Gli amichetti dello Tío Sam e la mala información occidentale

L'Havana (Cuba) - Che volto ha il terrorismo? Per citare un noto video di Gino Strada che esce fuori quando Emergency torna sui giornali, in quella moda per cui ci si allinea al club dei sodali pubblicando sempre gli stessi video, sempre le stesse dichiarazioni, sempre gli stessi documenti, un palestinese potrebbe rispondere che il terrorismo ha il volto dell’autista del bulldozer che demolisce la sua casa; un iracheno o un afgano potrebbero rispondere che il terrorismo ha il volto del pilota militare che, dall’alto della sua immensa distanza con il campo di battaglia, bombarda un asilo nido con 3.000 bambini definendolo “nota base terroristica”, come canta la 99 Posse in “La bomba intelligente”; un americano, od un europeo, ma di quelli per cui tutto quello che ha il marchio a stelle e strisce è bello, buono, giusto e – soprattutto – incontrovertibile, il terrorismo ha il volto dello sceicco arabo Osama bin Muhammad bin ʿAwaḍ bin Lāden, leader di Al Quaeda che, per stessa ammissione – alla BBC – di esponenti di vertice della CIA è frutto della fantasia nordamericana (non mi ricordo in quale documentario si dice che il nome “Al Quaeda" sia quello di un programma informatico della stessa agenzia americana cosa che confuterò non appena mi ricorderò quale documentario sia…). E per un cubano? No, non i cubani “alla Yoani Sanchez” o alla “Damas en blanco”, cioè quelle personalità pagate o direttamente dagli americani, come accertato nel caso della “libera” bloggera o dalla lobby anti-castrista di stanza a Miami come nel caso della versione filo-imperialista delle Madres de Plaza de Mayo, ma di tutti quegli altri, quelli dimenticati troppo spesso dalla stampa “democratica” e “alla ricerca della Verità” dei vari Travaglio, Santoro e di circa il 99,9% dei media occidentali. Per questo tipo di cubano il terrorismo ha sicuramente – tra le tante – il volto di Luis Posada Carriles.
«Il 17 novembre 2000, Guillermo Novo Sampoli, Pedro Remón Rodríguez, Gaspar Jimenez Escobedo ed io, siamo stati arrestati con l’accusa di aver preparato un attentato per assassinare il Presidente di Cuba, Fidel Castro, durante la sua partecipazione al X Vertice Iberoamericano dei Capi di Stato e di Governo, effettuatosi a Panama.» – potrebbe iniziare così una eventuale, per quanto improbabile come vedremo in seguito, confessione - «Abbiamo posto 33,4 Kg di esplosivi militari, con i quali pretendevamo far esplodere l’Aula Magna dell’Università di Panama, con un centinaio di studenti, professori e invitati che avrebbero partecipato all’atto che contava sulla presenza di Fidel Castro.

Durante la decade degli anni ‘60, sono stato reclutato ed allenato dall’Agenzia Centrale d’Intelligenza (CIA) degli Stati Uniti, per la preparazione di esplosivi».

Ma fermiamo la “confessione” ed iniziamo a parlare di quello che quei pochi media che se ne occupano, spesso definiscono il “Bin Laden delle americhe”. Per farlo partiamo dal 4 settembre 1997: è da poco passato mezzogiorno, e nel bar dell’hotel Copacabana di Miramar (L’Havana) è appena esploso un ordigno contenente 50 grammi di C4 che uccide Fabio Di Celmo, imprenditore genovese 32enne che spesso si recava nell’isola e per cui da quel giorno esiste un torneo di calcio a Cuba che porta il suo nome. Il “bombarolo” si chiama Raùl Ernesto Cruz Leòn, 26 anni all’epoca dell’attentato, terrorista salvadoregno assoldato proprio da Luis Posada Carriles, uno dei principali esponenti armati dell’anticastrismo mondiale.

  • Chi è Luis Posada Carriles.

  • Ramón Medina, Ignacio Medina, Juan Ramón Medina, Ramón Medina Rodríguez, José Ramón Medina, Rivas López, Juan José Rivas, Julio César Dumas, Franco Rodríguez Mena, Comisario Basilio, Homer Echevarría. Sono questi alcuni dei tanti alias di quello che all’anagrafe è registrato come Luis Faustino Clemente Posada Carriles, nato il 15 febbraio 1928 a Cienfuegos, sulla costa meridionale cubana. Fino al 1954 Carriles è uno dei tanti “Signor Nessuno”, che sbarca il lunario grazie al suo negozio di fertilizzanti chimici per l’industria zuccheriera. Nel ‘54 si trasferisce a L’Habana, dove un anno dopo diventa uno degli impiegati di fiducia della Firestone. O almeno questo è quello che appare ufficialmente.

