato, vicende da relegare tra le pagine di un libro di storia, perché i governi "democratici" che sono succeduti alle dittature dicono di aver imparato la lezione: mai più razzismo.  E invece...
In Italia, come del resto in tutta Europa, sono attive da diverso tempo una serie di leggi discriminatorie nei confronti degli immigrati: dapprima con l'istituzione dei CPT (Centri di permanenza temporanea) nel 1998 da parte del governo di centro-sinistra, in seguito con alcune norme varate nel "Pacchetto Sicurezza" nel 2009 dall'attuale governo di centro-destra che li ha trasformati in C.I.E. (Centri di identificazione ed espulsione), gli immigrati senza documenti in regola corrono il rischio di subire lunghi periodi di reclusione per poi essere deportati nei loro paesi d'origine.
I C.I.E., ex C.P.T., luoghi di detenzione amministrativa sottoposta all'autorità di polizia e quindi, da un punto di vista giuridico, propriamente equiparabili ai lager nazisti, sono parte integrante e costituente di un meccanismo perfettamente oliato che alimenta il circuito dello sfruttamento. Nei C.I.E. vengono rinchiusi gli immigrati senza il permesso di soggiorno, come anche persone che hanno richiesto l'asilo politico, che hanno lavoro e carte in regola ma con vecchi decreti di espulsione sulle spalle, che hanno finito di scontare una pena in carcere e donne, tante donne, in molti casi vittime della tratta. Gente che è sfuggita da guerre, persecuzioni, maltrattamenti e prostituzione. E fame. Guerre e fame che il capitalismo occidentale produce per continuare indisturbato a dominare e a razziare il mondo.
Resi clandestini per la sventura di arrivare da paesi disgraziati, sotto la minaccia costante e continua di essere internati e deportati, di venire fermati per strada, negli autobus, nei treni e trattati come bestie, di venire separati dagli affetti più cari, di finire nuovamente nelle grinfie di sfruttatori e "protettori" senza scrupoli, vivono in balia della malvagità di chi esegue gli ordini del potere.
Quotidianamente all'interno dei C.I.E. si consumano abusi e pestaggi da parte delle forze dell'ordine. Le necessarie cure mediche non vengono somministrate, ma si abbonda di psicofarmaci con cui "condire" il cibo, che tra l'altro è scadente e di pessima qualità. Le dosi d'acqua, anche di estate, sono razionate al minimo. Non sono mancati casi di stupro da parte di agenti di polizia. Alcune persone dentro quei lager hanno perso la vita.
Tutto questo, qui in Italia, paese "avanzato e democratico", continua ad avvenire nel silenzio e nell'indifferenza.
Dinanzi a questa situazione ribellarsi, piuttosto che subire passivamente, è ciò che sta accadendo da diverso tempo nei C.I.E. di tutta Italia: scioperi della fame, tentativi di fuga, atti di autolesionismo, danneggiamento delle strutture interne sono una diretta e inevitabile conseguenza al perpetuarsi della detenzione nei vari Centri di identificazione ed espulsione.
Per una rivolta avvenuta il 3 Giugno all'interno del C.I.E. di Ponte Galeria 9 immigrati sono stati imputati: 2 di loro sono stati prontamente espulsi e 7 verranno processati il 22 Luglio al Tribunale di Roma; nel frattempo dopo 3 mesi è ancora in corso il processo per 19 immigrati incolpati per un'altra rivolta scoppiata il 15 marzo. Queste denunce si vanno ad aggiungere alle innumerevoli manovre repressive dello Stato in cui vengono trascinati i migranti che osano ribellarsi.
In un sistema in cui la normalità sono i militari nelle strade, le assoluzioni degli assassini in divisa, lo sfruttamento dell'uomo e della terra a vantaggio dei soliti potenti, è naturale e umano che chi viene schiacciato si ribelli con ogni mezzo, con quello che in quel momento ha a disposizione.
Per tutto questo noi scegliamo di stare dalla parte di coloro che in tutti i lager di Italia e di Europa hanno il coraggio di ribellarsi e il 22 luglio dalle ore 10 porteremo davanti al Tribunale di Piazzale Clodio la nostra solidarietà ai 7 immigrati attualmente sotto processo.
 
Per chi sentisse il dovere civico di far sapere ai gestori del C.I.E. ed alla Croce Rossa di Corso Brunelleschi cosa pensa del loro operato, può rompergli l’anima chiamando al centralino del Centro ai numeri 011.5588778 o 011.5589815 o direttamente alla Croce Rossa Provinciale e Militare ai numeri 011.2445497 o 011.8959719.

I C.I.E. devono chiudere, senza se e senza ma.
Libertà per tutt* i/le reclus* nei Lager di Stato!