Peggio che da noi, solo l'Uganda...

Kampala (Uganda) - «Dovunque siate vi preghiamo di fare tutto il possibile, a livello locale ed internazionale, per FERMARE QUESTA CAMPAGNA D'ODIO (il maiuscolo è della versione originale, ndr). Un odio che non riguarda solo l'Uganda o la comunità LGBTI (lesbian, gay, bisexual,transgender,intersex)».

Questo è il testo dello scarno – seppur disperatissimo – appello lanciato da Rainbow Uganda, un'organizzazione sostenitrice di campagne rivolte ai genitori di ragazzi e ragazze omosessuali, impegnata nell’educazione sessuale e nella sensibilizzazione sul tema dell’AIDS, e della discriminazione sessuale. Il motivo di questo appello è la possibilità che nei prossimi giorni l'Uganda possa dotarsi di una legge omofobica – ad inasprimento di una legislazione che, come in molte parti dell'Africa, lo è già – che prevede la pena di morte per tutti gli appartenenti al variegato universo lgbtq (lesbico,gay,bisex,trans,queer, per usare la dicitura italiana).
Proposta da David Bahati, esponente del National Resistance Movement - il partito al governo – già nello scorso ottobre, se approvata la legge prevederebbe l'ergastolo per i rei di «omosessualità aggravata», cioè chiunque si renda colpevole di avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso che, qualora “in recidiva” vedranno la pena commutarsi nella sentenza finale: la pena di morte. Oltre a ciò dalla legge è prevista una sorta di persecuzione extra-territoriale, in quanto si potrà essere giudicati anche per atti omosessuali commessi fuori dai confini nazionali.

Già questo dovrebbe far indignare la c.d. “società civile”, ma se qualcuno ancora non vi fosse riuscito, ecco che la proposta prevede anche quella che potremmo definire “responsabilità oggettiva sull'omosessualità”: ad essere punito infatti non sarà solo chi verrà scoperto a compiere atti omosessuali, ma anche chi si macchierà di “omertà” - secondo l'idea ugandese – e non denuncerà amici e parenti omosessuali. I membri delle organizzazioni non governative che lavorano per impedire la diffusione del virus dell'AIDS nel paese (dove dal 30% di infetti degli anni '80 si è scesi ad un più incoraggiante 4,3% nel 2003) accusati di essere “untori” e di infettare l'omosessualità nel paese, rischiano fino a 7 anni di carcere.
In realtà il concetto di “untori”, e quindi quel blocco culturale che identifica l'omosessualità come una malattia non dovrebbe farci poi trasalire: è storia recente il secondo posto al Festival di Sanremo di Povia lo scorso anno, quando si presentò con una canzone che diceva le stesse cose tra gli “osanna” del pubblico senza che questo scatenasse il minimo segno di disprezzo nella maggior parte della lobotomizzata popolazione italica. E poi noi saremmo il Paese “civile e democratico”...

«Mentre scrivo, si sta tenendo un'enorme manifestazione nel centro della città di Jinja. Sto seguendo la situazione da Kampala per raccontarla con precisione. Sono anche riuscito a reperire immagini e filmati. L'evento è organizzato dal Malvagio Pastore Ssempa, che ha chiamato a raccolta delinquenti e omofobi di tutta la città. I manifestanti hanno sfilato esponendo diversi striscioni e cartelli che incitavano ad uccidere i gay». Scriveva il 15 febbraio scorso sul suo blog Andrew Waiswa, attivista di Rainbow Uganda.

Il “Malvagio Pastore” a cui si riferisce è il pastore Martin Ssempa, il quale perora la causa omofoba mostrando video porno in Chiesa spacciandoli per “normale attività” dai gay. Questo fa parte della propaganda con cui il partito di Bahati e la Chiesa (che quando si parla di omosessualità ragiona ancora in termini di rogo, e non mi riferisco certo solo a quella ugandese...) plagiano la cittadinanza, che non vive certo in un clima di dibattito sul tema – o quantomeno pseudo-dibattito, come avviene in Italia – e quindi si affida agli opinion leaders, e sappiamo tutti quanto un ecclesiastico possa assolvere alla perfezione a tale compito.

«Il sostegno dall'estero per noi gay ugandesi è essenziale» - dice Warry “Bighi” Ssenfuka, manager finanziaria ed amministrativa di “Freedom and Roam Uganda”, un'organizzazione femminile per i diritti lgbtq. «Qui se sei lesbica puoi essere violentata da qualcuno di famiglia o persino da amici che pensano di farti del bene, di “guarirti”. Ma di questo non si parla mai. È un argomento tabu.(...)Mentre i detrattori degli omosessuali partecipano a dibattiti, parlano alla radio, organizzano le marce, agli omosessuali non è dato un microfono per il contraddittorio. In questo modo la leggenda di omosessualità uguale pedofilia o altre assurdità del genere è libera di diffondersi e la gente ci crede».

Le e gli ugandesi da sol* probabilmente non riusciranno a vincere una battaglia impari come questa, per questo chiedono l'aiuto della comunità internazionale. Non quella “dei lustrini e delle bandierine”, dove il massimo dell'interessamento è stata la dichiarazione del più inutile tra i Premi Nobel Barack Obama, che ha definito “odioso” il progetto di legge per ritornare immediatamente alle beghe intorno alla sua poltrona. «Insomma gli dispiace come a uno normale» parafrasando Giorgio Gaber.
No, non è questo l'aiuto che chiedono. Chiedono quell'aiuto “dal basso” che va tanto di moda nelle nostre belle rivoluzioni colorate, incapaci di produrre un modello di sviluppo diverso da quello per il quale scendono in piazza ogni tre giorni, senza che questo sposti di una virgola lo stato delle cose (perché, quando si sbaglia obiettivo e ci si rivolge ai “pesci piccoli” - come Berlusconi – gli squali, quelli che davvero contano nella geopolitica mondiale, si fregano le mani...). Come? Innanzitutto firmando la petizione per chiedere al governo ugandese di non portare a compimento tale decisione (la trovate cliccando qui: https://secure.avaaz.org/it/uganda_rights/) e poi facendo pressione sui propri governi per attuare quel che ha minacciato di fare la Svezia – che, in questi ambiti, è sempre due passi avanti a tutti – e cioè sospendere gli aiuti economici.

Oggi è l'Uganda, ma potrebbe tranquillamente essere qualsiasi paese dell'Europa che vira a destra. Mondo "civile e democratico". Per ora...

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