Following the (Opinion)Leader

Avete presente quando siete alla ricerca di qualcosa e poi, per puro caso, trovate un'altra cosa che vi fa dimenticare quel che stavate cercando per dedicarvi “anima e corpo” a quella trovata? Ecco, questo post nasce esattamente in questo modo. Nasce da una fotografia, trovata in rete, che, come potete vedere

ritrae Beppe Grillo ed Antonio Di Pietro in compagnia di alcuni blogger che si dichiarano liberi. A me era parso strano quell'accomunamento, perché mi chiedevo cosa potessero avere da spartire questi blogger con chi sappiamo non essere libero come invece dice di essere (e non mi riferisco certo alla notizia, uscita di recente, di una certa “simpatia” della CIA per Antonio Di Pietro sul quale evito ogni commento, perché se fosse vero vorrebbe dire che la CIA non sa veramente più a cosa aggrapparsi).
C'è stata poi un'altra constatazione degli ultimi giorni che mi ha spinto a scrivere. Come sapete sta iniziando la campagna elettorale per le elezioni regionali, e due candidature che mi hanno colpito sono state quelle di Giulio Cavalli, l'attore teatrale milanese considerato la nuova voce anti-mafia, e quella, per ora ancora al livello dei “si dice”, di Claudio Messora, il blogger (http://www.byoblu.com/) che vedete a sinistra nella foto.
Quel che mi aveva colpito è che ambedue si candiderebbero in quota Italia dei Valori, il partito dell'ex pm di Mani Pulite a cui strizzano l'occhio sia Beppe Grillo che Marco Travaglio. Da questa constatazione mi sorgeva una domanda: «Possibile che in questo Paese l'opposizione al governo debba essere lasciata a Di Pietro ed al suo partito?» Diciamo che la cosa mi puzzava parecchio, e quel che mi era venuto in mente, e che non ho trovato, è stato fare qualche piccola ricerca sulle eventuali connivenze tra i blogger principali – come sicuramente lo sono Messora e Piero Ricca, l'uomo all'estrema destra della foto – e la Casaleggio Associati, l'azienda che tiene in mano i destini del Triumvirato del Dissenso Di Pietro-Grillo-Travaglio, che ormai evidentemente vendono in offerta speciale: prendi 3 paghi 1. Quel che ho trovato, però, è decisamente più interessante e fa apparire i tre un problema che definire infimo equivale già a dargli importanza.

Per capire di cosa parlo dobbiamo partire dal concetto di cliente. Per cui prendo il mio fidato Zingarelli 2007 e leggo: «[vc. dotta, lat. cliĕnte(m), di etim. incerta, sec. XIV] s.m. e f. 1. Chi compie i propri acquisti presso un determinato negozio, o frequenta abitualmente un bar, un ristorante, un albergo e sim; Chi si serve abitualmente dell'opera di un professionista (...)».

Ecco: “chi si serve abitualmente dell'opera di un professionista”. Il “professionista”, in questa nostra storia, è proprio la Casaleggio Associati, che viene costituita il 22 gennaio 2004 a Milano da cinque persone: i fratelli Gianroberto e Davide Casaleggio, Mario Bucchich, Luca Eleuteri ed Enrico Sassoon con l'obiettivo – come recita il sito – di “sviluppare in Italia una cultura della Rete attraverso studi originali, consulenza strategica, articoli, libri, newsletter, seminari e con la creazione di gruppi di pensiero e di orientamento”.
Già qui, al lettore attento, dovrebbe sorgere il primo interrogativo: cosa intendono per “creazione di gruppi di pensiero e di orientamento”? In realtà potrebbe voler dire tutto e niente. Potrebbe significare mettere a conoscenza le persone, in maniera obiettiva, di quali sono i vantaggi dell'utilizzo della Rete, ma potrebbe anche voler dire veicolare l'opinione di pesone che con la rete non hanno mai avuto niente a che fare per altri scopi. Insomma: in ambedue i casi l'intento della C.A. è quello di ergersi come opinion leader nel settore (o forse sarebbe meglio utilizzare la dicitura opinion maker, ma questo – in questa sede – non è poi così rilevante). Molte persone ormai conoscono i rapporti tra Di Pietro, Grillo, Travaglio e la Casaleggio Associati, ma forse pochi sanno chi sono i cinque proprietari dell'azienda:

