Le coscienze non possono essere imprigionate, liberate Volkan Sevinc!

Ankara (Turchia) - "Ribellione, Rivoluzione, Anarchia". È lo slogan urlato da Volkan Sevinc, un compagno anarchico turco, al momento del suo arresto. La storia di Volkan, in realtà, è la storia di tanti, troppi compagni anarchici che, per il solo fatto di aver abbracciato la “A” cerchiata o il gatto nero e non le logiche imperialistico-repressive, vengono imprigionati, perseguiti e “fatti suicidi” – come nel caso dell'anarchico Pinelli.
Tutto, per Volkan, inizia il 6 gennaio 2010, durante una conferenza stampa, con annessa manifestazione, tenutasi nella capitale turca in solidarietà all'obiettore di coscienza detenuto Enver Aydemir. Il ferreo braccio armato dello Stato turco, con atto pronto ed eroico, si prodigava in atto totalmente illegale: la richiesta dei documenti in un tipo di manifestazione – pacifica – per la cui riuscita, in Turchia, non vi è neanche l'obbligo di informare la polizia. Ma si sa che la polizia può tutto, e noi italiani dovremmo saperne qualcosa (butto lì solo due nomi: Diaz e Bolzaneto, per chi ricorda...). Già questo dovrebbe bastare a dare l'idea dei veri intenti delle forze dell'ordine (che anche in Turchia, come i loro colleghi italioti, sono sempre più del disordine...), ma naturalmente, in una storia di questo tipo non possono mancare sparizione e (strane) apparizioni. Dei 23 antimilitaristi fermati, l'unico arrestato è stato Volkan, l'unico anarchico. Viene portato davanti al giudice, per un processo da egli stesso definito “farsa”, utile solo per dare quella parvenza di democrazia al regime turco (che in funzione di entrata in Europa è sempre un buon modo per ripulirsi l'immagine...) con due capi d'accusa: a) essere l'organizzatore della manifestazione, peraltro definita “assembramento illegale” e b) possedere un'arma da fuoco: un coltello.
No, non ci sono errori: secondo il giudice la prova del possesso di un'arma da fuoco è proprio un coltello (peraltro non di proprietà di Volkan)! Evidentemente in Turchia saranno talmente avanti con la tecnologia che hanno trovato il modo di far sparare anche i coltelli, boh...

In quanto anarchico, Volkan ha subito un processo-farsa; in quanto anti-militarista è stato incarcerato nelle prigioni del Potere (ognuno ha quelle che più gli aggradano: noi, negli anni '70, avevamo le prigioni del Popolo, i turchi, nel 2010, hanno le prigioni del Potere...). Negli stessi momenti per le strade di Ankara, di Istanbul e di Smirne si riversavano i compagni di Volkan, dietro a striscioni che avevano un'unica, identica, dicitura: «Le coscienze non possono essere imprigionate, liberate Volkan Sevinc».

Qualunque sarà l'accusa ufficiale, quella di Volkan è da leggersi come carcerazione per aver rifiutato la logica di morte che indossare una divisa porta con sé. Succede a Volkan in questi giorni, succede ai disertori israeliani tutti i giorni. Ma questa è un'altra storia...

Solidarietá a chi si oppone al militarismo, rispetto per i disertori! Volkan libero!


p.s. potete seguire le vicende di Volkan Sevinc al sito: http://www.ahaligazetesi.org/. Se conoscete il turco, naturalmente.