In amore e guerra tutto è permesso

Tra le due notizie che arrivano da Gaza non so quale delle due sia più raccapricciante. Il vecchio proverbio dice che «in amore e in guerra tutto è permesso». Ma procediamo per gradi.

Durante la prima Intifada – 1987 – si diceva che gli israeliani avessero una strana “usanza” di guerra: restituire i cadaveri dei giovani palestinesi, dopo 5 giorni, con una cucitura che andava dall'addome alla gola. Noi italiani abbiamo avuto modo di vedere questa pratica sul corpo di Stefano Cucchi, il giovane 31enne arrestato, torturato ed ucciso dalla polizia nell'ottobre scorso. Perché questa strana operazione? Perché gli israeliani avevano bisogno di “pezzi di ricambio” (cornee, ossa, pelle etc...) per i loro ospedali, in particolare quelli militari dove la pelle veniva riutilizzata per curare le ustioni dei militari della Stella di David.

«Dopo il prelievo delle cornee incollavamo le palpebre dei cadaveri, ma questo non veniva fatto per quei cadaveri per i quali sapevamo i familiari avrebbero aperto le palpebre». È la confessione-shock di Jehuda Hiss, dottore presso l'istituto di medicina legale Abu Kabir al quotidiano svedese Aftonbladet. Modus operandi poi confermato anche da un comunicato stampa dell'esercito israeliano, che però si era lavato la coscienza dicendo che questa era una consuetudine non più in voga da una decina d'anni. Evidentemente anche in guerra esistono le mode...
Quando esce lo scandalo c'è un mezzo incidente diplomatico tra Israele e Svezia, con il premier Netanyahu che pretese una ferma condanna per l'articolo che svelava procedure non degne di chi professa la sua appartenenza alla razza umana. Condanna che non arrivò perché il premier svedese fece notare una certa “postilla” nella carta costituzionale svedese: la chiamano libertà di stampa. Se un articolo simile fosse uscito nel nostro paese filo-sionista (ed in questo destra e sinistra, come in molte altre cose, vanno a braccetto) come minimo il giornalista che se ne sarebbe occupato sarebbe stato cacciato con disonore dal giornale per il quale lavorava. Oltre all'accusa di essere comunista, che è un epiteto ormai buono per tutte le stagioni.

Nel 2004 Hiss viene rimosso dall'incarico a causa di irregolarità nelle autopsie su denuncia di familiari di soldati israeliani e palestinesi. Il Procuratore Generale di Israele fece cadere le accuse ed oggi Hiss è ancora al suo posto, ufficiosamente a continuare la pratica di “ricercatore di ricambi autorizzato”. Tutto il mondo è paese, evidentemente.

In realtà c'è una cosa che non capisco: non sarà pericoloso utilizzare organi contaminati da impiantare sugli israeliani?

Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma uno studio – realizzato dai professori Paola Manduca dell'università di Genova, Mario Barbieri del CNR e Maurzio Barbieri de “La Sapienza” - su tracce di elementi chimici tossici rilevate sui crateri delle bombe israeliane nel 2006 e durante l'operazione Piombo Fuso (un nome una garanzia) tra il 2008 ed il 2009. Quel che ne è venuto fuori è sconvolgente. Nei crateri di Beit Hanoun, Jabalya e Tufah ci sono residui di elementi quali il Tungsteno ed il Mercurio (che hanno effetti tossici e cancerogeni); Molibdeno (tossico per gli spermatozoi con effetti sulla spermatogenesi); Cadmio (cancerogeno); Cobalto (che ha effetti mutageni e può causare la rottura della catena del dna). La videoconferenza Roma-Gaza dove si sono illustrati questi tremendi risultati, è stata seguita dai principali organi del circuito mainstream di tutto il mondo, tranne che da quelli italiani (c'erano solo pochissimi giornalisti della rete antagonista), per i quali ormai il metodo di nascondere verità “scomode” - essendo noi un paese “sionist-friendly” - si è allargato ormai anche su scala nazionale.

Nei crateri – ovviamente – si riscontrava anche la presenza di uno dei più devastanti agenti chimici che l'uomo potesse inventare: quel fosforo bianco che, utilizzato durante la guerra in Vietnam (1962-1975) continua ancora oggi, a distanza di più di trent'anni, a far nascere bambini con forti deformazioni e malattie genetiche. Ma d'altronde si sa, “in amore e guerra tutto è permesso”. Anche il genocidio di bambini non ancora nati.