Ad eccezione di Davide Casaleggio, gli altri quattro appartengono alla Webegg S.p.A., un gruppo multidisciplinare per la consulenza delle aziende in rete controllata per il 59,8% da I.T.Telecom S.p.A., una delle tante controllate di Telecom (le famose scatole cinesi di cui la cronaca ci parlò ampiamente non molto tempo fa). Qui la seconda stranezza: chi cura l'immagine di Grillo proviene dalla Telecom – in modo diretto od indiretto, come vedremo a breve – che si ricorda ancora gli strali pro-piccolo azionariato del ragioniere genovese in una delle riunioni del Consiglio di Amministrazione, cosa che fece un po' di scalpore anche in televisione. Qui niente da dire, naturalmente. Beppe Grillo, il paladino dei deboli, difende i deboli. O forse no? Nella sua campagna contro il colosso della telefonia – che tra l'altro è anche l'unica azienda ad avere la possibilità di spiare telefonate, e-mail e fax su tutto il territorio nazionale – chiedeva ai piccoli azionisti la c.d. “share-action”, cioè la class action verso i grandi azionisti. Funziona così, detta in soldoni: i piccoli azionisti, che per definizione in singolo hanno poco potere nel C.d.A. E che – sempre per definizione – poco si interessano delle beghe amministrative della società, cedono le loro quote ad un unico azionista, nel nostro caso Grillo, che, se arrivato ad una percentuale abbastanza elevata, in quell'occasione avrebbe avuto persino la possibilità di diventare il nuovo azionista principale di Telecom! Non male come contraccolpo della sua difesa dei deboli! Quell'azione si inseriva nell'ambito della campagna contro i debiti della Telecom, debiti che però non riguardavano quello che allora era il Presidente Telecom – cioè Marco Tronchetti Provera – ma la gestione precedente, quella iniziata nel 1999 con l'Opa (offerta pubblica d'acquisto) lanciata dalla Olivetti di Roberto Colaninno, diventata una holding di telecomunicazioni. L'acquisto riesce, e passa dalle mani di Franco Bernabè, al duo Colaninno-Gnutti, solo che questa operazione crea una quantità infinita di debiti e, nel 2001, la Telecom viene ceduta alla Pirelli di Tronchetti Provera e a Benetton.
Cosa c'entrano la Telecom e l'Olivetti con la Casaleggio Associati?
In Olivetti lavora Gianroberto Casaleggio, che diventerà poi l'amministratore delegato di Webegg S.p.A., joint venture tra Finsiel ed Olivetti, che vende la sua quota – 50% - alla I.T.Telecom S.p.A. nel 2002.
Due anni dopo, come abbiamo visto, nasce ufficialmente la Casaleggio Associati, che vede come operazione di spicco il c.d. “progetto Prometeus” che, per farla breve, sembra una copia del film dei fratelli Wachowski “Matrix”, in quanto si teorizza una società in cui la fisicità della vita viene sostituita dalla virtualità delle macchine (con tanto di possibilità di vivere la vita degli altri, il commercio di memoria ed altre castronerie simili...). In pratica, secondo gli ispiratori di questa teoria, ognuno di noi dovrebbe abdicare la propria vita “fisica” per fare esattamente le stesse cose in un mondo completamente virtuale, il perché, francamente, non è dato sapere. Quel che mi dà da pensare, però, è un piccolo dettaglio: nel video di presentazione del progetto si reclamizza Second Life, il ripetitore virtuale di vita reale da qualche anno presente in rete, talmente reale da avere la disponibilità anche dei conti corrente “virtuali”. A cosa serve un conto corrente nel mondo virtuale? Forse a far ripulire i soldi ivi presenti – quelli credo poco virtuali – da abili hacker?
Ci sarebbero anche degli aspetti “esoterici” nel progetto – come il simbolo dell'occhio inscritto nella piramide, che è anche simbolo massonico – ma non credendo in streghe e stregoni, fattucchiere e/o in religioni mono- e politeiste lascio volentieri questo aspetto a chi ne è più appassionato del sottoscritto.

