Perché nessuno si occupa dei Mapuche?



Si può essere arrestati per aver “rubato” dei fili d'erba? Si può essere, per questo, accusati di essere dei “pericolosi terroristi”?
Qui in Europa un'accusa del genere probabilmente farebbe ridere. Eppure succede, quasi quotidianamente, in Sudamerica, in un territorio tra il Cile e l'Argentina. Nella “nazione” dei Mapuche.
Il termine Mapuche deriva dalla lingua madre di questo popolo e significa “Popolo della Terra” (dal Mapudungun: Che: “Popolo” e Mapu:”della Terra”). E proprio dalla terra traggono la loro forza, il loro stesso modo di vivere. Ogni azione volta a danneggiare l'ambiente, infatti, viene vissuta come un'offesa mortale alla loro dignità. Si potrebbe dire che uccidendo l'ambiente si uccidono i Mapuche.
«Senza la terra, il mapuche non è niente, muore spiritualmente e culturalmente. Senza la terra, la machi (guaritrice) non può trovare le piante medicinali e cerimoniali, per curare la gente e per venerare le persone che sono tornate alla madre terra. Senza il lonko (campo della comunità) non può più esercitare il potere politico. Ricuperare le nostre terre vuol dire ricostruire il nostro popolo, il nostro territorio sacro, il nostro potere economico».
Dice Jorge Huenchllan, che è il werken (cioè il portavoce) di una delle tante comunità che compongono il popolo Mapuche.
Come si intuisce facilmente, questa popolazione vive di agricoltura, vide di e per la Terra.
Per questo, ogniqualvolta è arrivato qualche usurpatore, qualcuno intenzionato a togliergliela quella terra – e quindi a togliergli la loro stessa identità – hanno imbracciato le armi e si sono ribellati all'oppressore. È successo con la Corona Spagnola, che ha versato tanto sangue in Sudamerica ma mai quello Mapuche; succede oggi con le grandi multinazionali.
Immaginate una società millenaria che funziona perfettamente, sviluppata intorno al concetto di famiglia (seppur estesa, come i clan scozzesi resi famosi da film come Highlander) in cui le figure preminenti sono il “lonko” cioè il capo-famiglia e lo sciamano. In tempi di guerra i lonko delle varie famiglie lasciano il posto ad un “toqui” (portatore d'ascia). Immaginate che questa stessa società – che geograficamente si identifica tra il fiume Aconcagua (Cile) e la pampa argentina – si risvegli un bel giorno tra trivelle e macchinari pronti a stuprarne il territorio.
Perché è esattamente questo quello che succede ogni giorno. Negazione della propria identità e sottrazione delle proprie terre sono i problemi principali di quella che è considerata ormai una minoranza etnica, e nemmeno internazionalmente riconosciuta.
Oggi il fiero popolo Mapuche è circoscritto in riserve (la c.d. politica della “riduzione” ha fatto sì che gli stati nazionali pagassero cittadini europei per andare a coltivare le terre fino ad allora erano state dei Mapuche, i quali sono considerati dal Potere “gente pigra, ignorante e dedita all'alcol” e non so perché, ma questo trittico mi ricorda qualcosa al di qua dell'oceano. Ma questa è un'altra storia...). È un po' quel che è stato fatto con gli Indiani d'America all'arrivo dell'usurpatore europeo o quel che avviene con i palestinesi, ai quali ogni giorno viene rubata la loro terra.
«Noi crediamo fortemente che sia la gente ad appartenere alla terra e non la terra ad appartenere al popolo»
dice Juana Pailallef, e credo non ci sia miglior modo per spiegare la loro concezione dell'ancestrale rapporto tra l'uomo e la terra.
Per colpa delle multinazionali, e dell'asservimento ad esse di uno governo che sembra riadoperare le stesse metodologie dell'era Pinochet, oggi la terra a disposizione delle famiglie Mapuche si aggira intorno ai 3 ettari cadauno da coltivare, appena sufficienti per nutrire e sostenere l'educazione dei figli e che, a furia di essere coltivata sta diventando quasi sterile. Il risultato di queste politiche di “modernizzazione” portate avanti dal capitalismo fascista crea così il forte problema della malunitrizione, che li spinge – come nelle migliori campagne di emigrazione verso l'“era moderna”- ad abbandonare le loro terre e stabilizzarsi – da popolo nomade – nei grandi agglomerati cittadini, dove svolgono lavori poco retribuiti quali manovalanza di varia natura e/o collaborazione domestica in quanto non dispongono di un alto livello di istruzione (il tasso di analfabetismo nel popolo Mapuche si aggira intorno al 50%).
“Recupero di terre ancestrali”. E' questo il crimine – in violazione della Ley de Seguridad Interior del Estado e la Ley Antiterrorista – di cui vengono accusati i tantissimi prigionieri politici nelle carceri cilene. Sono chiamati “terroristi” solo perché difendono la loro terra. Mentre le multinazionali che distruggono la terra, i carabinieri che reprimono sparando ad alzo zero senza distinzione tra donne, uomini e bambini spesso uccidendoli (come nel 2002 con la morte del 17enne Alex Lemún Saavedra o di Juan Collihuín, rimasto ucciso nel 2006) o che rapiscono non vengono minimamente sfiorati da accuse, arresti e processi. Ma si sa: il Potere è al di sopra di qualsiasi legge.
Molti leaders Mapuche sono costretti ad emigrare all'estero per evitare l'arresto e la morte (quasi) certa per le torture che subiscono in carcere; ai bambini viene dedicato l'infame trattamento dell'isolamento dalle loro famiglie dopo l'arresto o torture quali pallini antisommossa sparati alla schiena o alle gambe, creando così shock e problemi psicologici di varia natura con i quali faranno i conti per il resto della loro vita.
Con tutto questo, qualcuno si chiederà, ci saranno grandi interventi della comunità internazionale. Ed invece no. Né le grandi organizzazioni internazionali come l'O.N.U. - sempre più schierata a favore dei Padroni – tantomeno la c.d. “comunità internazionale” ha fatto qualcosa di serio per far terminare la chiara violazione dei diritti umani perpetrata nei confronti del popolo Mapuche. Nell'ambito della riunione dell'Esame Periodico Universale (EPU), un nuovo meccanismo delle Nazioni Unite che ogni quattro anni esamina la situazione di un determinato paese, il Cile è stato solamente richiamato al rispetto dei diritti umani, senza però che a parlare in quella conferenza ci fossero esponenti Mapuche. E questo dovrebbe far capire molto della politica di asservimento delle organizzazioni internazionali.


