L'ennesimo oltraggio alla memoria collettiva.


La notizia: Cristiano Aldegani, sindaco leghista di Ponteranica (Bergamo) toglie intitolazione biblioteca a Peppino Impastato per intitolarla a tal Giancarlo Baggi, un padre sacramentino morto nel Duemila, residente per molti anni a Ponteranica e del quale, probabilmente, il mondo nulla avrebbe saputo senza cotanta decisione.

Questo signore magari sarà stato anche un grande intellettuale del suo tempo, ma stando a Google è uno dei tanti "signor nessuno" (per Google ho addirittura più fama io di lui...).

Peppino, invece, lo conosciamo tutti.

Peppino è stato il modo di combattere la mafia per gli "analfabeti di legge", cioè per quelli che non potevano permettersi di fare i magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto e tanti tanti altri...

Peppino è stato la presa di coscienza che la mafia si sconfigge prima di tutto delegittimandone quell'atteggiamento di superiorità tipico di chi si sente al di sopra, pur essendo uomo tra uomini...

Peppino è stato il tentativo di far capire alle persone che - come diceva Giovanni Falcone - la mafia è un fenomeno culturale, ed è quello il principale piano sul quale combatterla...

Peppino è stato RadioAut, il primo tentativo di comunicazione di massa anti-mafia...

...ed è stato un ragazzo.

Un ragazzo che ha respirato la mafia fin dai primi vagiti, quell'aria fetida che si respira in certi contesti malavitosi e che ammorba tutt'intorno, senza che nessuno possa farci niente.

Lo hanno chiamato "terrorista", gli hanno dato del megalomane perché aveva deciso di "suicidarsi" lo stesso giorno in cui in via Caetani veniva rinvenuto, nella famosa Renault 4 rossa l'ex Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.
Non lo si può neanche chiamare con quella parola - "eroe" - che un capo di governo dalla fedina penale passata in giudicato ha affibbiato ad un mafioso che gli faceva da stalliere.

Peppino Impastato è stata una di quelle persone per le quali il corpo muore, ma l'anima, il pensiero, gli ideali e le battaglie restano. Continuano solo a camminare su altre gambe.

Questo è stato Peppino. Un ragazzo come tanti altri, con i suoi pregi e i suoi difetti. Con le sue manie, le sue fissazioni. Ma questo paese dalla memoria corta - e quando si parla di mafia lo è ancor di più - lo avrà già dimenticato. E non ci sarà scalpore, se gli toglieranno una targa su una biblioteca. Perché, in certi casi, certe persone è sempre meglio dimenticarle...


...e passerà sotto silenzio l'ennesimo oltraggio alla memoria collettiva.


Peppinu Impastatu fu ammazzatu ri la mafia p'aviri dinunziatu li dilitti di contrabbannu,
di droga e di armi di Tanu Badalamenti, mafiusu
putenti e protettu di lu statu, patruni d'ammazzari,
mfami prigiuricatu, Don Tano ricunusciutu, ri tutti rispettatu e cchiù chi mai timutu pi lu crimini pirpitratu,
p'aviri fattu satari nall'aria Pippinu nostru,
bannera ri Democrazia Proletaria.
Fu na pugnalata nna lu pettu a li piciotti digni di rispettu, a li picciotti ca vonnu grirari la rabbia
pi un putiri travagghiari.
Pippinu, vucca di verità, vucca d'innucenza, rapprisienta a simienza ri sta terra senza spiranza.
Grirava a tutti ri pigghiari cuscienza a la radiu,
a la chiazza, nta li strati, pi li piciotti era comu un frati.
Vuleva fari la rivoluzioni pi dimustrari a la pupulazioni nca nun s'accansa nenti cu li scanti.
Quarcunu lu capiu, tanti autri no.
Nna lu silenziu fattu ri duluri chiovino garofani rossi
comu li lacrimi di chiddu chi arristamu, ncapu li resti di
Pippinu massacratu. Picchì...sti delitti?
[Gaspare Cucinella]