Per la sua defisicizzazione della realtà, la Casaleggio Associati si “arma” di un capitale sociale di soli 10.000 euro, un po' pochini per le sue mire. C'è però una particolarità: la Casaleggio Associati viene creata nel gennaio 2004. Il 1° dicembre dello stesso anno viene ufficializzata la sua partnership con la Enamics, una società statunitense leader del Business Technology Management che, tra i suoi clienti, ne elenca uno molto particolare: la JP Morgan, uno degli istituti bancari più grandi del mondo coinvolta nella frode da 600 milioni di euro comminata dal 1999 al 2003, insieme ad altri istituti bancari nei confronti dei contribuenti italiani (scandalo di cui Grillo non si è mai occupato...). La JP Morgan è di proprietà della famiglia Rockefeller, una delle famiglie che hanno nelle proprie mani – così come ci viene detto da Paolo Barnard in “Capire il Potere” - il vero Potere mondiale (Commissione Trilaterale/Gruppo Bilderberg...). Sarà forse un caso che da qualche anno, più o meno da quando si fa aiutare dalla Casaleggio Associati, Grillo non se la prende più con le banche? Ed è solo un caso – uno di quei casi molto strani, uno di quei casi “all'italiana” si potrebbe dire – che il progetto principale della Casaleggio si chiami Prometeus e che la statua del titano che rubò il fuoco agli dei per restituirlo agli uomini campeggi davanti all'ingresso del Rockefeller Center a New York? A voler pensare male, o a fare il classico “2+2” - dipende dai punti di vista – si potrebbe sostenere che la Casaleggio non è nata e poi si è consociata alla Enamics, ma è nata per consociarsi alla Enamics. E ciò cambierebbe decisamente il quadro della faccenda (e il comunicato stampa che recita: «Casaleggio Associati ha stabilito con Enamics una partnership strategica sposando i principi del BTM e promuovendo la sua diffusione in Italia attraverso consulenza, prodotti e formazione» mi fa propendere più per la seconda ipotesi).
Altra partner – alla quale la Casaleggio non fa mistero di ispirarsi – è The Bivings Grup: azienda leader nel social network e nel web marketing che per mezzo della rete manipola l'opinione pubblica, utilizzando falsi cittadini e finte associazioni (i meetup?) al fine di promuovere gli interessi di una clientela che risponde a nomi quali Monsanto – detentrice dei brevetti sugli OGM – Philip Morris o BP Amoco (industria petrolifera responsabile di disastri ambientali, come la costruzione dell'oleodotto Sebei-Lanzhou, 953 km di violazione dei diritti umani sul suolo tibetano).