    Già, perché il nostro ha anche un secondo lavoro. C’è chi, ad esempio, fa volantinaggio, chi fa la baby-sitter e c’è chi – come Carriles – fa il collaboratore segreto della polizia durante la dittatura di Fulgencio Batista y Zaldívar (1952-1959).  Con l’avvento della Revolución Carriles si lega ai gruppi anticastristi che in quell’epoca movimentano a suon di bombe la quotidianità dell’isola.
    Tra il marzo e l’aprile del 1961 lo troviamo in Guatemala a fare l’istruttore per coloro che il 17 aprile 1961 tenteranno – invano – di rovesciare Fidel Castro Ruz. Qualche anno dopo - nel 1967 – con l’alias di Comisario Basilio è in Venezuela a lavorare nelle fila della Direzione dei Servizi di Intelligence e Prevenzione (DISIP) partecipando alla repressione di gruppi progressisti venezuelani e latinoamericani. È del 1971 il primo tentativo di uccidere Fidel Castro. Tentativo fallito, ovviamente. Nel 1976 insieme ad un altro dei personaggi principali dell’anticastrismo – Orlando Bosch Ávila – fonda l’organizzazione terroristica denominata Comité de Organizaciones Revolucionarias Unidas (CORU). Nel 1976 Carriles fa il “salto di qualità”: insieme al compare Bosch è identificato come l’autore intellettuale dell’attentato contro un aereo cubano davanti alle coste di Barbados e nel quale perdono la vita 73 persone. Sia Carriles che Bosch – insieme a Hernán Ricardo e Freddy Lugo, autori materiali dell’attentato – vengono incarcerati a Caracas, dove Carriles rimarrà fino al 1985 allorquando, approfittando di un cambio della guardia che definire assonnato sarebbe riduttivo, scappa – vestito in uniforme militare – dal carcere rifugiandosi prima in Costa Rica e poi ad El Salvador. Come si saprà in seguito dietro alle operazioni, e dunque molto probabilmente anche dietro alla fuga dal carcere, c’è la Fundación Nacional Cubano-Americana (FNCA) e, per “interposta persona”, dalla CIA. La sinergia diretta tra i norteamericani e Carriles inizia probabilmente da qui, da quando cioè l’uomo dai mille alias entra a far parte della rete di traffico di armi controllata da Washington da Oliver North, responsabile della sicurezza interna dell’allora presidente yanqui Ronald Reagan. Nel 1994 – diventato da un anno membro del “Frente Nacional Cubano”, l’ala militare del FNCA – organizza il secondo (fallito) attentato a Fidel Castro: questa volta ci prova a Cartagena delle Indie, in Colombia, mentre il  líder cubano è a passeggio con il Premio Nobel per la Letteratura , Gabriel García Márquez.Dal 1994 al 1997 si dedica a fare il “talent scout” in campo terroristico, assoldando mercenari col compito di destabilizzare Cuba colpendo diversi obiettivi sull’isola, in particolare nel settore turistico.


    Il 12 luglio 1998 si attribuisce – in un’intervista al The New York Times – la paternità degli attentati avvenuti dall’isola, sottolineando il fatto che tali attentati erano finanziati dal FNCA. È arrestato nel 2000 a Panama, dove stava organizzando il terzo tentativo di uccidere Fidel Castro. Nel corso dell’intervista, in merito all’uccisione di Fabio Di Celmo dirà: «Si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato». Vengono comminate – a lui ed agli altri partecipanti all’ennesimo fallito attentato – pene tra i quattro e gli otto anni di carcere, poi indultate il 26 agosto del 2004 dalla presidentessa panamense Mireya Moscoso. Nel 2005 Carriles è a Miami, “ospite” del fronte anticastrista, anche se si inizia a temere che, essendo “persona (troppo) informata sui fatti” gli stessi nordamericani possano farlo sparire. È proprio Fidel Castro, il 17 aprile, a denunciarlo e a dirsi disposto ad inviare medici cubani per tutelarne la salute, al fine di conoscere le verità che questo personaggio sicuramente conosce. Meno di un mese dopo – il 10 maggio – è il New York Times a chiedere “l’arresto e l’estradizione del terrorista Luis Posada Carriles”, come recita l’editoriale in merito. Il 18 maggio Fidel Castro chiama le forze progressiste del mondo affinché si alzi un’unica, grande voce per chiedere che gli Stati Uniti consegnino Posada Carriles al Venezuela affinché venga giudicato.
    Nel 2007, grazie ad una cauzione di 250.000 dollari, Luis Faustino Clemente Posada Carriles diventa un uomo libero. Uno dei primi atti da uomo libero è quello di chiedere asilo politico allo Tío Sam, che per legge garantisce l’ospitalità a tutti coloro che scappano da Cuba. Cosa che però non piace ad una parte dell’opinione pubblica americana, quella parte che si fa ancora problemi di coscienza quando deve tutelare la vita di un terrorista pluriomicida.

    Mentre Carriles faceva il giro del mondo alla ricerca di qualcuno che avesse più fortuna di lui nell’uccidere Fidél, Orlando Bosch se ne andava, tranquillo e beato, a Miami (febbraio 1988), dove ricevette il perdono da Bush padre (perché si sa che è segno di democrazia avanzata quello di perdonare un assassino pluriomicida…) e da dove continua ancora oggi a vantarsi del suo di certo ampio curriculum in campo terroristico.

