Il cinguettio verde di Teheran


Vince Moussavi. Anzi no, vince Ahmadinejad.
Questo è quel che deve aver sentito ogni cittadino iraniano nei giorni scorsi, quando dopo le elezioni - la cui affluenza, secondo le tendenze iraniane, è stata altissima (85%) qualcuno ha deciso di riconfermare lo "spazzino del popolo".
Che ci siano stati brogli ed imbrogli è ormai chiaro ed internazionalmente riconosciuto.

Il malumore creato dalla politica portata avanti durante il suo primo mandato è indice dell'impossibilità di una nuova vittoria di Ahmadinejad, e la tiepida reazione dei governi occidentali è assolutamente vergognosa. O meglio: è vergognoso come i governi "democratici" occidentali, sempre pronti e prodighi di esportazioni del "loro" mondo non stiano muovendo un dito in questa occasione. Tanto meno lo sta facendo "sant'Obama", che probabilmente ancora non ha capito se comportarsi da falco come il suo predecessore Bush o colomba. L'unica cosa che ha capito, evidentemente, è che fare la voce grossa con chi in poco tempo può costruire la bomba atomica - o già ce l'ha come gli israeliani, non per nulla "amici per la pelle" degli yankee - non è poi così conveniente.

Laddove manca la "voce del Potere", però, arriva la voce del contro-potere. O meglio, il cinguettio. Eh sì, perché laddove è stata tappata la bocca - o rotta la penna, fate un pò voi - ai giornalisti, i giovani iraniani si sono attrezzati con quell'opera di citizen journalism che noi in occidente ancora stentiamo realmente a capire.
Twitter (che Google Translate mi traduce - quando si dice i casi della vita - sia con "cinguettio" che con "agitazione") infatti si sta rivelando la vera "arma" in mano all'opposizione. Un'arma talmente potente da sfuggire anche alla censura della rete. Come? Beh, semplicissimo: Twitter permette di pubblicare piccoli post tramite sms! Geniale vero? E' l'unico modo che i giovani iraniani - i cespugli come hanno voluto ribattezzarsi prendendo nome dall'epiteto con il quale Ahmadinejad li aveva apostrofati alcuni giorni fa - hanno per far capire al mondo intero che loro un secondo mandato dello "spazzino del popolo" non lo vogliono. A patto che di là - o meglio di qua, in occidente - ci sia qualcuno disposto ad ascoltarli e, perché no, ad aiutarli. La rete oggi può arrivare laddove i media classici non possono, ed è per questo che noi blogger occidentali "impegnati" dovremmo diventare cassa di risonanza delle manifestazioni. Io tenterò - quando possibile - di pubblicare aggiornamenti e notizie, ma se volete veramente un'esperienza live andate sul blog di Andrew Sullivan, il quale pubblica i post da Twitter.

Ma chi e perché ha iniziato la protesta? Chi c'è dietro? Dietro Moussavi non saprei, molti commentatori filogovernativi parlano di Rasfanjani - l'ex presidente sconfitto 4 anni fa proprio da Ahmadinejad. Dietro Ahmadinejad c'è l'ayatollah Khamenei, vero leader del paese da oltre 20 anni. Qualcuno potrebbe anche pensare che la questione sia esclusivamente iraniano. Invece - come giustamente fa notare Lucio Caracciolo su Repubblica di oggi - il vincitore di queste elezioni sarà colui che siederà allo stesso tavolo con Obama per spostare le pedine sul tavolo medio-orientale. Ed Ahmadinejad - o per meglio dire, il suo burattinaio Khamenei - non poteva lasciare questa ghiotta possibilità al suo arcinemico Mossavi (o Rafsanjani).


Speciale: i video sfuggiti alla censura.

La protesta silenziosa del popolo iranianoBilal.