Apartheid all'amatriciana

L'azienda municipalizzata istituisce due linee separate che collegheranno la città alla borgata. Le due linee non avranno la stessa fermata. No signori, non è l'Alabama degli anni '50 tantomeno il Sudafrica dell'Apartheid. Stiamo parlando di Foggia. Italia. Mondo "civile". O almeno credevo fino a ieri mattina. Fino a che non arrivo a pagina 22 di Repubblica e leggo della creazione di un bus per soli immigrati del Cara, il centro di accoglienza richiedenti asilo e che - appunto - sarà utilizzata esclusivamente dagli extracomunitari. A "leggerissima" (quasi impercettibile) discolpa ci sono da riscontrare ripetuti episodi di intolleranza degli abitanti della borgata. "L'integrazione non si fa così." dice il Presidente dell'Acsi, l'associazione delle comunità straniere in Italia Habib Ben Sghaier "Non posso credere che la prefettura abbia avallato una decisione simile. Questo è razzismo. Forse l'istituzione della nuova linea giunge perché a giugno ci sono le amministrative." "Non parliamo di razzismo, ma di opportunità di creare un servizio migliore. Nessuno impedisce agli immigrati del centro di accoglienza di percorrere due chilometri in più (e prendere il bus "normale", per così dire)". Queste le parole del sindaco di Foggia Orazio Ciliberti. E' vero, nessuno impedisce agli extracomunitari di prendere l'autobus "per il civil popolo italiota". Ma - forse - solo perché siamo non stiamo parlando dell'Alabama degli anni '50 ma di Foggia, Italia, "mondo civilizzato".