  • Che fine ha fatto Luis Posada Carriles?


  • Da uomo libero, e protetto dagli Stati Uniti, ritroviamo il nostro tra la moltitudine di esiliati cubani in Calle 8th di Miami, al fianco della cantante Gloria Estefan in favore delle “damas en blanco”, un altro dei tanti gruppi o singoli “dissidenti” controllati – tramite Miami – dai governi norteamericani. Qualcuno potrà obiettare: magari le “damas” non lo sapevano. Il collegamento tra il terrorista e queste “dissidenti forzate” si chiama Álvarez Fernández-Magrina, presidente di Rescarte Juridico, una organizzazione giuridica che dà piena assistenza (militare e di altra natura) ai terroristi cubani che da decenni circolano liberamente in America Latina. Tutto qui? Beh, no: Fernández-Magrina, infatti, paga un stipendio fisso di 1.500 dollari mensili alle “damas” affinché facciano il loro (dis)onesto lavoro di dissidenza. Finanziare e proteggere allo stesso tempo i terroristi e quelle che dovrebbero essere in qualche modo delle vittime: credo che neanche Giulio Andreotti – tacciato di essere il grande cospiratore italiano – sia mai arrivato a tanto.

    In tutto questo, mentre gli estadounidensi gioca(va)no a fare i “mecenati” del terrorismo, in Italia – nel 2007 – Iacopo Venier del Partito dei Comunisti Italiani, Alberto Bugio di Rifondazione Comunista, Elias Vacca (PdCI) e Luciano Pettinari (che ultimi rilevamenti mi danno in Sinistra Democratica, ma non ne sarei così sicuro…) chiedono l’estradizione di Posada Carriles affinché la nostra magistratura possa giudicarlo in merito all’omicidio di Fabio Di Celmo.
    Naturalmente anche questa iniziativa è caduta in prescrizione. Ed altrettanto naturalmente di tutto questo, sui giornali italiani, neanche un accenno. Non sia mai che lo Tío decida di affidarsi ad altri “nipoti”.
    Concludo con una delle domande che in questo periodo più mi girano in testa: Quando un terrorista non è terrorista? Come ebbe a scrivere il “San Francisco Chronicle”: quando è un combattente per la “libertà” anticastrista che si nasconde in Florida.

    Domande di un cantautore che sogna.
    di Silvio Rodriguez


    (a Bertold Brecht, per le sue Domande di un operaio che legge)

    Se il flautista di Hamelin partisse con tutti i nostri figli,
    riusciremmo a capire che ci scappa via il futuro?
    Se questo futuro che ci scappa via sapesse dove lo sta portando il flautista di Hamelin,
    se ne andrebbe via con lui?
    Se uno in sciopero della fame esigesse che Obama togliesse il blocco,
    il gruppo Prisa lo appoggerebbe?
    Se le migliaia di noi cubani che abbiamo perso familiari negli attentati della Cia
    Scrivessimo una lettera di denuncia, Carlos Alberto Montaner la firmerebbe?
    Se alcune firme meditassero prima di condannare le prigioni degli altri,
    le loro prigioni ne uscirebbero indenni?
    Se un leader del nord è un leader,
    perché è un caudillo uno che è nato al sud?
    Se la politica imperiale è responsabile di alcune delle nostre disgrazie,
    non dovremmo liberarci anche di quella parte della politica imperiale?
    Se condanniamo la guerra fredda, ci stiamo riferendo a tutta o solo alla parte degli altri?
    Se questo governo è stato così cattivo, da dove è venuto fuori un popolo così buono?
    Aborto (segnare con una croce): assassinio, edonismo, pietà.
    Omosessuali (segnare con una croce): Elton John annuncia che Cristo era gay
    Di che si preoccupa il PP? (segnare con una croce): Zapata o Zapatero?
    Se la Casa Bianca restituisse Guantánamo e togliesse l’embargo,
    che posizione (comune) adotterebbe il Kamasutra europeo?
    Se chi oggi maledice ieri benediceva, con chi avrà passato la notte?
    Se davvero l’amnistia potrebbe essere dannosa per noi, perché non me lo spiegano?
    Se la somma di due intransigenze ci estingue e il nulla sterile
    ci trascina verso il passato, i nostri figli avranno quel che meritano?
    Che succede con i negri? Che succede con i gialli? Che succede con i bianchi? Che succede con i rossi, con gli azzurri e perfino con gli ometti verdi?
    Se qualcuno ruba il cibo e poi finisce che non dà la vita, che fare?
    Se un altro Martí nascesse fra di noi, potrebbe essere emigrante, cantante rap,
    lavoratore per conto proprio, cittadino di provincia in un baracca di periferia?
    Patria, Universo, Vita, rispetto per il proprio simile e tutti vinceremmo un po’.


    Documenti: