Diversa Normalità

Quando io ero piccolino il mercoledì c'era un appuntamento fisso a casa: Topolino. Su quel giornaletto - che è una vita che non leggo più, quindi non saprei se ci sono ancora - spesso c'erano quei giochi "trova le differenze". Li avete presenti vero? Bene. Perché è proprio quel che vi propongo oggi. Guardate queste due foto e ditemi quali sono le differenze:














Ok, tralasciamo che la seconda è tratta da una pubblicità (o almeno credo, visto quel che c'è scritto sotto).
Dovete sapere che io ogni tanto sono un pò duro di comprendonio, come si suol dire.
Sarà che io ho una mentalità un pò strana (qualcuno, probabilmente a ragione, la definisce "instabile"), ma a differenza del sentir comune la prima foto non vedo perché debba fare così scalpore. Capisco che possa non essere d'accordo con me qualche signor* over70, perché quando erano giovani loro "certe cose" erano impensabili. Però poi ci penso: qual'è la differenza - di nuovo - tra queste due foto:




Indipendentemente dai soggetti ripresi, è il contesto che mi interessa analizzare. Mi chiedo qual'è la differenza che intercorre tra chi ad esempio, Sabato 13 era a Roma al Gay Pride e quelle ragazze che quasi tutte le sere "allietano" il pubblico maschile di Mediaset?
Qualcuno sicuramente starà pensando o che io stia esagerando o che sono uno completamente fuori di testa, e forse forse non ha - nel secondo caso - neanche tutti i torti (a sentire le mie amiche in quel di Bologna...), ma prendendo le due cose - il velinismo e la manifestazione del gay pride - secondo voi alla radice non c'è la medesima volontà? Certo, fondamentale dopo questa domanda - onde evitare le invettive del mondo lgbtq - è il fatto che alla base esistono delle necessità differenti. Ma alla fine non sono ambedue modi di utilizzare il corpo - e gli atti che con esso si fanno - per veicolare un messaggio che potremmo codificare come: "Guardami, esisto anch'io"?
Per le veline è più semplice, perché in un mondo machista e maschilista - ed il nostro paese in questo è portabandiera - basta muovere un pò il culo, far vedere un pò di carne in più e l'eccitato macho italiano - tra un rutto post-cena e l'altro - è già caduto ai loro piedi, indipendentemente che queste ragazze sappiano usare o meno l'unico organo al quale dovrebbero veramente tenere: il cervello.
Moltissime 14-15enni, traviate dal modello televisivo del "canto ballo recito quindi esisto" della de Filippi - e che sento tutte le mattine in treno - hanno come massima aspirazione quella di diventare velina. Forse sostiuendolo al caro vecchio posto fisso a cui tanto aspiravano i nostri padri ed i nostri nonni.
Per chi invece si trova ad innamorarsi delle persone del suo stesso sesso (scrivo così per brevità) è diverso. Stramaledettamente diverso.
Perché se una coppia etero si bacia in strada sotto la pioggia al massimo si incazza la nonnina che sta portando il cane fuori a fare i bisognini, se lo fanno due uomini o due donne come minimo si fa la faccia disgustata, quando non si chiamano le forze dell'ordine o qualche "mazziere" perché "certe cose non sono normali". Questa poi - oltre ad essere una delle parole più stupide che abbia mai sentito - è una frase più brutta di "Luca era gay e adesso sta con lei", canzone (?) con cui Povia è arrivato secondo - se non sbaglio - a SanRemo. Vabbè che vincono e ci vanno cani e porci mentre prima era una cosa seria, ma a tutto credo ci sia un limite no?
Comunque, non divaghiamo. Dicevo dell' espressione "normalità sessuale": a parte che, da quel che so anche un popolo come quello greco - sul quale credo ci sia poco da eccepire in termini culturali - sosteneva che "omo-" fosse prefisso decisamente più normale di "etero-". Ma poi mi spiegate cosa cavolo vuol dire che essere gay, lesbica, transgender o comunque non etero (ho scoperto che c'è una miriade di sfaccettature in tal senso...) non è normale? In base a cosa? Chi lo decide che l'etero è normale e l'omo no? Ed ancor più importante: cosa vuol dire il termine normalità? Perché una cosa deve essere "normale"?

Io ho imparato, col tempo, che a questo termine - normalità - va spesso aggiunta un'altra piccola ma significante parola: bigotta. Eh sì, perché io spesso vedo che tutto ciò che il modello dominante - deciso da chi ancora non l'ho capito - definisce normale in realtà è qualcosa di bigotto, di intollerante.
Fateci caso: questo modello ci ha insegnato che un etero, magari vestito di tutto punto, è più "normale" di un queer o di uno tutto tatuato o pieno di piercing. indipendentemente dalla caratura umana e culturale degli esseri umani (e dunque delle vite, delle storie dietro a quelle mere maschere) in questione.

pecché ’o strano songh’io e nun è strano nu cadetto
o nu tipo in doppiopetto o ’o banchiere c’ ’a valigetta.
Chi cazzo te l’ha detto che ’o stabbilisce tu chi fosse stuorto e chi diritto?

cantava Zulù in "Lettera al Presidente" ormai parecchi anni fa. Ha forse torto? Io credo di no, e non voglio addurre pro domo mea il detto che l'abito non fa il monaco. Ma andiamo avanti.
Torniamo qualche riga più su. Torniamo a quando dicevo che il corpo - non è certo un mistero - è veicolo e contenitore. Niente di filosofico o "pesante", state tranquilli. E' solo una delle mie tante domande: avete presente quando a voi va di cambiare look? Quando vi va di prendere e cambiare molte delle cose che fino a quel momento pensavate, facevate? Come dimostrate questo cambiamento? Magari tagliandovi i capelli, cambiando modo di vestire etc etc... Anche questo è "tutto normale" no? Chi potrebbe mai considerarvi "stran*" per un diverso taglio di capelli o per una diversa camicia?
Tutti questi cambiamenti li facciamo perché non ci sentiamo più a nostro agio con il nostro corpo, con il nostro "contenitore". Ecco: non è la stessa cosa che fa chi si ritrova a nascere in un contenitore sbagliato, magari del sesso opposto a quello che sente "dentro"?