Quel che Marchionne non dice agli italiani

di Guido Ambrosino per Il Manifesto

In attesa di conoscere l'ultima versione dei piani Fiat per la Opel, è comunque chiaro che la fusione con la divisione europea di GM (Opel, Vauxhall, Saab) costerà posti di lavoro a nord e a sud delle Alpi. Tra gli stabilimentida chiudere c'è Termini Imerese, tra queli da ridimensionare Pomigliano: così diceva il piano Phoenix, consegnato a maggio agli interlocutori tedeschi, che punta a tagliare in Europa 10.000 posti di lavoro su un totale di 108.000. Un piano precedente del 3 aprile denominato Football «strettamente riservato»,era ancora più drastico. Qui i dipendenti di cui liberarsi erano 18.000, e per l'Italia chiusura anche di Pomigliano (4800 addetti) oltre che di Termini (1360).
Entrambi i piani sono stati pubblicati dalla stampa tedeesca, con grande irritazione della Fiat, i suoi dirigenti non avevano fatto i conti con il sistema tedesco della cogestione, con i sindacati inseriti negli organi di vigilanza: le carte passate alla Opel arrivano al Betriebsrat, di qui ai giornali. Di ridimensionamento Marchinne ha parlato in due interviste il 5 maggio. Alla rete televisiva Zdf aveva spiegato: «I dipendenti dovranno diminuire. Nessuno potrà fare diversamente».
Tagli al personale sono inoltre la condizione per avere un sostegno pubblico. La commissione europea lo può autorizzare in presenza di un piano che prometta di «ripristinare le condizioni di redditività». Con l'aria che tira - ad aprile le vendite Opel sono diminuite del 17% - i conti possono migliorare solo riducendo i costi del personale. GM rischia l'insolvenza a fine maggio. Opel ha subito bisogno di almeno 1,5 miliardi di euro.
Sergio Marchionne i l5 maggio aveva assicurato che «nessuno dei 4 stabilimenti Opel in Germania sarà chiuso». Avrebbe fatto meglio a dire «nessuno dei quattro siti di Russelheim, Bochum, Eisenach, Kaiserslautern sarà abbandonato». Infatti gli stabilimenti sono più di quattro. E almeno uno sarà chiuso, la Powertrain di Kaiserslautern che fa motori, anche se in quella città resterà una produzione di componenti. Era scritto nel Project Football, testo in inglese di 103 pagine, di cui la Faz ha dato conto il 6 maggio.
In una lista di stabilimenti da chiudere tra il 2011 ed il 2016, Football elencava Ellesmere Port e Luton in Gran Bretagna e Anversa in Belgio, 6100 occupati. Stessa sorte in Italia per Termini e Pomigliano, per un totale di 6200 occupati. Altri 5.700 posti sarebbero stati tagliati con chiusure parziali e totali di officine per la produzione di motori e parti meccaniche. Questa la sorte in Germania, oltre che per la Powertrain di Kaiserslautern (1000 posti), per le officine meccaniche di Russelheim e Bochum (2000 e 600 posti). Nonché per la Ispol in Polonia (joint venture tra GM ed Isutzu)e per la fabbrica GM ad Aspen, vicino Vienna.
Il successivo Project Phoenix, sulla stampa l'8 maggio, riduce la lista delle chiusure e la riequilibra tra i paesi europei. In Inghilterra si salva Ellesmere Port ma si chiude in Svezia Trollhattan. Per Pomigliano e la belga Anversa, invece della liquidazione, un «radicale ridimensionamento», così come per la spagnola Saragozza. Imutati i tagli sul fronte tedesco, per circa 3600 posti di lavoro tra Kaiserslautern, Russelheim e Bochum.
Sul fronte italiano, una stranezza. Pur avendo «salvato» Pomigliano, la Fiat ci tiene a far sapere che gli stabilimenti da chiudere restano due: con Termini compare San Giorgio Canavese, impianto di Pininfarina che produce con 200 operai piccole serie per l'Alfa. Il Lingotto gli toglierà le commesse. Anche se non è un suo stabilimento, la Fiat lo menziona strumentalmente per mandare un messaggio di severità anche a casa propria. Willi Dietz, esperto dell'Institut fur automobilwirtschaft, lo raccoglie: «La chiusura di stabilimenti in Italia smentisce la tesi che Fiat voglia risanarsi a spese di Opel». Anche per un motvo di immagine, l'ordine di grandezza dei tagli in Italia non potrà discostarsi troppo dai 3600 previsti in Germania.


Fin qui l'articolo. Ora due personalissimi "conti dell'oste" come si suol dire: 1. Aveva ragione il ministro tedesco (di cui non ricordo, e purtroppo non ho neanche appuntato, né nome né incarico): come fa la Fiat - che non certo non naviga nell'oro - a comprare Chrysler e Opel? Con quali soldi? E' veramente indispensabile questa acquisizione (che a me sembra anche costituire una certa posizione dominante nel mercato automobilistico occidentale...)? Con quei soldi non si poteva pagare gli stipendi agli operai? Ed a proposito di operai - e concludo - Marchionne quanto "ricarico" ha nel suo stipendio rispetto a quello di un operaio (Montezemolo è arrivato a qualcosa come 550 volte lo stipendio medio lordo di un operaio)?