Una volta ci raccontavano le favole…

Teheran (Iran) – Una volta ci raccontavano le favole. C’erano sempre il principe bello, buono e giusto
che abbatteva il mostro cattivo. Solo che ad un certo punto il mostro si è stancato di fare la parte del cattivo “sempre e comunque” e ha deciso di stravolgere i ruoli. Potrebbe riassumersi così quello che è successo nella giornata di ieri nell’ambito del summit dei 15 paesi in via di sviluppo (il G15), dove il presidente ospitante Mahmud Ahmadinejad ha spiazzato l’intera comunità internazionale firmando, con i suoi pari di Brasile e Turchia, un accordo con il quale – de facto – la patria degli Ayatollah e della seconda più famosa Rivoluzione toglie agli Stati Uniti il principale argomento con cui si era aperto il dibattito sulla possibilità di adottare sanzioni in sede Onu in merito al programma di arricchimento nucleare che l’Iran porta avanti da un po’ di anni e che, come abbiamo visto qui: http://senorbabylon.blogspot.com/2010/04/due-pesi-due-misure-atomiche.html è stato iniziato proprio da quegli americani che adesso utilizzano il problema-nucleare per disfarsi di un governo non conforme al volere dell’Impero.
Perché ieri Luis Ignacio Lula da Silva e Recep Tayyp Erdogan si sono fatti tutori del futuro iraniano, firmando un accordo che trasferisce l’arricchimento dell’uranio dal territorio iraniano alla Turchia (luoghi precisi ancora da specificare). L’accordo, che investe dalla metà ai due terzi delle quantità di uranio posseduto dall’Iran, prevede il trasferimento di 1.200 kg di uranio arricchito al 3,5% in cambio di combustibile nucleare per il reattore di Teheran utilizzato per la ricerca medica. Combustibile arricchito al 20%, dunque molto meno rispetto al necessario per trasformare l’uranio in bomba atomica (che è almeno all’85%).
Da questo momento, dunque, il continuare a parlare di “minaccia iraniana” è pura propaganda imperialista. Se n’è accorto persino il New York Times, che titola: «L’Iran acconsente a spedire l’uranio, complicando i colloqui per le sanzioni», aggiungendo che comunque i c.d. “esperti” stanno cercando un pretesto per dirsi insoddisfatti dell’accordo.
Ed il patetico teatrino di dichiarazioni propagandistiche non si è fatto attendere molto: partendo da una Germania che ha definito come «nulla può sostituire un accordo tra Teheran e l’Aiea» ed una Francia che, per bocca del Ministro degli Esteri Bernand Kouchner ha detto che «pur essendo lodevole il tentativo, la minaccia rimane», la parte del matto l’ha giocata Israele, la cui esternazione sarebbe da far studiare nelle migliori scuole di comicità.
Lo stato che nei giorni scorsi ha negato l’ingresso a Noam Chomsky, tra i più importanti studiosi di linguistica e tra i più ascoltati intellettuali del movimento anti-globalizzazione, ha detto che l’Iran ha “manipolato” Turchia e Brasile costringendoli a firmare l’accordo.  Se ciò non risultasse patetico e poco degno di un contesto internazionale, sarebbe anche da farci una bella risata sopra. Ma sappiamo tutti come la sempre più invocata “comunità internazionale” non osi controbattere al Paese della Stella di David (e chi lo fa viene tacciato di “antisemitismo”).
Ad eccezione della Cina – che ha espresso il suo compiacimento per l’accordo, augurandosi che questo possa costituire il primo passo per una risoluzione pacifica della questione – tutte le altre potenze hanno detto che la mannaia delle sanzioni Onu cadrà comunque sulla testa di Ahmadinejad, nonostante la minaccia per la quale sono state richieste viene meno con tale accordo, che peraltro ricalca la bozza proposta proprio dall’Onu. Da qui, dunque, nasce una domanda: se gli accordi firmati ieri tra Ahmadinejad, Lula ed Erdogan sono esattamente quello che da anni viene richiesto al regime di Teheran, perché non si ammette che le sanzioni risultano dunque inutili?

Qui si aprono scenari ben più ampi di una semplice questione-uranio, che riguardano non solo i giochi geopolitici nell’area, con la partita – apertissima – tra lo stesso Iran ed Israele (da qui le preoccupazioni della Repubblica presieduta da Shimon Peres…), ma anche il ben più ampio tentativo di porre fine all’egemonia americana e – in second’ordine – europea nel mondo. Tentativo a cui Teheran, con la partecipazione della “nuova” America Latina antimperialista (con il Venezuela a fare la parte da protagonista nell’area…) tiene molto. Ma questa è un’altra storia…