Navi a perdere: nasce l'archivio.


È un'immagine un po' trafficata quella che vi propongo in apertura di post. Non è un nuovo gioco on-line e tantomeno è una versione di battaglia navale del terzo millennio. No, quella mappa indica i ben 70 affondamenti nel nostro mare delle c.d. “navi a perdere”, di cui mi sono occupato – quando ancora la questione non aveva preso caratura internazionale ed ancora si indagava sugli scheletri che si vedevano dagli oblò – in “Scorie a perdere” del 3 Ottobre 2009.

Torno sull'argomento per due motivi principali: a) il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso (che non capisco come abbia potuto sottostare a tale teatrino...) ci hanno assicurato che la nave ritrovata a largo di Cetraro (Cosenza) non è – come si credeva all'inizio – la “nave dei veleni” Cunski, bensì trattasi di tal “Catania”, affondata da un missile tedesco durante la prima guerra mondiale. Francamente non so se crederci, ma non avendo modo di verificare la veridicità di tali affermazioni mi tocca accettare la versione ufficiale del ministero. Ma ciò non vuol dire che – in caso di nuovi sviluppi – questo blog non torni ad occuparsi delle navi dei veleni.
Secondo motivo per cui torno sull'argomento è la creazione di un sito – infondoalmar.info – che va nella direzione, per quanto possibile, di dissipare le nebbie che nel corso degli anni si sono abbassate sulla vicenda (l'immagine che trovate in apertura è tratta proprio dal sito in questione). Attraverso documenti ufficiali – in particolare quelli dei Lloyds di Londra – questo sito si pone a metà tra l'archivio propriamente detto e una sorta di “memoria storica”, con tanto di cronologia degli affondamenti, schede tecnico-biografiche delle navi e tutto ciò che può servire per far luce sulla vicenda. Sicuramente una importantissima fonte in più per chi, come il sottoscritto, vuole capirci qualcosa in una vicenda che di chiaro – nonostante i pareri ministeriali – ha ben poco.