Bienvenidos en el Infierno...


Ciudad Juarez (Messico) - Questa, è una storia un po’ particolare...è una di quelle storie che piacciono al giornalista che è in me, perché questa storia racconta una realtà difficile, di quelle realtà che quando te le raccontano ti sembra di aver appena preso un pugno nello stomaco ma - soprattutto - è una di quelle storie scomode, ma che fortunatamente alle volte qualcuno decide di portare alla luce....Questa è la storia dell'Inferno sulla Terra.
Questo Inferno, dal 1993 ha un “nome ed un cognome”; si chiama Ciudad Juarez, 1.300.000 abitanti nello stato di Chihuahua, all' "infame" confine tra Messico e Stati Uniti e da almeno 15 anni ribattezzata "la città che uccide le donne".
Dal 1993 infatti, la popolazione femminile di Juarez vive in un vero e proprio inferno: 430 donne (di età compresa tra i 6 e i 25 anni) trovate massacrate nei campi intorno a Ciudad Juarez, altre 600 scomparse dal 1993. Le vittime, quasi tutte giovani, carine, magre e con i capelli lunghi, provenivano da famiglie povere ed erano originarie di altre città.
Molte delle ragazze ritrovate erano arrivate in città nella speranza di trovare un posto nelle maquiladoras che costituiscono la fonte principale di sostentamento per gli/le abitanti della città. Altre erano impiegate, domestiche, studentesse, commesse, segretarie, etc. che, come il 35% della popolazione economicamente attiva di Ciudad Juárez, si erano trasferite in quella città perché il salario delle maquiladoras, in media i 4$ US al giorno per dieci ore di lavoro, sembrava comunque meglio della povertà e dell’isolamento in cui vivevano nei loro villaggi.
Come ogni buon "non-Stato" che si rispetti, le famiglie di queste ragazze non possono rivolgersi alla polizia, che tende ad insabbiare questi omicidi seriali, se è vero che due anni fa, un deputato di Ciudad Juárez confidò al giornalista Sergio Gonzalez Rodriguez, autore del dossier "Ossa nel Deserto", (che ha portato questi terribili avvenimenti sotto gli occhi della comunità internazionale); «Non mi stupirebbe se il governo avesse dato ordine a un gruppo della polizia giudiziaria di occuparsi di occultare gli assassinii di queste donne»; molto spesso, come è stato accertato, la polizia estorce false confessioni con la tortura pur di proteggere i veri assassini, ma questa non è certo una novità in una nazione - ed in una città - dalla quale transita circa l'80% della droga colombiana....
Secondo alcune fonti federali, sei importanti imprenditori di El Paso, del Texas, di Ciudad Juárez e di Tijuana assolderebbero sicari incaricati di rapire le donne e di consegnarle nelle loro mani, per poterle violentare, mutilare e infine uccidere. Il profilo criminologico di questi omicidi si avvicinerebbe a quello che Robert K. Ressler ha definito «assassini per divertimento» (spree murders).
La Commissione speciale del Congresso federale sul femminicidio ha prodotto un ampio rapporto sugli omicidi di donne in 10 Stati. Il rapporto evidenzia la costante incapacità del governo di raccogliere informazioni attendibili su queste uccisioni e di porre in essere misure efficaci per fermarle e prevenirle. La Camera bassa del Congresso ha approvato una legge federale a tutela del diritto delle donne a vivere libere dalla violenza. Il Senato, tuttavia, alla fine del 2006 non l’aveva ancora esaminata. Nel febbraio 2006 è stato istituito un Ufficio speciale del Procuratore generale federale per i reati di violenza contro le donne, ma francamente non credo che l'uso legittimo delle leggi possa far almeno diminuire questo fenomeno.
Tra i sospetti torna spesso un nome, quello di Alejandro Máynez, che avrebbe fatto parte di una banda di criminali, ricettatori, trafficanti di droga e di gioielli, anch'egli esponente di una ricca famiglia proprietaria di night club. Non è mai stato disturbato.
Máynez, come altri sospetti, tra il 1992 e il 1998 godeva della protezione del governatore dello stato di Chihuahua, Francisco Barrio Terrazas, del Partito Acción Nacional (Pan). Durante il suo mandato, gli assassinii di donne si sono moltiplicati, aggiungendosi agli abituali crimini di questo stato, il più violento del Messico. Ma non appena le inchieste su questa mattanza hanno raggiunto l´attenzione della comunità internazionale, i cadaveri delle donne scomparse non sono stati più ritrovati. Maria Sáenz, del "Comitato di Chihuahua Pro Derechos Humanos" osserva che "Prima del 2001, i cadaveri delle vittime violentate e strangolate venivano sempre ritrovati, ma da quando le inchieste si sono moltiplicate, i corpi hanno cominciato a scomparire nel nulla. Le associazioni hanno calcolato che le donne scomparse sono circa 500, mentre i cadaveri ritrovati sono poco più di 300.
Far scomparire i corpi delle donne assassinate è diventata una specialità della mafia locale. Il sistema abituale si chiama «lechada», un liquido corrosivo composto di calce viva e di acidi, che scioglie rapidamente la carne e le ossa senza lasciare traccia.
Fortunatamente, da qualche anno a questa parte, Amnesty International sta cercando di porre fine a questo femminicidio, anche grazie al tentativo di far conoscere le storie di queste ragazze, che altrimenti morirebbero ben due volte; è per tal motivo, infatti, che ha posto il patrocinio sul film Bordertown , che consiglio a tutti coloro vogliano saperne un po’ di più su questa realtà sulla quale i comuni mezzi d'informazione non ci informano.