In tutto questo, capite bene, la figura di Grillo – così come quella di Di Pietro – viene completamente ridimensionata, perché è evidente che, con una potenza economico-mediatica di questo tipo, per la Casaleggio Associati Grillo, Di Pietro,Travaglio&Co. diventano solo – per citare la teoria comunicativa di Erwing Goffman - “animatori” e non “autori” nella diffusione del messaggio. Anche perché sempre più forte inizia ad essere il movimento “contro” Grillo e il grillismo, che muove proprio dalle incongruenze tra ciò che dice e ciò che fa l'ormai ex-comico genovese. Basti pensare al fatto che, pur definendo la rete come il mezzo che rivoluzionerà il mondo, non si è mai visto, nella storia dei blog italiani, un commento di Grillo, né sul suo né su blog altrui, oppure come l'affaire “vendita energia” che, come dice Chicco Testa – ex amministratore delegato Enel – è un po' diversa da quel che ci racconta Grillo. A gennaio 2006, poi, sul suo sito compare un rapporto nel quale si dice che ben presto l'informazione cartacea sarebbe stata soppiantata da quella telematica. Dopo 4 anni io continuo a vedere una florida scelta di quotidiani (anzi, nell'ultimo periodo ne è stato creato uno proprio dal suo amico Travaglio...), rapporto redatto dalla stessa Casaleggio Associati, e che quindi porta la validità – e l'obiettività – agli stessi livelli di quelli utilizzati da Brunetta per dire che ha eliminato l'assenteismo dalla Pubblica Amministrazione (e che vengono redatti dal ministero stesso).

A questo punto dovrebbe essere sorta una domanda: «Cosa succede quando un personaggio influente – un opinion leader ad esempio – dà un'informazione falsa e tendenziosa?» Che quella stessa informazione comincia a circolare. E se questa informazione, oltre a non essere vera, fa gli interessi di un gruppo di Potere (come la campagna pro-OGM della Monsanto, portata avanti proprio tramite quella The Bivings Group partner della Casaleggio Associati...)? Succede che quella che era una falsa notizia diventa una “realtà conclamata”, pur essendo completamente falsa. Che è poi esattamente il procedimento utilizzato da qualsiasi centro di Potere per non permettere alle persone di ragionare con la propria testa (ed in cui si inscrive anche il discorso legato alla censura della Rete, o comunque alla censura in generale...).

Già con questo ci sarebbe parecchio materiale sul quale riflettere. Ma, come si sa, i “colpi” migliori si sparano sempre alla fine. Per cui...

Abbiamo detto che i cinque “ragazzi” - come li definisce Grillo – della Casaleggio Associati hanno un passato più o meno vicino a Telecom. Oltre a Gianroberto Casaleggio, però, c'è un altro di loro che merita di essere presentato.

Enrico Sassoon, infatti, oltre ad essere uno dei cinque è anche il fondatore di Global Trends (http://www.globaltrends.it/chisiamo.html). Dal sito si legge: «(...)svolge attività di studio, ricerca e comunicazione in campo economico, manageriale e ambientale e si è progressivamente specializzata nella consulenza strategica e per la comunicazione nel settore dello sviluppo sostenibile. La Società elabora inoltre strategie di comunicazione e, grazie alle esperienze professionali maturate dai soci fondatori, ha sviluppato una specifica competenza in campo editoriale e multimediale. Cura quindi diversi strumenti di comunicazione per i propri clienti (magazine, newsletter, libri, Rapporti ambientali, Rapporti di sostenibilità, materiale di diffusione e promozione cartaceo e online)». Ecco che, come prima, torna il concetto di clienti e professionisti: ma sappiamo, dall'economia, che i clienti sono fondamentali per l'azienda, allo stesso livello di tecnologie, macchinari e know-how, in quanto influenzano l'azienda – e quindi il professionista – stesso.

Tra i clienti della Global Trends c'è l'American Chamber of Commerce in Italy (AmCham), un'organizzazione privata senza fini di lucro, affiliata alla Chamber of Commerce di Washington D.C. e facente parte dell'European Council of American Chambers of Commerce, organismo che tutela il libero scambio tra i paesi dell'Unione Europea e degli Usa, che equivale a dire “tutela dei diritti delle multinazionali senza se e senza ma”. Oltre a ciò la AmCham è uno dei principali lobbisti presenti alla Commissione Europea e che cura gli interessi di Microsoft – il cui vice presidente, Umberto Paolucci, è il n°1 della AmCham e che vede nel suo organigramma, alla voce “Presidente” proprio quell'Enrico Sassoon che cura, con la C.A. gli interessi mediatici di Grillo e compagnia bella.
Sassoon però non è l'unico italiano presente nella AmCham. Ci sono anche Cesare Romiti, presidente RCS (CorSera, L'Europeo) e Giuseppe Cattaneo (CEO di Pirelli Tyre Co., Ltd) che sono anche nell'esecutivo dell'Aspen Institute Italia. E qui si apre ancora un altro capitolo.

