C'è chi i governi li abbatte a colpi di elezioni e chi a Colpi di...Stato

Niamey (Niger) - C'è chi i governi li abbatte a colpi di elezioni e chi a Colpi di...Stato.
1974, 1996, 1999, 2010. Sono queste le date “storiche”, le date in cui il governo del Niger è passato di mano:
Il 13 aprile 1974 il governo di Hamani Diori – leader del Partito Progressista in carica dal 1960 – viene rovesciato dal “Comitato militare supremo”. Il nuovo Presidente è il tenente colonnello Seyni Kuntche. Sotto la sua presidenza il paese vive il periodo probabilmente più prolifico della sua storia post-coloniale (la liberazione è avvenuta nel 1960), in particolare in termini economici (grazie allo sfruttamento dell'uranio, che costituiva – 1980 – circa il 90% delle esportazioni).
Se, però, sul fronte interno si poteva parlare di “miracolo”, la stessa cosa non si poteva dire sul fronte internazionale, dove il debito estero passò dai 207 milioni del 1977 agli oltre 1000 degli inizi degli anni '80. Il Niger fu costretto a ricorrere alle "cure" del Fondo Monetario Internazionale. Nel 1986 Kuntche fu colpito da emorragia cerebrale, sostituito dal colonnello Alì Seibou, che verrà eletto Presidente della Repubblica tre anni più tardi.
La cura del duo Banca Mondiale-FMI intanto otteneva i suoi frutti: negli anni '90 il Paese è a rischio bancarotta.
Gennaio 1996: viene destituito Mahamane Ousmane (passato alla storia come il primo presidente democraticamente eletto della storia nigerina, anno 1992). Al suo posto il colonnello Ibrahim Baré Maïnassara. Tre anni più tardi, con l'opposizione che chiedeva le dimissioni di Maïnassara, la guardia presidenziale uccise il presidente. Al suo posto Daodua Malam Wankefu, che divenne anche capo del Consiglio Nazionale per la Riconciliazione. Dopo le forti pressioni della comunità internazionale, le elezioni svoltesi nell'ottobre dello stesso anno portarono alla vittoria – tramite elezioni giudicate libere e corrette dagli osservatori internazionali - del militare in pensione Mamadou Tandja, deposto giovedì.

Il mandato di Tandja sarebbe dovuto scadere lo scorso dicembre, ma una riforma costituzionale da lui stesso voluta, lo aveva “legittimato” per un terzo mandato. L'unico paese che ancora appoggiava il Niger era la Francia, paese passato dalla colonizzazione militare del XIX secolo a quella economica del Terzo Millennio. Sì, perché – tramite Areva, leader mondiale nel settore del nucleare – si assicura lo sfruttamento dell'unica ricchezza che il Niger può offrire: l'uranio. L'ultimo accordo commerciale, stipulato nel gennaio dello scorso anno, concede ad Areva lo sfruttamento della miniera di Imouraren, la più grande di tutto il continente africano.

Un passato in mano ad organizzazioni criminali come Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, condizioni geo-climatiche non certo favorevoli (come d'altronde gran parte dei paesi del continente africano), corruzione diffusa ed una forte dipendenza economica dai paesi stranieri (metà del budget governativo deriva infatti da risorse esterne), pongono il Niger tra i paesi più poveri del mondo, al secondo posto nella graduatoria mondiale sulla mortalità infantile ed al penultimo in quella dello sviluppo umano.
Il colpo di stato di giovedì, dunque, è in qualche modo la normale conclusione di una situazione che – iniziata con l'aumento dei generi alimentari a seguito della siccità e dell'invasione di cavallette nel 2005 – aveva visto aumentare le tensioni e gli scontri nell'agosto scorso, quando Tandja aveva modificato a suo favore la carta costituzionale nigerina.
Laddove la c.d. comunità internazionale non può – o non vuole – far nulla (l'essere seduti sul più grande giacimento di uranio del mondo ti dà un certo potere politico, nonostante ormai l'uranio sia stato declassato a risorsa di serie B), e dove le organizzazioni sovranazionali pronte a mandar militari in ogni dove – a patto che questo vada a favore dei paesi più importanti al suo interno – il colpo di stato rimane l'unica soluzione attuabile.