Proprio per questo, da oggi questo blog diventa – anche – la voce dei Mapuche. Non sarà molto, ma almeno è più di quel che si sta facendo a livello internazionale. Perché credo che il terrorismo non sia là dove si difende la propria terra, ma sia nelle stanze dei bottoni dalle comode poltrone, dove si decide la vita o la morte del mondo guardando quante banconote vengono messe sul tavolo.


“Gli occhi neri di Lautaro
gettano migliaia di lampi.
Come soli fanno germogliare i solchi
come soli guidano l’avanzata di un popolo combattente
che non vuole essere schiavo
come un puma in gabbia”
(Rayen Kvyeh)


Approfondimenti:
  1. Mapuche International Link:http://www.mapuche-nation.org/
  2. Mapuche: gente della Terra (informazioni in italiano): http://it.mapuches.org/
  3. I Mapuche contro la Benetton: la terra non si tocca! http://www.ecoblog.it/post/8526/i-mapuche-contro-benetton-per-lesproprio-dei-terreni-in-patagonia
  4. Riscatto culturale: la storia del popolo Mapuche: http://www.eidetica.eu/riscatto/mapuche.htm
  5. La lettera di Reporter Senza Frontiere alla Presidente Bachelet: http://www.rsf.org/spip.php?page=article&id_article=27352