L'Aspen Institute, infatti, è un'associazione privata dedita alla discussione, approfondimento e scambio di conoscenze. Ne fa parte più o meno il gotha politico, economico e mediatico di questo paese (tra i nomi: Giuliano Amato, Lucia Annunziata, John Elkann, Gaetano Caltagirone, Giorgio Napolitano, Paolo Mieli, Fedele Confalonieri e tanti altri, tra cui anche aziende come Rai e Mediaset, Vodafone, Deutsche Bank, Intesa SanPaolo etc etc). Come vedete è un'associazione abbastanza “bipartisan”, per usare un termine molto di moda in questo periodo, ancor più se si considera che il Presidente è Giulio Tremonti, il suo n°2 Enrico Letta (tanto per continuare a parlare di “inciuci” particolari...)! Considerando che questo è l'organo che influenza e condiziona il dibattito politico-economico dell'Italia capite bene che tutte le discussioni tra governo ed opposizione appaiono per quel che sono: un semplice teatrino messo in scena per far credere ad ignari cittadini che esistano ancora differenze tra “destra” e “sinistra”, quando è ormai palese che entrambe – in Italia come nel resto del mondo – sono pilotate da interessi altri e più alti.

Al vertice dell'Aspen Institute si trovano molti personaggi appartenenti al gruppo Bilderberg, un'incontro non ufficiale di circa 130 personaggi tra i più influenti nel mondo economico, politico e bancario. Il suo compito è quello di decidere come muovere i fili delle marionette che vediamo quotidianamente ai tg e sui giornali, decidendo così la “vera” politica mondiale. Nomi “ufficiali” non ce ne sono, ma si sa per certo che ci sono le grandi famiglie mondiali (come Rockefeller e Rothschild, presente con il vice presidente della Rothschild Europe – ed ex a.d. Telecom, come abbiamo visto precedentemente – Franco Bernabè) e che almeno una volta vi hanno preso parte personalità come Romano Prodi, José Barroso, Timothy Geitner (attuale Segretario del Tesoro dell'amministrazione Obama), Henry Kissinger, Angela Merkel, Jean-Claude Trichet e tanti altri.

In tutto questo si situa anche l'introduzione del Trattato di Lisbona, la Costituzione degli Stati Uniti d'Europa che depaupera i cittadini europei anche di quel potere virtuale sulle “democrazie”, palesando invece come si venga a creare un governo europeo completamente illegittimo, proprio perché non votato dai suoi cittadini ma nominato dalle lobby e dai gruppi di Potere che abbiamo fin qui visto. Questo significa che noi cittadini diventiamo solo spettatori delle nostre vite sociali, potendo solo guardare passivamente alle decisione calate dall'alto dal Potere vero. Ci sarebbe una possibilità per tornare ad essere cittadini attivi e artefici delle nostre vite sociali (intese sia localmente che a livelli più alti, a livelli di nazioni), che si inizi a ragionare sull'utilità di uscire dalle grandi istituzioni sovranazionali, quali la N.A.T.O. - non devo certo essere io a spiegarvi di chi è il cucciolo da tenere in giardino – ed in particolare da questa Nuova Unione Europea, perché l'indipendenza dal Potere è possibile solo con l'autonomia totale dagli organi sovranazionali.
Tutto questo, però, non potrebbe prescindere da una forte campagna mediatica che porti i cittadini alla conoscenza ed alla consapevolezza. E questa, forse, è la parte più difficile...