È stato, in qualche modo, un golpe “dolce”, un golpe dove il versamento di sangue per le strade è stato minimo (si parla di un numero di vittime tra le tre e le dieci unità, totalmente nelle fila dei militari): il presidente Tandja è stato sequestrato, verso le 13 di giovedì, durante un consiglio dei ministri e portato – dopo un breve scontro a fuoco - a ritmo di marcia militare.
«Il Consiglio supremo per la restaurazione della democrazia, di cui sono portavoce, ha deciso di sospendere la Costituzione della Sesta Repubblica e di dissolvere tutte le istituzioni che di essa sono emanazione». È questo lo scarno comunicato con cui i golpisti, per voce del colonnello Goukoye Abdoulakarim ha annunciato l'avvenuta deposizione del Presidente. Poi il silenzio.
Silenzio nelle comunicazioni e silenzio nelle reazioni della gente; molti nigerini, infatti, hanno visto il colpo di stato come il punto di inizio di una svolta democratica che da tempo invocano. Tandja non era un presidente-dittatore, non era odiato dai suoi cittadini, che anzi gli riconoscevano il merito di aver lavorato alacremente per il bene della popolazione, ma nessuno ha accettato il suo governo-regime fondato sull'illegittimità.

A guidare il golpe, tra i più importanti nelle gerarchie militari, sono il colonnello Djibrilla Hima Hamidou – detto Pelé – che nel 1999 parteciò al golpe del comandante Wanké ed oggi numero due del Csrd (Consiglio supremo per la restaurazione della democrazia); Harouna Adamou, maggiore, e Goukoye Abdoulakarim, colonnello, che ne è anche il portavoce.
Il loro scopo è quello di «trasformare il Niger in un esempio di democrazia e buon governo, salvando la popolazione da povertà e corruzione». Dopo un breve periodo di coprifuoco e chiusura delle frontiere aero-terrestri, con l'arresto del Presidente e dei ministri presenti al consiglio, la situazione sembra essersi stabilizzata, con la liberazione di questi ultimi ed il ritorno ad una normalità che, in realtà, sembra essere stata interrotta solo nella capitale Niamey, e neanche in tutta la città (a Zinder, una delle città principali e prima storica capitale del paese, il golpe non è stato neanche avvertito dalla popolazione, che ne ha evidentemente avuto notizia solo dalla radio). Per altro fonti giornalistiche dicono che il Csrd non fosse l'unico a caldeggiare il rovesciamento di Tandja: altri due gruppi di militari avevano avuto la stessa idea.
Adesso bisognerà vedere come la giunta militare intenderà muoversi, sia sul fronte interno – dove ha già fatto sapere di voler indire elezioni libere, ma solo dopo aver stabilizzato il paese – che sul fronte esterno. Per quanto riguarda il fronte interno, si è fatto avanti l'ex presidente della Nigeria Abdulsalami Abubakar in veste di mediatore: la sua road map propone, in particolare, il temporaneo reinsediamento di Tandja fino alle nuove elezioni per la costituzione di un governo di riconciliazione nazionale. Sul fronte esterno vive momenti di panico la Francia, che ancora non sa se i militari vorranno mantenere in piedi gli accordi internazionali firmati da Tandja (in particolare, ovviamente, quello con Areva), oppure vogliano guardare ad altri clienti, in primis quella Cina la cui opera di colonizzazione – con tanto di acquisto di terre coltivabili in Africa – assomiglia sempre di più alla colonizzazione dell'ormai decaduto Impero francese.

Non si sa, naturalmente, se questa giunta voglia davvero operare in funzione di una maggior democratizzazione del Niger, quello che si sa è che questo colpo di stato ha probabilmente evitato ben altri pericoli per un paese già in ginocchio. È questo è già un punto a suo favore.