Un altro mondo è possibile: 8Grandi vecchi e futuri nuovi...

8 anni fa, a Genova, finì con un ragazzo 23enne a terra, morto per aver esercitato il suo diritto ad urlare che il mondo così com'era gli faceva schifo. E finì con un altro ragazzo, di due anni più piccolo - se non ricordo male a quel tempo era militare di leva - che con una divisa addosso venne mandato in servizio nel capoluogo ligure. La connessione tra questi due ragazzi, che magari se non fosse stato per quell'episodio mai e poi mai avrebbero incrociato le strade la sapete tutti, visto che sto parlando di Carlo Giuliani e di Mario Placanica.
Non mi interessa qui riprendere le polemiche che ci sono state. Non mi interessava a dir la verità nemmeno tanto tempo fa. Anche perché non sono mai riuscito - al contrario di molti - ad addossare la colpa ad un ragazzo 21enne in preda al panico. Preferisco attribuire la colpa della morte di Carlo Giuliani ad un sistema che se fosse stato giusto non lo avrebbe portato in piazza per sommare il suo diritto al dissenso a quello di tanti altri che come lui condividono quegli ideali.
La cultura mainstream ci definisce "no-global". Espressione poetica e suggestiva, per citare un verso di una nota canzone di Giorgio Gaber. La coltura mainstream, quella dei cervelli ammaestrati ci definisce in tanti modi: delinquenti, bestie, criminali senza nemmeno sapere che il termine "no-global" già al tempo di Genova voleva dire tutto e niente. Perché il movimento dei movimenti è, pardon era - appunto - plurimo. Ogni no-global era anche qualcos'altro. Ma questo chi è al di fuori, chi si ferma a considerare solo le apparenze, sembra non capirlo, e forse non può nemmeno capirlo.
Oggi forse è anche più difficile, visto che non esistono più le figure che convogliavano attorno a sé quei mondi (penso, tanto per rimanere al nostro paese a figure come Agnoletto, Casarini o Caruso, che oggi o hanno abbandonato i movimenti per sedersi su più comodi scranni nazionali od internazionali o hanno abbandonato - come Casarini - la testa del movimento). Quindi oggi, almeno da come la vedo io, non si può nemmeno parlare più di tanto de "il movimento no-global", semplicemente perché quell'esperienza, quel modus vivendi non esiste più.
Siamo diventati probabilmente più liquidi, per usare un'espressione tanto cara a Zygmunt Bauman.

Dobbiamo trovare nuovi modi di fare, nuovi modi di lottare per quell'altro mondo che una volta era il principio e la fine di tutto. Dobbiamo trovare nuovi modi per rispondere ad un Potere che è sempre - inesorabilmente ed instancabilmente - lo stesso.
Sono passate crisi, sono cambiati i governi nazionali ma i potentati, le istituzioni che dettano le regole di disuguaglianza sono sempre lì. Sempre loro, sempre identici.
Già il fatto che il destino di 6.750.819.383 persone sia deciso ufficialmente da 8 persone (o - come titolava l'Espresso - 7 e mezzo...) dovrebbe far pensare a quanto una situazione simile porti disuguaglianza. E la disuguaglianza porta malcontento. Ed il malcontento porta rabbia, porta violenza. E quegli 8 che qualcuno chiama "grandi" non si sa per quale virtù acquisita sanno rispondere a questa rabbia, la degna rabbia come la definirono in Messico alcuni mesi or sono (e parlo di Sud America non per caso, ma ci tornerò in seguito...), solo con la repressione. Solo con altri Carlo ed altri Mario.
E la mia paura - che spero rimanga solo tale - è che venerdì sera, quando il teatrino dei "grandi" sarà finito ci toccherà rifare i conti con un altro Carlo. Spero sinceramente di no, ma da come si stanno mettendo le cose...

Ma veniamo ad una delle mie tante - troppe - solite, domande: a cosa serve quella parata di gente tutta incravattata ed ingiacchettata, di quei militari in assetto antisommossa con i loro capi in alta uniforme? Stamattina guardavo la diretta di Sky per l'arrivo di Obama, di Medvedev e degli altri. Ovviamente tutti arrivavano con l'aereo personale e mi chiedevo: un aereo di quel tipo quanto consuma? So che sembra una domanda da uno che di mestiere fa il benzinaio. Però pensateci: parliamo tanto di domeniche ecologiche, di auto inquinanti e poi permettiamo a questi signori di spostarsi con questi enormi elefanti per trasportare mogli, consiglieri, guardie del corpo (non dico nani, ballerine e giullari di corte perché quelli li trasportiamo quando i G8 non si fanno in Italia...)! Non c'è niente di più piccolo? Non c'è niente che magari permetta di salvaguardare la salute del pianeta - che alcuni di quei signori dicono di avere a cuore - permettendo al contempo di svolgere ugualmente gli incontri tra i potenti? Non so a voi, ma a me viene in mente una cosa con la quale si potrebbe avere il G8 e non inquinare praticamente niente. E' una cosa straordinaria, piccola. Talmente piccola che si potrebbe tranquillamente tenere in mano. E' uno strumento "rivoluzionario": una web-cam! Una volta avevano inventato le video-conferenze. Invece che far venire tutti qua (o comunque far incontrare tutti in un luogo specifico...) ognuno se ne sta di fronte al suo pc, webcam e magari Skype accesi e via, le jeux sont faits!! O forse sbaglio?

Ma veniamo e concludiamo - come vi annunciavo - al Sud America.
Io credo che se un nuovo mondo debba essere creato - e parto sempre da quel vecchio slogan: "another world is possible"- si debba partire da alcune esperienze che ci vengono proprio da lì, dal Messico con gli Zapatisti, dall'Argentina con l'esperienza delle autogestioni nelle fabbriche, e da tanto, tanto altro.
Chavez, Morales, Lula (anche se in quest'ultimo caso ho qualche remora...) hanno in mano il futuro del mondo. Il nuovo mondo. Perché non iniziare a dargli ascolto (magari creando una specie di Consiglio Permanente con i "grandi vecchi" ed i "futuri nuovi")?

p.s...potete scaricare cliccando qui la Carta di Montevecchio redatta nei giorni scorsi nel Gsott8, la risposta dal basso al G8