Della gente, con la gente.


Prato - Non si può certo parlare di un evento mediaticamente ben coperto per l'incontro di questa mattina del senatore e candidato alla segreteria del Partito Democratico Ignazio Marino con la cittadinanza pratese. Nonostante questo però, la sala dell'Art Hotel predisposta era piena in ogni posto disponibile, e quel che spiccava maggiormente – in controtendenza con quel che sembra avenire per le candidature di Pierluigi Bersani e Dario Franceschini – anagraficamente ben redistribuita, con un buon numero di giovani.
“Non si parla della gente, ma con la gente”. È una delle frasi più ricorrenti nei discorsi pubblici del senatore. Ed è da qui che bisogna ripartire – a mio modo di vedere – per ricostruire (alcuni dicono costruire...) un Partito Democratico che sia finalmente degno di tal nome. Ripartire da qui, da una rottura con il passato, con i “ministri del secolo scorso”, come lo stesso senatore sovente ripete nel suo personale giro d'Italia.

Alla presenza del dott. Stefano Ciatti si è parlato di una delle questioni di cui meno si parla in politica, indipendentemente che si sia in una campagna elettorale come in qualche modo è quella che coinvolgerà i tre esponenti del PD fino al 25 ottobre, sia che si sia nella normale attività politica quotidiana, cioè la disabilità.
Un problema – in realtà solo un modo diverso di essere individui, come ha sottolineato lo stesso dott. Ciatti – che colpisce 6 milioni di persone solo in Italia (e 350 milioni nel mondo, numero che equivarrebbe alla 3° nazione del mondo), un numero tale da costituire la 2° regione per popolazione dopo la Lombardia. Questo però non equivale a sostenere l'adeguatezza strutturale del nostro paese verso persone portatrici di disabilità. Si pensi – è lo stesso senatore Marino a dirlo – che le strutture che ospitano il nostro Parlamento non sono predisposte all'accoglimento di persone in carrozzina (assenza di pedane e simili...) ed è questo un vero e proprio deficit di democrazia, che ha un nome e cognome. Si chiamano barriere architettoniche, e differenziano le persone tra serie A e serie B. Lo scrivente è rimasto particolarmente schockato dall'intervento di un signore – un falegname, se non ricordo male – in cui veniva spiegato come, per fare una panoramica dentale ad un bambino disabile lo stesso debba essere addormentato. Ma nessun dentista si sognerebbe di mettere mani in bocca a qualcuno senza una panoramica. E ciò dovrebbe far riflettere sul modo in cui la burocrazia italiana – intesa come rapporto tra cittadino ed enti – non sia assolutamente preparata in tale ambito.

Rimanendo nell'ambito medico si è parlato dell'annoso problema del modo in cui il personale medico e paramedico viene scelto. Avendo di fronte un chirurgo costretto negli anni '80 ad emigrare negli Stati Uniti per avere quelle opportunità che il suo paese non gli offriva, la risposta era decisamente scontata. Un no, secco, alla scelta per amicizia, parentela o per favori futuri. Un sì, ancor più deciso, alla meritocrazia. Nell'ambito sanitario come in quello universitario, campo nel quale molti giovani, per colpa dei famosi “baroni”, sono troppo spesso costretti – appunto – ad emigrare per avere quel posto che gli spetterebbe nel loro paese.

Ed è proprio all'universo giovani che questa mozione – più delle altre, probabilmente – si rivolge. A noi giovani che non abbiamo vissuto “l'epoca delle grandi ideologie” e che non abbiamo “una storia politica” e non possiamo dire di venire da questo o quel partito. A noi che non apparteniamo agli “apparati”, e che per questo schifiamo i giochi di potere. A noi che se abbiamo un'idea non la cambiamo perché ce l'ha detto il leader di questa o quella corrente del partito. La cambiamo perché ci siamo convinti che quel che pensavamo non va più bene, non è più adeguato. Giovani, però, non lo si è solo anagraficamente – come spesso lo scrivente si sente ripetere – ma l'universo giovani a cui il senatore Marino si rivolge è inteso alla maniera di Robert Kennedy, che identificava la giovinezza come “quel momento che fa prevalere il coraggio alla timidezza”. Ed in questo noi “anagraficamente giovani” forse, possiamo dire in modo netto la nostra.

In modo netto e chiaro, con un'unica voce. Così, come dovrebbe ma ancora non è la voce del Partito Democratico, in cui ancora vige quel fenomeno del “ma-anchismo” che si credeva passato con le dimissioni di Walter Veltroni.
Dire dei “sì” e dei “no” chiari ed uscire con una sola voce. Potremmo racchiudere tutto in questa battuta il carattere “gestionale” di un'eventuale segreteria Marino. Perché le persone devono sapere qual'è la posizione del PD sulle varie tematiche (nella conferenza si facevano ovviamente gli esempi del nucleare e della militarizzazione delle città...).

Parlare della gente con la gente. Torno di nuovo lì, a quella frase iniziale. A quella frase che ho sentito pronunciare per la prima volta al senatore Marino durante un'intervista con Bianca Berlinguer e che mi colpì molto. Perché in questa frase – a mio modo di vedere – sono racchiusi i grandi perché dei 15 anni di governo di Berlusconi. Perché la sinistra parla della gente, ma ha dimenticato il con. Ha dimenticato – in molti uomini che da troppo tempo sono nelle stanze del Potere, vicini alle poltrone – quell'umiltà che si deve avere quando si considera che la politica altro non è che un servizio reso alla nostra comunità. Che sia quella cittadina o quella nazionale non è rilevante. Ma è e deve rimanere un servizio da non svolgersi per 30, 40 o 50 anni, come spesso si evince dalle biografie di molti dei leaders politici italiani. Tornare a parlare con la gente attraverso i circoli, per realizzare quella famosa “democrazia dal basso” di cui tutti parlano ma che, all'atto pratico, nessuno ha ancora attuato. Così che le persone sentano nuovamente vicina la politica e – cosa ancor più importante – abbiano gli strumenti per poter dire come i propri rappresentanti lavorano sul territorio e per il territorio. Marino le chiama “doparie”. Nome che forse non è il massimo, ma che rende perfettamente l'idea del modo in cui il senatore concepisce la politica.

Laico, Democratico, Federale.
È così che il senatore Ignazio Marino vede il “suo” Partito Democratico. Per ritornare a fare opposizione seria per la gente. Ma soprattutto con la gente.