PCdL (Popolo Comunista delle Libertà)?

Ho sempre creduto che le parole avessero una certa importanza. Oggi invece scopro – in realtà l'ho scoperto un po' di tempo fa ad esser sinceri – che in Italia non è così.
Qui due sono i fatti: o qualcuno in questi 15 anni ha adottato dizionari della lingua italiana diversi da quelli in uso al popolo, oppure quelli che hanno la tesserina con scritto “Popolo delle Libertà” non hanno la minima idea del significato dell'ultimo termine.
Perché se ti chiami Popolo delle Libertà e fai un emendamento a quella zozzeria chiamata “pacchetto sicurezza” dove limiti la libertà della rete secondo me c'è qualcosa che non torna. O no?
Ma partiamo dai fatti. Anzi, visto che si parla di parole, partiamo dalle definizioni.
Prendo il mio caro vocabolario della lingua italiana (Zanichelli '07 per la precisione), trovo il termine “libertà” e leggo, tra le altre:

«Condizione di chi (o di ciò che) non subisce controlli, costrizioni, coercizioni, impedimenti e sim,;[...] »

Ordunque, qui mi si demolisce il significato delle parole!
Ma veniamo al secondo fatto: ho sempre pensato che in questo paese il comunismo in quanto tale fosse finito con la fine di quella cosa che una volta si chiamava Sinistra [oggi non so, anche qui, cambiano il senso alle parole e non si sa cosa sia la Sinistra oggi...]. Mai pensiero fu più erroneo, visto che mi ritrovo in un paese che ha dei punti in comune nientepoodimenoché con Birmani, Cuba e Cina. Non proprio dei paesi “fascisti”. O sbaglio?
Qualcuno si chiederà: come si integrano questi due fatti?
Questi due fatti si integrano molto bene se guardiamo al Parlamento italiano (che finché nessuno lo abolisce per decreto, teniamocelo stretto). Sponda PdL, esattamente sig.ra Carlucci Gabriella – ennesima “faticatrice del tubo catodico” purtroppo prestata alla politica (ah, che tempi quando c'erano Berlinguer e Almirante, che per lo meno erano politici “veri”...)- e sig. D'Alia Gianpiero, sponda UDC [evito ogni commento, altrimenti divento l'unico blogger a farsi arrestare prima dell'entrata in vigore della legge].
Le due “menti diaboliche” hanno ben pensato di prelevare da quei regimi comunisti citati in precedenza, una piccola questione: la censura di Internet. Ma entriamo nei tecnicismi...

« Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.»

Questo è il comma 1 della Proposta di modifica n. 50.0.100 al DDL n. 733, noto ai più come “ddl D'Alia”. Di per sé l'intento non sarebbe da condannare, in quanto dovrebbe fare in modo di non vedere più su Facebook quelle cazzate inneggianti ai mafiosi e combattere la pedofilia [che dite, facciamo finta di niente e stendiamo un velo pietoso?]. In realtà è il modo con cui – dopo l'intensa attività economica – ci avviciniamo alla Cina, perché la censura della rete è l'ultimo atollo di libertà rimanente all'informazione seria di questo paese. Sì perché la televisione è ormai serva del Re di Arcore – in particolare quando si parla di una condanna chiamandola “assoluzione” o quando si tenta una patetica difesa delle preferenze sessuali del premier dicendo che i giornali esteri sono in mano alla sinistra (sigh). A proposito di televisione – visto che ormai l'ho citata – per la serie “che fine ha fatto” in questi giorni è entrato nella vigilanza Rai Totò “Vasa vasa” Cuffaro che per chi non lo ricordasse è quello che festeggiò con i cannoli una condanna per favoreggiamento alla mafia...
Il testo ora dovrebbe ritornare – visto che questo è il terzo passaggio dell'iter legislativo – alla Camera, dove già in precedenza noi blogger abbiamo avuto alcuni difensori (tra tutti l'On. Cassinelli, anch'egli PDL ed anch'egli blogger...), e spero vivamente che venga nuovamente bloccato in quella sede in quanto – qualora diventasse legge – prevederebbe la carcerazione del blogger – esattamente come in Cina – da 1 a 5 anni per istigazione a delinquere od una carcerazione tra i 5 ed i 6 mesi per istigazione alla disobbedienza o all'odio tra classi sociali [avete presente quel velo pietoso di prima? Ecco, prendetelo e allungatelo anche su questa faccenda va...].
Se questa puttanata – scusate il francesismo – passasse, i blog, siti come Facebook e YouTube (con il quale Mediaset ha un contenzioso in corso...quando si dice i casi della vita eh?) verrebbero chiusi.
Non possiamo far finta di nulla, ne va non solo dell'attività di blogger e della libertà d'informazione (Art.21 della Costituzione Italiana), ma anche della Democrazia in questo paese, perché senza un'informazione libera il cittadino non può informarsi su ciò che accade davvero, e se non conosce ciò che non va non è in grado di protestare, non è in grado di applicare il suo diritto al dissenso. E poter dissentire è alla base di qualsiasi democrazia. Ma democrazia vera.